Vettel rivince a Spa, Alonso secondo davanti a Hamilton. Räikkönen ritirato. La pioggia non s’è vista

Il pilota spagnolo in giornata magica, ma manca la monoposto. Massa rallentato da guai al volante all’inizio della gara. La Lotus in crisi di freni interrompe il record di Räikkönen. Il meteo non gioca alcun ruolo, se non quello di aver illuso tutti e scombussolato i piani. Mercedes in difesa, ma mantiene il secondo posto nel mondiale costruttori

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Nell’incipit dell’articolo di ieri abbiamo scritto: “Pazzo meteo a Spa-Francorchamps per le qualifiche del Gran Premio del Belgio”. Ecco, utile partire da qui, per capire meglio quel che è accaduto oggi sul circuito incastonato come una gemma preziosa sulle Ardenne della Vallonia, un tempo teatro di battaglie belliche, oggi cattedrale sportiva a cielo aperto. Una prospettiva di speranza per la Valle della Bekaa: chissà…

Sebastian Vettel ha sfruttato l’incertezza meteo, che ieri aveva promesso pioggia per la gara, per infilare il quinto successo stagionale, la trentunesima in carriera, e per rafforzare il comando della classifica iridata in vista dell’obiettivo storico: il quarto successo consecutivo, cose da mandare dallo psicologo tutti gli altri. Vettel necessita perfino dei richiami dei suoi ingegneri, per non esagerare, questo il dato centrale: ha la migliore monoposto, ma guida – almeno quando è davanti a tutti – come nessun altro. L’abbraccio di Alonso a Vettel, sotto il podio, è quasi il riconoscimento di un valore finora messo polemicamente in discussione.

20130824-f1-ev11-belgium-vettel-race-2_780x520La novità è però costituita dalla gara eccezionale di Fernando Alonso, che con una partenza fulminea ha guadagnato ben quattro posizioni in partenza e poi si è messo alla caccia di un podio, alla vigilia un obiettivo irrealistico. Nessuna arrendevolezza, aggressività produttiva, lucidità di gara: oggi per i detrattori – e anche per chi semplicemente non ha simpatia per il pilota di Oviedo – è una brutta giornata. Non si possono trovare aggettivi negativi per la guida, la condotta di gara, il risultato finale. «Se anche fossi partito primo» ha detto Alonso nel dopogara «sarei finito secondo: oggi Vettel andava 4 decimi più veloce. È questo il nostro divario».

A Montezemolo – se non fosse preoccupato per la salute del piccolo Lupo, il figlio di tre anni ustionatosi a Marina di Ragusa sulla barca di famiglia e ricoverato a Catania per le prime cure – consiglieremmo di telefonare a Domenicali e dirgliene quattro…cento, da dividere con i progettisti della monoposto: perché quella manca.

Terzo posto del podio per Lewis Hamilton, capace in qualifica del colpo di reni, ma oggi apparso appannato, come il compagno di squadra Rosberg, quarto sotto la bandiera a scacchi. È possibile che alla Mercedes avessero informazioni meteo con pioggia per la gara, ma a Spa tutto cambia davvero in modo inaspettato, forse a causa dei folletti e delle fate del bosco. Stessa recriminazione potrebbe avocarla Jenson Button, il Professore delle Situazioni Impossibili: ma oggi il sesto posto, con questa MP4/28, per il campione del mondo del 2009 è stato il massimo ottenibile.

Chi avrebbe potuto ottenere qualcosa di più forse è Mark Webber, che in teoria dovrebbe avere la stessa monoposto di Vettel il dominatore. Non siamo convinti sia davvero così, ma in mancanza di certezza, Webber delude e a nulla servono le spiegazioni, i distinguo, le precisazioni. Va più piano e basta. Forse ne ha le scatole piene e non vuole rischiare di rimetterci la pelle inutilmente, ma guida già da ex pilota di F1.

Analogo discorso – paro paro – si potrebbe fare per Felipe Massa, settimo al traguardo dopo una partenza al rallentatore. In gara non ha guidato male, con tratti di aggressività produttiva, e forse ha pagato troppo il problema al computer di bordo in partenza, che lo ha reso “cieco” nella prima parte di gara, fino al primo pit stop, quando il problema si è risolto da solo. Forse la Ferrari vera è quella del brasiliano, Alonso ci mette semplicemente di più.

Per chiudere la top ten a punti, Grosjean ha limitato i danni, con i quattro punti dell’ottavo posto, troppo poco per chi ambiva alla vittoria del GP del Belgio. Lotus in difficoltà, con un assetto da pioggia e una settima marcia troppo corta per ottenere il massimo beneficio dal DRS alla fine del lungo rettilineo del Kemmel. Forse anche i problemi ai freni rilevati sull’altra monoposto di Räikkönen sono stati causati dalla configurazione della monoposto in versione rain.

Sutil ha rimediato due punti con la Force India, dopo il patatrac alla chicane innescata da Maldonado, nel tentativo di superare Gutierrez. Infine Ricciardo, un punto con la Toro Rosso, in attesa si ufficializzi il passaggio al Main Team dei bibitari, al grido di “Viva l’Antitrust”…

Kimi Räikkönen è il pilota che parte dal Belgio con la più grossa delusione. Il ritiro per i problemi ai freni interrompe il record di affidabilità in gara, ben 38 gare portate in fondo. Ma soprattutto fa precipitare dal secondo al quarto posto in classifica il pilota finlandese, ora alle spalle di Hamilton con cinque punti di ritardo. Vedremo nelle prossime settimane se questo avrà influenza sulle dinamiche del mercato piloti. Per adesso si può dire che tutte le ufficializzazioni sembrano spostate a fine settembre, ma forse solo per motivi tattici.

Fernando Alonso, invece, riparte da Spa con la consapevolezza che “non mollare la tensione” sia l’unica modalità da imprimere alla Scuderia Ferrari. Fino al GP del Brasile ci sono in palio 200 punti da conquistare, il pilota della Ferrari non è tagliato fuori dalla lotta per il titolo e l’approccio sarà fondamentale, perché con questa Red Bull si può solo lavorare, lavorare, lavorare per migliorare. E alla Ferrari non stanno lesinando sforzi.

Gara condita con due Drive Through, per Perez e Gutierrez; uno Stop & Go di 10 secondi, inflitto a Maldonado per l’incidente che ha messo fuori gara Paul di Resta alla chicane. Forse la penalità al venezuelano è stata sproporzionata, rispetto alle reali colpe nel frangente di gara: la manovra di Perez su Grosjean a Les Combes è stato sicuramente più pericolosa. Resta il fatto che alcuni piloti – Maldonado può assumere di diritto la presidenza di questo sottogruppo in seno alla GPDA – corrono come se fossero soli in pista, come delinquentelli guidatori senza patente nell’affollata circolazione di Caracas. E senza dubbio questa attitudine pericolosa è favorita da specchietti retrovisori microscopici, che quelli in dotazione alle borse delle nostre amate signore sembrano specchi da grand hotel, in confronto. Un adeguamento delle dimensioni dei retrovisori non farebbe male alla sicurezza in pista.

Ultima annotazione per Greenpeace. Prima della gara, un “commando” aereotrasportato – a bordo di parapendii motorizzati – ha “attaccato” la tribuna centrale, per rilasciare un manifesto a favore della protezione dell’artico. Una manovra deliberata contro il title sponsor della gara – la Shell – che mostra il nervo scoperto delle manifestazioni sportive internazionali: la sicurezza dello spazio aereo. Una circostanza da annotare e un’esperienza da mettere a frutto. Sui GP di F1 andrebbe imposta una zona di non volo per motivi di sicurezza. Purtroppo è l’era dell’imbecille terrorismo, se ne prenda atto. Se fossero stati ben altri personaggi degli attivisti di Greenpeace, oggi purtroppo avremmo scritto d’altro.

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F1, GP del Belgio – Classifica finale

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Formula 1, Belgian Grand Prix 2013 – Analisi Pirelli a cura di Mario Isola

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