Gezi Park, secondo atto. Abbassati i riflettori, il governo islamista di Tayyp Erdogan ritorna alla carica…

Il governo, costretto dalle proteste a bloccare il progetto urbano sul parco, cambia strategia e penalizza l’ordine degli architetti e degli ingegneri. Sabato nuovi scontri ad Istanbul, con idranti e lacrimogeni sulla folla. Sale a 5 morti il bilancio delle vittime dall’inizio delle proteste

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Istanbul – Nel Villaggio Globale di McLuhan i fatti che si vedono sono veri, quelli che non si vedono non esistono. Deve essere questo il motivo per cui i manifestanti di Gezi Park continuano la loro protesta, ma non ne parla più nessuno. Dopo il blocco del progetto di costruzione del centro commerciale e della grande moschea al centro di Istanbul, proprio nell’aera dove insiste ora Gezi Park, il governo presieduto da Reçep Tayyp Erdogan cambia strategia e mette in piedi un piano surrettizio che, prima o poi, riprenderà di mira il polmone verde della città e il centro della movida dei giovani.

Nella notte tra sabato e domenica scorsi si sono registrati nuovi scontri tra dimostranti e polizia nei pressi di piazza Taksim. Un gruppo di 500 persone è stata attaccata dalle forze dell’ordine con lacrimogeni e idranti, interrompendo con la solita rudezza la manifestazione pacifica organizzata in risposta alle limitazioni imposte dal governo Erdogan all’ordine degli architetti e degli ingegneri. La novità è costituita dal fatto che i commercianti si sono scontrati con i manifestanti, esausti – a loro dire – da oltre 40 giorni di proteste. In questo modo sembra realizzarsi anche il secondo obiettivo del governo, quello di rompere il fronte della solidarietà tra varie parti della società civile.

Il 10 luglio scorso, il primo ministro Reçep Tayyp Erdogan, leader del Partito di Giustizia e Sviluppo (Akp), ha varato un provvedimento legislativo che sottrare agli ingegneri e agli architetti il diritto di approvazione dei progetti urbanistici pubblici. Secondo alcuni parlamentari dell’opposizione, questa esclusione sarebbe un esplicito atto di “vendetta” nei confronti delle centinaia di professionisti aderenti alle proteste sollevate dal 31 maggio.

«Il governo sta cercando di far pagare all’Ordine degli architetti e degli ingegneri le colpe di ciò che sta accadendo in Turchia», ha affermato Akif Hamzacebi, depuatato del partito Repubblicano.

L’Ordine degli ingegneri e degli architetti raggruppa oltre 400mila professionisti e ha aderito in modo unito alle proteste, contribuendo al movimento di protesta con precise critiche urbanistiche, fino a che il governo ha dovuto sospendere i lavori nell’area di Gezi Park.

L’ondata di manifestazioni investe la Turchia da oltre 40 giorni e ha avuto inizio con la protesta di alcuni ambientalisti contro la distruzione di Gezi Park, storico polmone verde del centro di Istanbul, per poi trasformarsi in un più esteso dissenso verso l’Akp e il suo leader.

Intanto è salito il numero delle vittime dall’inizio degli scontri, ore arrivato a ben cinque persone. Mercoledì scorso infatti è morto, dopo un mese di ricovero in ospedale, un giovane di 19 anni.

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