Appalti in Sicilia, nel 2013 ulteriore crollo del 44%
Felito (Ance Sicilia): “Solo con l’impegno della classe politica e dirigente, ad ogni livello, si riuscirà ad invertire la tendenza”
Prosegue inesorabile la serie negativa degli appalti in Sicilia, che in sei anni ha fatto registrare, nel periodo gennaio-agosto, un crollo del 79,10% del numero di gare e del 77,88% degli importi a base d’asta.
Se nel 2008, anno in cui si cominciò a gridare alla crisi, nei primi otto mesi furono bandite 573 gare (-29,90% rispetto alle 818 del 2007) per un importo di 480,5 milioni di euro (-46% su 890 milioni dell’anno precedente), nello stesso periodo di quest’anno sono state proposte al mercato appena 171 opere (-22,97% sulle 222 del 2012) per un importo totale di 196 milioni di euro (-44,16% rispetto ai 351 milioni dello stesso periodo del 2012). Dal 2007 al 2013, nei due quadrimestri presi in esame, la flessione media annuale è stata costantemente di circa il 30%.
Nei primi otto mesi di quest’anno le province più penalizzate negli importi posti in gara sono state Siracusa (8,07 milioni di euro contro gli 82 dello stesso periodo del 2012, pari a -90,18%) e Ragusa (2,1 milioni a fronte dei 16,8 milioni del 2012, -87,03%). Dei 196 milioni di euro messi a gara quest’anno, 34,6 sono concentrati solo su 4 opere con importo superiore alla soglia di interesse comunitario (5 milioni): il raddoppio della linea di trattamento biologico del depuratore della raffineria di Gela (5,5 milioni), il centro commerciale Roccella a Palermo (7,6 milioni), la condotta fognaria tra Acicastello e Catania (15,8 milioni) e i lavori lungo la Sp 28 “Panoramica” di Enna (5,5 milioni).
“Se sul versante regionale abbiamo avuto incontri incoraggianti col Governo, che si è impegnato a sbloccare entro fine anno opere pubbliche per 2,5 miliardi di euro sul totale di appalti fermi che abbiamo segnalato per 5,5 miliardi – commenta Salvo Ferlito, presidente di Ance Sicilia – auspichiamo che le tensioni politiche nazionali non rallentino o inficino quanto fin qui di positivo prodotto. È necessario l’impegno di tutti i livelli della classe politica e dirigente del Paese; non da ultimo quello comunale, che deve essere capace di attrarre investimenti e finanziamenti di ogni tipo: ad esempio, i 100 milioni disponibili a livello nazionale sul programma ‘6.000 campanili’ o i 16 milioni del Piano regionale di messa in sicurezza delle scuole”.