GMG, Papa Francesco: seguire la Croce, “uscire da noi stessi” per andare verso chi soffre

Con la Croce Gesù divenga il centro della vita dei cristiani, per il superamento delle divisioni, per la solidarietà, per chi lotta i mali del mondo con il bene

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Rio de Janeiro – Via Crucis alla Giornata Mondiale della Gioventù. Più di un milione di giovani a Copacabana, la spiaggia di Rio, uno dei simboli mondiali del divertimento senza pensieri. Ma questi giovani sono venuti a evocare la Croce che, dice il Papa, ci invita a lasciarci contagiare dal suo amore, «ci insegna a guardare sempre l’altro con misericordia e amore, soprattutto chi soffre, chi ha bisogno di aiuto».

Gesù è il centro della vita dei cristiani e la Croce può diventare il simbolo della riscossa del bene contro le storture del mondo, del bene come strumento per risolvere le controversie, del bene che trionfa sul male. Con la Croce, Gesù «si unisce al silenzio delle vittime della violenza, che non possono più gridare, soprattutto gli innocenti e gli indifesi; con essa, Gesù si unisce alle famiglie che sono in difficoltà, che piangono la perdita dei loro figli, o che soffrono nel vederli preda di paradisi artificiali come la droga; con essa, Gesù si unisce a tutte le persone che soffrono la fame in un mondo che ogni giorno getta via tonnellate di cibo; con essa, Gesù si unisce a chi è perseguitato per la religione, per le idee, o semplicemente per il colore della pelle; in essa, Gesù si unisce a tanti giovani che hanno perso la fiducia nelle istituzioni politiche perché vedono egoismo e corruzione o che hanno perso la fede nella Chiesa, e persino in Dio, per l’incoerenza di cristiani e di ministri del Vangelo».

Manca la pioggia a Copacabana, quella pioggia che ha costretto (provvidenzialmente?) a spostare sulla spiaggia più famosa di Rio de Janeiro il fulcro degli eventi, per cui era prevista la spianata “de la fé”, allagata. L’ambiente forse favorisce l’entusiasmo dei giovani tra i quali, anche ieri sera, il Papa è passato a lungo, salutando con il consueto calore, baciando bambini, scambiando ancora una volta la sua papalina con quella offertagli da un ragazzo, scendendo dalla jeep per ricevere una piccola statua della Vergine, poi benedicendone una di san Francesco, raccogliendo le magliette della GMG che gli vengono lanciate, come reliquie al contrario, testimonianze di vita e di amore. Un clima di gioia che non stride con la Via della croce, celebrata con grande partecipazione.

La celebrazione è stata animata da 280 persone, fra artisti e volontari. Suggestiva la rappresentazione di ciascuna stazione, segnata da una meditazione legata ai problemi, alle sofferenze e alle domande esistenziali dei giovani di oggi: l’essere missionari, la conversione.

Papa Francesco cita «un’antica tradizione della Chiesa di Roma» su Pietro, il suo predecessore nel vicariato di Cristo. «Pietro, uscendo dalla città per fuggire dalla persecuzione di Nerone, vide Gesù che camminava nella direzione opposta e stupito gli domandò: “Signore, dove vai?”. La risposta di Gesù fu: “Vado a Roma per essere crocifisso di nuovo”. In quel momento, Pietro capì che doveva seguire il Signore con coraggio, fino in fondo, ma capì soprattutto che non era mai solo nel cammino; con lui c’era sempre quel Gesù che lo aveva amato fino a morire sulla Croce» racconta Bergoglio, ma è un racconto pedagogico. Si segue Cristo perché si è seguiti da Cristo.

«Gesù con la sua Croce percorre le nostre strade per prendere su di sé le nostre paure, i nostri problemi, le nostre sofferenze, anche le più profonde». Che cosa lascia, che cosa ha lasciato la Croce in «coloro che l’hanno vista, che l’hanno toccata?» si chiede il Pontefice. «Lascia un bene che nessuno può darci: la certezza dell’amore incrollabile di Dio per noi. Un amore così grande che entra nel nostro peccato e lo perdona, entra nella nostra sofferenza e ci dona la forza per portarla, entra anche nella morte per vincerla e salvarci. Nella Croce di Cristo c’è tutto l’amore di Dio, la sua immensa misericordia» risponde.

La Croce è il faro illuminante, che «ci invita anche a lasciarci contagiare da questo amore, ci insegna allora a guardare sempre l’altro con misericordia e amore, soprattutto chi soffre, chi ha bisogno di aiuto, chi aspetta una parola, un gesto e ad uscire da noi stessi per andargli incontro e tendergli la mano».  «Cari giovani – ha concluso il Papa – alla Croce di Cristo portiamo le nostre gioie, le nostre sofferenze, i nostri insuccessi; troveremo un Cuore aperto che ci comprende, ci perdona, ci ama e ci chiede di portare questo stesso amore nella nostra vita, di amare ogni nostro fratello e sorella con questo stesso amore. Così sia!».

Le truppe del Papa possono suonare il “rompete le righe”, denso di commozione, di partecipazione, di amore. Fossero tutti così i giovani del mondo! Siano tutti così i giovani del mondo, perché il seme dell’amore possa far crescere la pianta della libertà.

(fonte AsiaNews)