La Sicilia finanzia l’editoria con una legge che favorirà solo la captatio benevolentiae

La legge a sostegno alle imprese dell’informazione locale diventa legge, finanziata con fondi europei fino al 2020. Ma i lati discutibili sono troppi, anzitutto l’impossibilità di avere nelle redazioni collaboratori non ancora iscritti all’Ordine dei Giornalisti: come matureranno costoro i requisiti, in virtù di un battesimo impartito da uno dei deputati dell’ARS o per virtù dello Spirito Santo?

La stampa dovrebbe essere retta da un principio fondamentale: essere libera di criticare il potere. Perché ogni giornalista ha il diritto/dovere di raccontare i fatti così come accadono, puntando alla verità oggettiva (malgrado la parzialità del punto di vista, attesa la natura “umana” dei giornalisti).

È chiaro che, purtroppo, ciò che dovrebbe essere sacrosanto – tra l’altro prescritto da precise norme deontologiche professionali – in realtà è spesso calpestato dagli orientamenti di editori e partiti, perché vige il cattivo pensiero che bisogna colpire gli avversari e lodare gli amici di chi paga lo stipendio ai giornalisti.

La soluzione sarebbe semplice: visto che la stampa deve essere libera, non bisognerebbe accettare di essere finanziati da chi ha interessi politici e di governo (a qualsiasi livello). Così verrebbe meno il concetto dell’asservimento forzoso. L’editoria è però un settore in profonda crisi, soprattutto quello che afferisce al cartaceo e alla televisione locale, perché internet, ogni giorno che passa, diventa sempre più forte e, paradossalmente, è ancora concepito come una sorta di “figlio di un Dio minore“, tra l’altro potenzialmente più libero rispetto agli altri media.

Ecco, dunque, che bisogna foraggiare chi ha bisogno per uscire dalla crisi.

La Regione Siciliana, per realizzare questo intento nobile affinché si permetta la sopravvivenza di chi ha il compito d’informare la cittadinanza, ha varato la legge – con 35 voti favorevoli e 24 contrari – per il sostegno alle imprese che operano nel settore dell’editoria e dell’emittenza radiotelevisiva dell’isola. In termini economici, si tratta dello stanziamento di 15 milioni di Euro per sette anni, dal 2014 al 2020 (attinti a fondi europei).

I paletti per accedere ai contributi sono vari. Innanzitutto, saranno finanziati solo le testate giornalistiche (televisive, cartacee, radiofoniche, online, agenzie di stampa) che operano in Sicilia, che si occupano prevalentemente di fatti siciliani e che producono nell’isola almeno il 60% del fatturato. Inoltre, tali testate giornalistiche non devono fare capo a partiti, movimenti politici, confessioni religiose, sindacati, associazioni professionali e di categoria. E, poi, gli editori devono essere dei buoni pagatori: il personale va retribuito regolarmente; idem per gli oneri previdenziali e assistenziali. Infine, le redazioni devono essere composte da giornalisti iscritti all’Albo e inquadrati secondo le regole previste dal contratto nazionale collettivo.

Detto così, niente male. La Regione impone la libertà di stampa non condizionata da interessi politici, sindacali, religiosi, ecc. – e la correttezza nei pagamenti, nelle tasse, e nei confronti della dignità della professione del giornalista.

Però c’è un però. È la Regione che dà i contributi, quindi un’ente che ha un forte connotato politico. E a chi?

Conoscendo il settore, senza peli sulla lingua, se tutti i criteri saranno essere presi alla lettera, assisteremmo a un’ecatombe di testate in Sicilia, perché in pochi possono permettersi il rispetto di tutti i criteri individuati. Il pensiero va alle testate che usano più aspiranti giornalisti che giornalisti, che pagano 3/4 euro a pezzo, che hanno legami più o meno espliciti con forze politiche governative o meno.

Insomma, c’è la sensazione che, stringendo stringendo, i contributi andranno solo ai pochi che possono permetterseli, ovvero i soliti noti. E, per di più, saranno condizionati dalla necessità d’informare sull’attività della Regione Siciliana. E ne sapranno parlare male, quando sarà necessario, sapendo che la loro sopravvivenza dipende dai quei milioni di euro?

Ecco perché riteniamo che la legge siciliana sull’editoria sia molto fumo e poco arrosto, nel senso che pretende di essere una fonte di sopravvivenza per tanti ma, in realtà, sarà un rubinetto di soldi per pochissimi.

E, infine, tenta una missione difficilissima: allungare la vita a chi l’evoluzione naturale della comunicazione vorrebbe estinti entro poco tempo.

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Walter Giannò

Blogger dal 2003, giornalista pubblicista, ha scritto su diverse piattaforme: Tiscali, Il Cannocchiale, Splinder, Blogger, Tumblr, WordPress, e chi più ne ha più ne metta. Ha coordinato (e avviato) urban blog e quotidiani online. Ha scritto due libri: un romanzo ed una raccolta di poesie. Ha condotto due trasmissioni televisive sul calcio ed ha curato la comunicazione sul web di un movimento politico di Palermo durante le elezioni amministrative del maggio 2012. Si occupa di politica regionale ed internet.