Intelligence pakistana sapeva dove si nascondesse Osama bin Laden

Carlotta Gall, giornalista del New Times, nel suo ultimo lavoro “The Wrong Enemy: America in Afghanistan, 2001-2014” risponde alla domanda su come si potesse essere nascosto per sei anni senza il sostegno di un governo

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New York – L’Inter-Services Intelligence – la famigerata ISI – era a conoscenza del nascondiglio di Osama bin Laden ad Abbottabad. È il nocciolo dell’estratto di un libro in uscita, anticipato dal “New York Times Magazine“, che vuole fare chiarezza sulla vita del leader di al Qaeda, a quasi tre anni dal blitz dei Navy Seals che ne decretarono l’uscita di scena.

Il libro intende rispondere alla domanda che si sono posti molti analisti internazionali: come ha fatto l’uomo più ricercato al mondo a nascondersi in Pakistan per sei anni, a pochi metri da un’accademia militare, senza godere di alcuna protezione ad alti livelli? La risposta è che sarebbe stato impossibile, senza la protezione dell’intelligence pakistana.

Secondo Carlotta Gall, autrice di “The Wrong Enemy: America in Afghanistan, 2001-2014“, l’Isi pachistana aveva creato un’unità speciale dedicata esclusivamente alla protezione di Bin Laden, che operava in maniera indipendente dal resto dell’organizzazione.

La giornalista del NYT, che è stata corrispondente del quotidiana newyorchese dal Nord Africa e dal 2011 al 2013 ha coperto Afghanistan e Pakistan, riferisce che un funzionario pachistano la avvertì del fatto che l’Amministrazione Obama aveva “prove evidenti” del fatto che il capo dell’Isi – generale Ahmed Shuja Pasha – fosse personalmente a conoscenza del rifugio di Osama bin Laden.

Al contrario, dalla Casa Bianca arrivò a più riprese la dichiarazione pubblica che non ci fossero le prove di un sostegno del Pakistan al fondatore di Al Qaeda. Una circostanza che non mancherà di sollevare polemiche e forse non solo di ordine politico, perché dichiarare il falso è giudicato dall’opinione pubblica americana in modo molto severo.

(Credit: TMNews)

Un pensiero su “Intelligence pakistana sapeva dove si nascondesse Osama bin Laden

  • 07/04/2014 in 20:39:25
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    Peccato, sono arrivato tardi per il commento.
    Su Osama bin Laden credo sappiamo poco di vero e troppo di falso. La sua storia è punteggiata di stranezze. Ricordo, ad esempio, che Robert Fisk lo intervistò per ben due volte nel suo rifugio afgano: lui riuscì a trovarlo.

    Ricordo anche che in prima battuta negò recisamente di essere coinvolto nell’attentato alle torri gemelle e che pensai fosse molto strano che un terrorista disconosca quello che dal suo punto di vista avrebbe dovuto essere uno straordinario successo.
    Ricordo pure che i talebani offrirono agli USA Osama bin Laden in cambio della rinuncia all’invasione. Una offerta che non ha avuto seguito.

    Ho anche presenti gli stretti rapporti tra intellighenzia pakistana e servizi segreti americani; la stranezza del funerale in mare di Osama e la incredibile moria di navy seal che hanno partecipato alla sua cattura.

    Ma oltre a tutto questo ho presente pure che l’attentato dell’11 settembre ha dato modo all’amministrazione neocon di G.W. Bush di dispiegare per intero le sue strategie di dominio sul mondo.

    Poco mi importa di entrare nella diatriba tra chi sostiene che si sia trattato di autoattentato e chi di un atto terroristico perpetrato da al Qaeda.
    Ciò che importa è che l’attentato ha rappresentato una opportunità per tentare di realizzare il Progetto per un Nuovo Secolo Americano (PNAC).

    Tutto questo rende abbastanza ridicole le “rivelazioni” anticipate dal libro recensito.

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