Strage di Lampedusa del 3 ottobre: arrestato un somalo, scafista e stupratore. Legami con il terrorismo islamista?

Mouhamud Elmi Muhidin, appartenente a un gruppo di miliziani armati, è stato fermato nel centro di accoglienza dove fingeva di essere uno dei superstiti del naufragio costato la viota a 366 persone. Indagini partite da un tentativo di linciaggio il 25 ottobre scorso. arrestato anche un palestinese di 37 anni, Attour Abdalmemen, pestato da un gruppo di siriani depredati

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Un somalo di 24 anni, Mouhamud Elmi Muhidin, è stato arrestato questa mattina dagli agenti della Polizia di Stato di Palermo e Agrigento e dal Servizio Centrale Operativo di Roma in seguito a un provvedimento restrittivo emesso dalla Direzione Distrettuale Antimafia per l’ipotesi di sequestro di persona a scopo di estorsione, associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento della immigrazione clandestina, tratta di persone e violenza sessuale multipla.

20131108-Mouhamud Elmi Muhidin-215x170didÈ accusato anche di essere stato tra gli organizzatori della traversata in mare dalla Libia verso l’Italia del barcone con a bordo oltre 500 profughi, in prevalenza eritrei, culminata lo scorso 3 ottobre nel naufragio dell’imbarcazione e nella morte per annegamento di 366 migranti.

Scafista, stupratore e membro di milizie somale armate, non si sa ancora se legate al movimento Shabaab, affiliato ad Al Qaeda. Circostanza molto probabile, tenuto conto che il traffico di persone è una delle fonti di autofinanziamento del movimento terroristico neo-califfale che si rifà al progetto qaedista. Su questo le indagini sono coperte dal massimo riserbo, come comprensibile.

L’identificazione del presunto complice della strage del 3 ottobre scorsa è partita da un tentativo di linciaggio all’interno del Cie di contrada Imbriacola, avvenuto il 25 ottobre scorso. Gli investigatori – magistrati, agenti dello SCO e delle Squadre Mobili di Palermo e Agrigento, probabilmente anche con l’ausilio di funzionari dell’intelligence in Italia e all’estero – hanno cercato di comprendere i motivi che avevano portato al pestaggio di Mouhamud Elmi Muhidin.

Così si è scoperto, grazie alla ricostruzione resa possibile dalla testimonianza di diversi profughi (che si guadagneranno la riconoscenza dello Stato, con la concessione del permesso di soggiorno), che il somalo era stato «individuato da un gruppo di eritrei sopravvissuti al naufragio del 3 ottobre quale il capo di un gruppo di soggetti armati, probabilmente miliziani somali, che si era reso responsabile del loro sequestro nello scorso mese di luglio, mentre si trovavano in viaggio nel deserto dall’Eritrea alla Libia, in una zona tra il Sudan e la Libia stessa». Una notizia che, se confermata, corroborerebbe la tesi di un collegamento con gruppi terroristici.

Insieme al somalo è stato fermato, ma per altre vicende, il palestinese Attour Abdalmemen, 37 anni. La Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo gli contesta il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina in relazioni a uno sbarco di immigrati avvenuto il 15 ottobre, sempre a Lampedusa. Come per il somalo, anche lo scafista palestinese è stato identificato dopo essere stato aggredito a da altri immigrati il 3 novembre all’interno del Cie di Lampedusa. In questo caso, scrivono i magistrati nel decreto di fermo «Gli immigrati in particolare sei cittadini siriani lo avevano riconosciuto quale trafficante di esseri umani e avevano pagato a lui il viaggio per l’Italia».

Secondo il risultato delle indagini, i migranti subirebbero rapimenti, depredazioni, stupri di gruppo. Sequestrati nel deserto della Libia, i migranti sarebbero imbarcati sui “barconi della speranza” solo dopo il pagamento di riscatti sostanziosi. Una volta sulla costa, sarebbero costretti a pagare altri 1000/1500 dollari. Tutto avverrebbe utilizzando il sistema dei circuiti di money transfer.

I migranti – dopo essere stati intercettati nel deserto e sotto la minaccia delle armi – sarebbero stati portati in un luogo di detenzione a Sebha, nel Sud della Libia, a bordo di pick up. «Ciascuno di loro – hanno ricostruito i magistrati – doveva contattare i familiari all’estero e far versare su dei conti correnti, attraverso i circuiti di money transfer, una cifra tra i 3.300 e i 3.500 euro». A pagamento avvenuto i profughi venivano trasferiti sulla costa libica dove veniva preteso un’ulteriore pagamento di 1.000/1.500 dollari per il ‘biglietto’ della traversata.

Dopo il pagamento del “saldo” erano imbarcati sugli scafi in partenza verso le coste siciliane. I magistrati hanno raccolto il racconto di una ventina di ragazze che sono state violentate e stuprate. «In alcune occasioni sono state offerte in dono a gruppi di paramilitari armati» hanno confermato gli inquirenti sulla base delle testimonianze raccolte dagli investigatori. Decisiva sarebbe stata la testimonianza di una giovane donna sopravvissuta il 3 ottobre e di un altro gruppo di siriani arrivati due settimane dopo a Lampedusa.

Credit: AdnKronos/Agi

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