India: troppi ritardi, Corte suprema commuta 15 condanne a morte

Le lentezze del sistema giudiziario indiano smuovono anche la Corte Surpema

Supreme Court of India
Supreme Court of India

New Delhi – La Corte suprema indiana ha commutato 15 condanne a morte in ergastoli a causa dei ritardi nelle esecuzioni. “Il ritardo giustifica una commutazione della pena capitale nel carcere a vita, al pari dell’infermità mentale e della detenzione in isolamento“, si legge nella sentenza pronunciata dalla corte di tre magistrati presieduta da Palanisamy Sathasivam.

I 15 detenuti del braccio della morte avevano chiesto la commutazione della pena per il troppo tempo trascorso dalla presentazione della domanda di grazia al presidente. Tra i beneficiari della sentenza c’è Devinder Pal Singh Bhullar, un militante islamico originario del Punjab, condannato per un’autobomba a New Delhi nel 1993 che fece nove morti. In India le esecuzioni capitali, previste per casi “più che rarissimi“, erano state congelate per otto anni fino al novembre 2012, quando fu giustiziato l’unico superstite del commando terroristico autore della strage di Mumbai del 2008.

Nel febbraio 2013 era stato messo a morte Mohammed Afzal Guru, un militante separatista del Kashmir autore di un attentato mortale contro il Parlamento indiano nel 2001.

La sentenza può creare un precedente per i 400 detenuti nel braccio della morte in India. Si è ipotizzata un’incriminazione che preveda la pena capitale anche per i due maro’ italiani fermati nel 2012 in India per l’uccisione di due pescatori del Kerala, anche se il governo di New Delhi ha escluso che possano essere condannati a morte, ma sulla questione sembra esserci uno scontro all’interno del governo, tra l’ala realista e pragmatica – capeggiata dagli ambienti del ministero degli Esteri – e l’ala radical-nazionalista – attorno al ministero dell’Interno – incline a chiedere l’applicazione della Sua Act, la legge antipirateria che prevederebbe anche la pena di morte.

Credit: AGI