Caso Cancellieri, la Procura di Roma apre un’inchiesta. Civati: mozione di sfiducia. Renzi: si dimetta

“Seguirà” gli accertamenti svolti dagli inquirenti di Torino. Pippo Civati presenterà domani una mozione di sfiducia: ma perché non votare quella del M5S? Misteri partitocratici… Renzi: ha sbagliato, ma è un’ottima ministra, però ora si dimetta

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Roma – La Procura di Roma indagherà sul caso che coinvolge il ministro della Giustizia Cancellieri. Gli accertamenti saranno avviati senza indagati o ipotesi di reato, così come l’incartamento è stato trasmesso dagli inquirenti di Torino.

L’inchiesta della Procura di Roma sul caso “seguirà” gli accertamenti sinora svolti dagli inquirenti di Torino; il dato viene sottolineato a piazzale Clodio. Inoltre, si ribadisce che l’incartamento porterà alla rubricazione del fascicolo, in una prima fase, così come è stato fatto nel capoluogo piemontese. Quindi nessun indagato e nessuna ipotesi di reato. Allo stato non viene escluso che della questione possa venir interessato il tribunale dei ministri. In ogni caso, si ritiene prematuro qualsivoglia valutazione. “Bisogna prima leggere e verificare”, si aggiunge.

È stato il procuratore aggiunto di Torino, Sandro Ausiello, a portare l’incartamento riguardante il ministro della Giustizia a Roma. Il procuratore della Repubblica di Roma, Giuseppe Pignatone, mercoledì mattina, 20 novembre, esaminerà il fascicolo aperto dalla procura di Torino senza indicazione di reati o di indagati, per studiarne il contenuto e vedere a chi debba essere assegnato per i prossimi accertamenti.

Intanto, sarà il presidente del Consiglio dei ministri, Enrico Letta, a prendere la parola questa sera, martedì 19 novembre, sera sul caso Cancellieri, davanti ai deputati del Pd. Un intervento mirato a chiudere – o quanto meno a “congelare” – la vicenda. Anche se in queste ore Matteo Renzi invita Letta a non «metterci la faccia»: «se poi ritenesse di metterci la faccia, non vogliamo creare elementi di conflitto con il premier, ma fossi in lui non lo farei», ha detto il sindaco di Firenze.

Non ci sono fatti nuovi, non ci sono elementi ulteriori dal punto di vista giudiziario, niente che giustifiche un cambiamento di posizione del Pd sul “caso Cancellieri” rispetto alla fiducia confermata il 5 novembre scorso: questo il senso dell’intervento del premier al gruppo Pd di questa sera. «E sarebbe auspicabile evitare un voto dell’assemblea sulle parole del presidente del Consiglio», ha detto un dirigente del PD all’Adnkronos, chiedendo l’anonimato. Il fronte renziano preme però per un momento di chiarezza nel gruppo. Lo stesso Renzi nella sua enews di oggi, martedì, chiedendo che si voti in modo palese: «Spero che nel gruppo si voti, in modo palese, con ciascun parlamentare che esprime la sua opinione spiegandola ai colleghi e agli elettori». Se il voto palese vale per Berlusconi al Senato, perché non debba valere per la ministro della Giustizia?

Renzi ha chiarito che qualunque sarà la decisione del gruppo, si adeguerà. «Ma dobbiamo votare guardandoci in faccia – ha detto Ernesto Carbone, chiarendo di essere stato – «il primo a chiedere le dimissioni di Cancellieri». La decisione comune però poi deve essere rispettata da tutti. «Non è ammissibile che poi qualcuno, nel voto in Aula, non si adegui alla disciplina di gruppo. Altrimenti non siamo un gruppo parlamentare, ma solo gente che siede vicina nei banchi di Montecitorio…».

Il riferimento è a Pippo Civati, che all’assemblea illustrerà la mozione di sfiducia nei confronti del ministro Cancellieri sottoscritta da 15 parlamentari. In tutto questo, nel Pd si continua a sperare fino all’ultimo in un atto del Guardasigilli, in un passo indietro che tolga il Pd e Letta dall’impasse che si è creata.

Il sindaco di Firenze nell’insistere sulle dimissioni del ministro, precisa che questo non sarebbe un danno per il governo. Anzi, il contrario. «Se cambia il ministro della Giustizia il governo Letta è più forte, non più debole. Perché con questo ministro, qualsiasi intervento sulle carceri, qualsiasi posizione sulla riforma della Giustizia sconterà un giudizio diffidente di larga parte degli italiani». Quindi invita Letta a non partecipare all’assemblea del gruppo Pd. «Per me sarebbe meglio che Letta lasciasse al Parlamento il compito discutere», dice Renzi via Twitter. Se il presidente del Consiglio, continua Renzi, «dice ‘poniamo una questione di fiducia sul governo’, fossi in lui non lo farei».

«Valuteremo se c’è coerenza nei comportamenti – ha scritto Civati sul suo blog – Leggiamo già che molti si sono defilati, che un partito di maggioranza non può votare una mozione di sfiducia presentata dalle minoranze e che addirittura non può presentare un proprio documento. Tutte cose serie, s’intende: solo che non si capisce quale sia la posizione del Pd».

Ma perché, allora, per Civati e il suo gruppo non si prende in considerazione di votare la mozione di sfiducia del M5S? I soliti giochini partitocratici? Il supporto di Forza Italia e del Nuovo Centrodestra sembrano dimostrare di sì.

Credit: TMNews, Adnkronos

Ultimo aggiornamento 19 Novembre 2013, ore 20.23