Rogo di Prato, non c’erano vie di fuga per i sette cinesi morti

Il laboratorio dormitorio, trasformato in una trappola mortale. Drammatico incendio all’alba: le fiamme hanno avvolto un capannone tessile, dove ha sede una ditta gestita da cittadini cinesi, alla periferia della città toscana. Due feriti gravissimi

Rogo di Prato (Foto AGI)Nel tragico incendio accaduto all’alba di ieri a Prato, le fiamme hanno avvolto intorno alle 7 il capannone di una ditta tessile gestita da cittadini cinesi, in via Toscana, nella zona del Macrolotto, nella periferia industriale della città toscana. Nella serata di ieri il bilancio è salito a sette vittime e tre feriti, anche se fino alla conclusioni delle operazioni di soccorso non si può escludere la presenza di altre persone sotto le macerie.

Due dei feriti sono gravissimi e sono ricoverati in rianimazione. Intossicata ma non in gravi condizioni anche una ragazza. Tutti i feriti sono di origine cinese. Sul posto sono intervenute le ambulanze del 118 e i vigili del fuoco, ancora al lavoro per verificare che all’interno del capannone non ci siano altre persone. Il capannone è stato invaso da un denso fumo nero, crollata una parte del capannone. Sul posto ha compiuto il rituale sopralluogo il magistrato di turno.

Con il passare delle ore, è emersa la drammaticità delle condizioni in cui lavoravano le persone rimaste uccise del rogo. Non c’era alcuna possibile via di fuga nel laboratorio trasformatosi in trappola mortale. La cause dell’incendio sono ancora in via di accertamento, ma sembra che a innescare le fiamme potrebbe essere stata una stufa elettrica, mentre non sarebbero state trovate bombole di gas.

Da questa tragedia emergono con durezza le condizioni in cui vive un numero imprecisato di cinesi, in quello che una volta era il fiore all’occhiello di Prato, il distretto del tessile, e che lascia sempre di più spazio al low cost del pronto moda. Come in questi ultimi anni verificato in ripetute operazioni dalla Guardia di Finanza, i lavoratori deceduti nel rogo vivevano tutto la loro giornata all’interno della fabbrica, dormendo in autentici loculi sopraelevati, lungo una parete del capannone.

Il bilancio, ancora provvisorio, è di sette morti: altre due persone sono ricoverate in gravi condizioni. L’incendio, divampato domenica mattina, si è trasformato in una trappola mortale sia per l’alta infiammabilità di materiali come il cellophane, ammassati ovunque, sia per l’assenza di vie di fuga. Sembra che qualcuno sia riuscito a scappare, forse perché era già in piedi per il proprio turno di lavoro, negli attimi iniziali del rogo.

Ad intervenire, mentre passava di lì in auto, è stato Leonardo Tuci dell’Associazione Nazionale Carabinieri in congedo. «Stavo passando con la mia auto – ha raccontato, citato dall’agenzia TMNews – ho visto la colonna di fumo, e che c’erano alcuni cinesi che piangevano e urlavano». Tuci ha datto subito l’allarme, mentre altri connazionali delle vittime si limitavano a tentare di agire da soli, con gli estintori.

Credit: Adnkronos, AGI, TMNews

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