La storia di Mario Martinez, il capitano “dimenticato” dalla CRI

Una vicenda ingarbugliata quella che ha come protagonista il capitano della CRI Mario Martinez, dipendente della stessa dal 1983 e posto in congedo dal 1991, e la cui situazione, dopo tanti ricorsi e sentenze vinte, ancora oggi resta sospesa

20131021-crocerossaitaliana-350x300PALERMO – Iscritto ai ruoli degli ufficiali della Croce Rossa Italiana dall’11 novembre 1983, richiamato in servizio fino al 1991 e poi posto in congedo senza un apparente motivo, ad eccezione di una breve parentesi tra il giugno e il luglio 2003: è la vicenda del capitano Mario Martinez, dipendente della CRI, ente di diritto pubblico che svolge la sua attività sul territorio italiano grazie a oltre 150.000 dipendenti volontari e soci attivi e 5000 dipendenti e che, per obbligo, deve richiamare periodicamente in servizio tutto il personale militare, per riassegnarlo in modo ciclico ai comitati provinciali della stessa.

Eppure, nonostante i servizi prestati sino al 1991 e gli incarichi di responsabilità ricevuti, il capitano Mario Martinez non è più rientrato al lavoro. “Dimenticato” dall’amministrazione della CRI, Martinez comincia così nel 2004 a presentare delle istanze per chiedere di essere riammesso in servizio. Parallelamente, anche i direttori dei Comitati di Parma e Bari, in ottemperanza a quanto richiesto dal Comitato centrale di indicare i nominativi dei soggetti da richiamare, avevano indicato Martinez come scelta preferenziale. Ma tutte le istanze inoltrate alla Cri in quell’occasione furono evase. E’ nel 2006, così, che inizia un lungo contenzioso volto ad accertare la legittimità del congedo al quale Martinez era stato sottoposto, e che si protrae fino ad oggi.

A spiegare la vicenda giudiziaria che ha come protagonista il capitano Martinez e a cercare di trovarvi soluzione, interviene anche un’interrogazione parlamentare presentata il 24 febbraio 2011 al Ministero della Difesa, da parte dei deputati Idv Donadi, Palagiano e Di Stanislao. “Alla formale richiesta di spiegazione circa l’esclusione del richiamo in servizio del Martinez – si legge nell’interrogazione – la Croce rossa, nel 2007, rispondeva, in quanto ‘costretta’ da una sentenza del TAR del Lazio, che il richiamo non era stato operato in quanto i Comitati provinciali non avevano a suo tempo eseguito correttamente le procedure”. Il Tar del Lazio, in quell’occasione, chiarisce che i comitati provinciali CRI avevano eseguito le procedure, e si rilevava da parte della medesima CRI, abuso di potere e violazione dell’articolo 97 della Costituzione.

Ma non finisce qui. Secondo quanto stabilito da un’ordinanza commissariale del 2009, la Cri continua a richiamare sempre lo stesso personale. Con propria sentenza, però, il 30 settembre 2009 il Tar accoglie il ricorso di Martinez chiedendo alla Cri il suo reinserimento in servizio. L’anno successivo, in data 28 dicembre 2010, il capitano vince nuovamente un ricorso presentato al Tar, che stabilisce il richiamo il suo richiamo in servizio e il pagamento delle spese legali alla Cri. Nel 2011 la Cri impugna la sentenza che, però, viene rigettata. E nello stesso anno un’ulteriore sentenza del Consiglio di Stato del 2012 obbliga la Cri ad ottemperare a quanto previsto delle sentenze del 2010 e del 2012. Una porta girevole, dunque, che sembrerebbe portare sempre al punto di partenza.

Una vicenda ingarbugliata e che ancora oggi non trova soluzione. A spiegare i contorni intorno ai quali si muove attualmente l’Odissea che ha come protagonista Martinez, è l’avvocato Sabina Raimondi. “Si tratta di una vicenda molto particolare – spiega – e che ancora oggi aspetta una risoluzione definitiva. Dopo l’ennesimo giudizio di esecuzione, il 6 febbraio 2012 Mario Martinez viene rimesso in servizio. Il 23 febbraio, però, è già fuori”. L’avvocato precisa, poi, di aver già vinto la fase cautelare in domanda del congedo del capitano ma che si attende la sentenza definitiva. “Martinez, a detta della CRI, era stato congedato dopo meno di venti giorni per un provvedimento disciplinare, ma noi abbiamo impugnato anche questo. La situazione adesso è in sospeso. Attendiamo la sentenza che andrà in decisione il 6 novembre”. “Di certo – conclude la Raimondi – un principio acclarato è che tutti i dipendenti devono essere richiamati”.

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