La “Top Ten delle Parolacce 2013” vede in testa le attiviste ucraine Femen. Letta al secondo posto

Nell’annuale classifica dello psicolinguista Vito Tartamella entrano anche Maradona, le manifestazioni contro Margaret Thatcher, Franco Battiato, Peer Steinbrück, il quotidiano “Libero“, Paolo Berlusconi, i giornalisti A.J. Clemente e Laura Tangherlini. All’ultimo posto il Governo italiano, con un tweet che è una perla istituzionale…

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Le parole “Fuck dictator” in smalto nero, in inglese e in russo, disegnate sul seno nudo e sulla schiena. Le attiviste di Femen con la scritta “Fottuto dittatore” indirizzata a Vladimir Putin alla Fiera di Hannover dell’8 aprile scorso, a conquistare il primo posto della “Top Ten” delle parolacce più eclatanti del 2013, la classifica stilata come ogni anno dallo psicolinguista Vito Tartamella, anticipata dall’Adnkronos.

A conquistare il secondo posto è invece capo del Governo italiano, Enrico Letta, per la sua affermazione “In Europa dicono che ho le palle di acciaio“, rilasciata all’Irish Time nel novembre scorso. Per questa sua dichiarazione Letta ha sollevato non poco scalpore, ma più in patria che all’estero (anche per una traduzione che non tiene conto di una tipica frase idiomatica inglese)…

Terzo posto del trash più famoso del 2013 è l’ex calciatore Diego Armando Maradona, che sale sul podio per il suo “gesto dell’ombrello” indirizzato a Equitalia e al fisco italiano, lo scorso 20 ottobre durante la trasmissione su RaiTre ‘Che tempo che fa‘. Maradona si conquista così il ‘bronzo‘ del turpiloquio mondiale più famoso dell’anno che Vito Tartamella, autore di “Parolacce” (ed. Bur) – primo saggio di psicolinguistica sul turpiloquio e dell’unico blog scientifico sulle parolacce – pubblica oggi su blog.focus.it/parolacce.

Figuracce, provocazioni, sfoghi inconsulti. La classifica del turpiloquio 2013, giunta alla sua quinta edizione, è ricca di episodi notevoli anche quest’anno, con conseguenze spesso eclatanti. “In Italia le parolacce sono arrivate per lo più dalla politica, diventata un teatro di insulti senza freni. Segno che – ha spiegato Vito Tartamella all’agenzia di stampa Adnkronos – al posto delle idee, si sono scontrate le persone, con risultati ovviamente sterili“.

Nella classifica delle parolacce del 2013, Tartamella ha però voluto tenere rigorosamente fuori la sequela di offese al ministro all’Integrazione Cecile Kyenge. Di origine congolese, il ministro Kyenge è stata infatti attaccata nel corso del 2013 prima dall’europarlamentare leghista Mario Borghezio che l’ha appellata con termini come “casalinga“, “una scelta del cazzo“, “governo bonga bonga” e, per questo, espulso dal suo gruppo, l’Efd. Il ministro Kyenge è stata poi paragonata a un orango dal vicepresidente del Senato, il leghista Roberto Calderoli, seguito da vari emulatori.

In altre nazioni – afferma Tartamella – queste sortite avrebbero sollevato un’ondata di indignazione, ma in Italia no, perché non abbiamo ancora fatto i conti con un razzismo strisciante e abbastanza diffuso“. Per lo psicolinguista questo “è uno degli effetti della crisi economica“. “Com’è accaduto in altre epoche – spiega – è molto più semplice accusare gli stranieri di esserne i colpevoli, piuttosto che trovare una soluzione per uscire dalla crisi“. “In questo atteggiamento, peraltro – ricorda – non siamo gli unici: in Francia, il ministro della Giustizia di colore, Christiane Taubiria, è stata paragonata a una scimmia dall’estrema destra“.

Ecco perché ho scelto di non inserire questi episodi nella ‘Top Ten’. Non si possono archiviare come gaffe o polemiche politiche, perché rischiano di acuire la discriminazione etnica nel nostro Paese” osserva Tartamella. “L’augurio – aggiunge – è che nel 2014 la politica riuscirà ad affrontare in modo costruttivo il difficile problema dell’immigrazione“.

Molte le affermazioni al limite dell’imbarazzo istituzionale rientrate nella ‘Top Ten 2013 delle Parolacce. Gli insulti da gradino più alto del podio lanciati dalle attiviste di Femen a Putin, infatti, hanno davvero colto di sorpresa lo ‘zar’ Vladimir, mai contestato in modo così direttamente plateale, come dimostra l’espressione del presidente russo nella foto che ha fatto il giro del mondo.

Imbarazzo istituzionale, ma su piani completamente diversi, anche per Enrico Letta. La sua battuta “Dicono che ho le palle di acciaio” ha fatto scalpore in Italia perché, è la motivazione di Tartamella, “difficilmente si sente un premier parlare di sé in questi termini, per di più sessisti“. E le repliche dei suoi avversari non sono state da meno: Grillo l’ha definito “un ballista d’acciaio“. Daniele Capezzone (Pdl), presidente della commissione Finanze della Camera, ha detto che “le palle stanno girando a tanti italiani“.

Di fronte a queste reazioni, e ai dubbi su un suo cambiamento di passo e di stile, Letta si è difeso dicendo che si trattava di “una traduzione errata di una frase idiomatica“. Ma l’autore dell’articolo ha fatto ascoltare la registrazione dell’intervista alla trasmissione “Un giorno da pecora”. Nell’audio il premier afferma chiaramente che secondo gli altri politici europei lui “c’ha le palle“, il giornalista irlandese, per rafforzare l’espressione, le ha rese… d’acciaio.

L’8 aprile scorso, giorno del decesso della Lady di Ferro, a Brixton, quartiere di Londra, la gente è scesa nelle strade con birra, musica e cartelli con la scritta “La puttana è morta“, “La strega è morta“: manifestazioni che hanno guadagnato il quarto posto nella speciale classifica redatta dallo psicolinguista, che invece al quinto posto delle parolacce colloca Franco Battiato per la sua battuta “ci sono troie in giro in Parlamento che farebbero di tutto, dovrebbero aprire un casino“, pronunciata a Bruxelles il 26 marzo scorso. Per questa frase Battiato si è visto revocare il mandato di assessore alla Cultura della Regione Sicilia dal presidente della Sicilia Rosario Crocetta.

Sesto posto per il candidato cancelliere del Spd, Peer Steinbrück. Dopo le elezioni politiche, che avevano consacrato il primato di Beppe Grillo e Silvio Berlusconi, Steinbrück, all’epoca possibile successore della Merkel, aveva espresso il suo giudizio: “Sono inorridito che in Italia abbiano vinto due clown“. La frase, nella sua interezza, era ancora più graffiante: Grillo “lo è di professione e non si offende se è definito tale“, mentre Berlusconi “è definitivamente un clown con un alto livello di testosterone“.

Il quotidiano ‘Libero‘ si piazza al settimo posto per il titolo di prima pagina “Giustizia a puttane” del 25 giugno, dopo la sentenza di condanna a 7 anni a Silvio Berlusconi per prostituzione minorile e concussione; mentre all’ottavo posto si issa Paolo Berlusconi con l’affermazione “e adesso andiamo a vedere il negretto della famiglia, la testa matta…” detta dall’imprenditore il 3 febbraio in riferimento a Mario Balotelli alla vigilia del suo esordio nel Milan, in occasione del match con l’Udinese. La notizia ha fatto il giro del mondo, finendo su Sun, Daily Mail, Times, Independent.

Al nono posto pari merito “Fottuta merda!!! (Fucking shit!!!) di A.J. Clemente, giornalista televisivo americano subito licenziato da Kfyr-tv emittente del North Dakota; e “Me so’ rotta er cazzo” di Laura Tangherlini, giornalista televisiva di Rainews.

Ultimo al 10° posto il Governo italiano per il tweet “Parlamento, ecco i trombati eccellenti” partito dall’account ufficiale di Palazzo Chigi dopo le politiche di febbraio e poi cancellato in fretta e furia.

Insomma, c’è di che andare fieri di questa Italia (e non solo) sboccata, maleducata, sbruffona, in cui impera lo slang e la lingua italiana soffre. Eppure, abbiamo il sospetto che l’uso del turpiloquio nel dibattito pubblico si sia diffuso come tecnica sopraffina di comunicazione: non sapendo di cosa parlare, la parolaccia svia l’attenzione dall’incapacità di affrontare e risolvere i problemi. Si potrebbe rispondere “mavaff”, ma non vogliamo autocandidarci alla Top Ten di Vito Tartamella per il 2014.

Credit: Adnkronos