Attacco in Siria imminente (anche se la Casa Bianca smentisce)
Nonostante la smentita della Casa Bianca, il dado sembra ormai tratto. USA e Gran Bretagna potrebbero attaccare le postazioni militari di Assad entro dieci giorni o addirittura entro 48 ore.
Stati Uniti e Gran Bretagna si starebbero preparando ad attaccare il regime siriano di Assad. Lo sostiene la stampa britannica, secondo la quale i due Paesi starebbero stilando la lista degli obiettivi militari da colpire con i missili.
Per quanto concerne il momento in cui dovrebbe cominciare una guerra dalle conseguenze imprevedibili, secondo il Telegraph l’attacco potrebbe partire entro dieci giorni, mentre stando al Daily Mail, il primo missile potrebbe essere sganciato addirittura entro 48 ore. La Casa Bianca, comunque, ha smentito: “Il presidente Barack Obama non ha preso alcuna decisione di passare all’azione sul piano militare”.
La sensazione è, però, che il dato sia ormai tratto.
Tutto questo mentre Damasco ha accettato l’ingresso in Siria degli ispettori ONU per verificare se siano state utilizzate o meno le armi chimiche contro la popolazione. Su questo, però, l’amministrazione di Obama non ha alcun dubbio, come affermato dal segretario di Stato americano, John Kerry, a Ban Ki-moon e ai suoi “colleghi” inglesi, francesi, canadesi e russi.
In pratica, Stati Uniti e Gran Bretagna (con il sostegno di Turchia e Israele) stanno pensando d’intervenire senza attendere il “beneplacito” delle Nazioni Unite, come già accaduto in Iraq nel 2003.
Contraria all’intervento militare la Russia, alleata storica del governo siriano (insieme a Cina e Iran), secondo la quale ci potrebbero essere conseguenze “estremamente gravi”, nel caso in cui la coppia anglo-americana dovesse attuare le proprie intenzioni bellicose. Sulla stessa scia anche Teheran.
Restia all’operazione militare la Germania. La cancelliera Angela Merkel qualche giorno fa ha sostenuto di non credere “che sia possibile risolvere il conflitto dall’esterno, crediamo che debba essere trovata una soluzione politica”.
La Francia, invece, preferisce essere “attendista” e il presidente François Hollande ha reso noto che ogni decisione sulla Siria sarà presa entro la fine di questa settimana. Così come l’Italia. Per il ministro degli Esteri, Emma Bonino, infatti, “la precondizione per pensare qualunque tipo di reazione è avere un’informazione certa sull’uso delle armi chimiche”.
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