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A Palermo “Pupi ri Zuccaro” in mostra al Museo Internazionale delle Marionette

Un viaggio visivo nella tradizione siciliana del cibo legata alla commemorazione dei defunti del 2 novembre, vissuta come una festa che mette in contatto i viventi di diverse dimensioni

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Un’antica tradizione siciliana è al centro della mostra Pupi di Zucchero / Pupi ri Zuccaro, inaugurata lo scorso 18 ottobre presso il Museo Internazionale delle Marionette di Palermo e curata dall’etnologa francese Christine Armengaud e da Pier Paolo Raffa, architetto e fotografo, con il sostegno della Fondazione Ignazio Buttitta e del Museo Internazionale delle Marionette Antonio Pasqualino.

20131019-pupidizucchero-352x535Il lavoro di ricerca, da cui è scaturita la mostra, è stato intrapreso da Christine Armenguad alla fine degli anni ’90 ed è continuato fino al 2010 favorendo la creazione di numerosi allestimenti tematici in diversi Paesi del mondo. L’esposizione nasce dalla volontà di divulgare e sostenere una tradizione siciliana molto antica – e in via di estinzione – fortemente legata alla festa dei morti e alla rappresentazione della figura umana in chiave etnografica. Pertanto la mostra è stata articolata in una carrellata di immagini di pupi di zucchero e dei loro processi di lavorazione – grazie ad un reportage realizzato nel 2002 da Pier Paolo Raffa – insieme a rare tipologie di pupi di zucchero e dei loro stampi provenienti da una collezione privata.

All’origine della riproduzione della figura umana attraverso dolci e pane vi è il rito del 2 novembre durante il quale, probabilmente già nel IV-V secolo, vi era l’abitudine di realizzare dei banchetti all’interno dei cimiteri dal momento che la celebrazione dei defunti – il cui culto è strettamente legato alla tradizione siciliana – era sancita dall’uso del cibo, considerato un trait d’union tra il mondo dei vivi e quello dei morti. Questi ultimi, durante il loro giorno rievocativo, si manifestavano e materializzavano proprio attraverso il cibo – frutta martorana, biscotti a forma di ossa, pupi di zucchero, ramette di miele – mediante cui entravano in comunione con i loro cari.

Non risulta difficile rintracciare, in questa consuetudine, il rito del pane e del vino all’interno della celebrazione della messa; mangiare l’ostia – e quindi il corpo di Cristo – e bere il vino – il suo sangue – non è altro che il segno e il simbolo di un contatto – la comunione appunto – tra l’uomo e il divino. A riguardo non è un caso che a Palermo, dove sembra che sia nata la tradizione di regalare le statuette di zucchero per la Festa dei morti, il termine dialettale con cui vengono identificati i pupi di zucchero sia “puppacena” in cui il suffisso –cena indica simbolicamente il fine di questi dolci che non è altro che quello di essere un tramite sacro e spirituale.

In virtù dell’ampiezza e del fascino dell’argomento, la mostra organizzata presso il Museo Internazionale delle Marionette risulta un’anticipazione – potremmo dire un “antipasto” – di una futura presentazione molto più ampia relativa al tema generale della figurazione umana in chiave etnografica. Per questo l’inaugurazione dell’esposizione è stata seguita da un seminario “Pani e dolci antropomorfi nelle tradizioni alimentari europee”, dove sono intervenuti Christine Armengaud e Antonino Cusumano, con il coordinamento di Gabriella D’Agostino, per presentare un lavoro sulla tradizione siciliana realizzato tra il 2002 ed il 2005 per un museo belga, e in quella sede proposto in modo permanente insieme ad una collezione di pupi del Messico, Egitto, India.

Manifestazioni del genere evidenziano non solo l’importanza di salvaguardare abitudini e tradizioni sempre più in disuso ma anche le similitudini tra culture differenti che andrebbero valorizzate secondo una logica “glocale” da intendere come tutela del patrimonio dei territori visti anche all’interno di una rete e di una prospettiva più ampia.

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Un pensiero su “A Palermo “Pupi ri Zuccaro” in mostra al Museo Internazionale delle Marionette

  • Silvana Cassarà

    Molto interessante.

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