Professionisti e aziende: obbligatorio accettare bancomat (non credit card) per spese sopra 30 Euro

Il Decreto interministeriale, in Gazzetta Ufficiale, operativo in 60 giorni anche per professionisti. Zanonato esulta, ma non tiene conto dei costi di impianto e le commissioni bancarie. Negli Stati Uniti gli esercenti impongono una commissione sul prezzo: una via da seguire anche in Italia

Roma – Diventa obbligatoria l’accettazione dei bancomat per i pagamenti di importo superiore ai 30 Euro, sia per le transazioni con le imprese a seguito di acquisto di beni e servizi che per i professionisti. Sulla Gazzetta ufficiale infatti è stato stato pubblicato il decreto del ministero dello Sviluppo economico, di concerto con il ministero dell’Economia, riguardante le modalità di accettazione obbligatoria delle carte di debito come modalità di pagamento per l’acquisto di beni, servizi e prestazioni professionali.

Si parla di “bancomat”, che sono carte di debito perché l’addebito sul conto corrente bancario cui sono collegate avviene contestualmente alla spesa o, al massimo, con un differimento di poche ore.

Il decreto dunque non obbliga ad accettare le carte di credito. “Con questo provvedimento – ha commentato il ministro Flavio Zanonato – si dà ulteriore attuazione ai programmi dell’Agenda Digitale, favorendo i consumatori nei loro acquisti attraverso una più ampia diffusione della moneta elettronica e garantendo maggiore tracciabilità per le transazioni con imprese e professionisti“.

Zanonato peraltro sembra inadatto al dicastero che presiede, visto che di sviluppo economico capisce quanto chi scrive queste note capisce di filologia romanza. Su Twitter si può studiare il compendio del pensiero economico del ministro di Padova. All’osservazione di una giovane liberale – Charlotte Matteini – circa l’opportunità di abolire tutti i sussidi alle imprese e, contestualmente, all’abolizione dell’Irap, Zanonato risponde: “una volta tolta l’IRAP sai dire chi pagherà la sanità pubblica?“. Desolante? Di più…


Il ministro veneto dell’Inviluppo Economico non tiene in alcun conto i costi di impianto degli apparati post e quelli di commissione pretesi dalle banche, amiche e sostenitrici di questo ceto politico inadatto e inadeguato a gestire una fase drammatica della vita del Paese.

Tuttavia, è utile chiarire alcuni aspetti.

Anzitutto, obbligo di accettazione delle carte di debito (bancomat o carte ricaricabili a scalare) non significa – come accennato – obbligo di accettazione delle carte di credito, che l’esercente o il professionista potrà rifiutarsi di accettare.

In secondo luogo, nel testo del decreto (scaricabile qui) si intravede una contromisura utilizzabile dall’esercente o dal professionista per disincentivare la richiesta di utilizzo del bancomat: l’applicazione di una commissione pari a quella pagata dall’esercente o dal professionista alla propria banca. Una prassi comune all’estero, soprattutto negli Stati Uniti, dove l’uso del contante – checché ne dicano i soloni al governo – è incentivato attraverso la concessione di uno sconto sul prezzo di acquisto.

Per esempio, l’acquisto di un bene del costo di 30 Euro può comportare per l’esercente o il professionista il pagamento di una commissione del 3,5 per cento, che equivale a 1,05 Euro, ossia a una riduzione reale dell’incasso. Applicando una commissione del 3,6 per cento (1,09 Euro) si ripristina il valore iniziale del prezzo, trasferendo sul consumatore/cliente l’onere imposto in modo incosciente da un Governo lontano dalle esigenze delle imprese e dei lavoratori, con il deliberato fine di creare dissenso.

Nel decreto infatti si tace su un eventuale divieto ad applicare commissioni da parte dei professionisti e degli esercenti che dovranno dotarsi di POS. Ed è altrettanto chiaro che in tempi di crisi economica, anche l’erosione di un Euro a operazione può provocare fastidio.

Il nostro consiglio è, addirittura di apporre degli avvisi con cui si informano i clienti del fatto che alle transazioni pagate con bancomat potrebbero essere applicate commissioni aggiuntive, a causa dei costi bancari sopportati per il circuito bancomat.

Il provvedimento interministeriale avviene in applicazione dell’articolo 15 del decreto legge 179 del 2012 (il cosiddetto ‘Decreto Crescita 2.0’), che si è posto l’obiettivo di favorire i consumatori nei pagamenti, ridurre l’uso del contante per accrescere tracciabilità e sicurezza delle transazioni, ma che in realtà ha solo l’obiettivo di rendere evidente la tracciabilità: al Governo della sicurezza dei cittadini non importa quasi un fico secco.

Nel decreto è prevista una certa gradualità di applicazione. Fino al 30 giugno di quest’anno l’obbligo scatterà solo per le attività commerciali o professionali di maggiore dimensione, ossia quelle aventi un fatturato superiore a 200 mila euro (il riferimento è al 2013). Tuttavia è previsto che entro i 90 giorni successivi all’entrata in vigore del decreto, le modalità di adeguamento per i soggetti con fatturato inferiore a 200 mila Euro inizialmente esclusi potranno essere definite attraverso un ulteriore decreto, che potrà fissare nuove soglie minime di importo e nuovi limiti minimi di fatturato. Si potrà anche prevedere l’estensione dell’obbligatorietà di pagamento agli strumenti di pagamento basati su tecnologie mobili.

In definitiva, una norma che ha un riflesso sulle modalità gestionali di imprese e professionisti lascia un margine di incertezza e di adeguamento progressivo, aumentando l’incertezza economica che serpeggia nel Paese.

Del resto, cosa pretendere da gente che non ha mai lavorato – nel vero senso della parola – un solo giorno in vita propria?

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Credit: TMNews