Canonizzazione Roncalli-Wojtyla. Ricordate in Vaticano le circostanze delle guarigioni attribuite dalla Chiesa ai due papi

In un affollatissimo Media Center sono state ripercorse – in un clima di profonda emozione e commozione – i miracoli attribuiti all’intercessione di Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II. Toccanti le testimonianze di Floribeth Mora Diaz, guarita grazie all’intervento soprannaturale di Karol Wojtyla, e di suor Adele Labianca, responsabile dell’Ospedale Umberto I di Fasano, dove era curata suor Caterina Capitani, miracolata per intervento di Angelo Roncalli

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Momenti di commozione durante l’affollatissimo briefing tenuto nel Media Center in Vaticano, in vista della Canonizzazione di Angelo Roncalli e Karol Wojtyla di domenica prossima. Un evento di straordinaria intensità, che sarà trasmesso ai quattro angoli della terra attraverso le reti televisive e i cinema nei cinque continenti.

Ieri i protagonisti sono stati i miracoli avvenuti per l’intercessione dei due Papi. A testimoniarne l’incredibilità umana suor Adele Labianca, figlia della Carità e responsabile dell’Ospedale Umberto I di Fasano (Brindisi) che curava suor Caterina Capitani, miracolata da Giovanni XXIII; e Floribeth Mora Diaz, miracolata da Giovanni Paolo II. Le due donne hanno raccontato, con visibile emozione, i due episodi miracolosi.

Giovanni XXIII apparve nel 1966 a suor Caterina Capitani, suora delle Figlie della Carità della provincia napoletana, che cominciò ad accusare disturbi alla salute alcuni mesi dopo la vestizione all’età di appena 18 anni, quando ancora non aveva preso i voti.

Era il 1962 e suor Caterina lavorava come infermiera presso gli Ospedali Riuniti di Napoli. Un giorno le sopravvenne un dolore intercostale, seguito da vomito con sangue, un malessere che la spaventò. “Era riservata e non voleva rivelare la sua malattia“, ha detto suor Adele Labianca, che poi ammette di essere stata costretta a dirlo ai superiori. Il male scomparve per sette mesi, ma poi ritornò più aggressivo. Dopo radiografie al torace e allo stomaco, da cui non si evinceva alcuna diagnosi che spiegasse quei conati di sangue, attraverso un’esofagoscopia si scoprì una zona emorragica nel segmento toracico.

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Suor Caterina viene operata nel 1965 – ha raccontato suor Adele – l’intervento dura 5 ore, durante il quale le vengono asportati i 3 quarti dello stomaco…”. Nel mese di maggio del 1966 la crisi arriva alla fase più acuta. Sullo stomaco di suor Caterina si aprì un buco da cui uscivano i succhi gastrici. Si era formata una perforazione che aveva causata una fistola esterna, con un in atto una peritonite diffusa. La febbre era salita a 39,5 e la situazione era disperata.

suor Caterina CapitaniDurante la sua degenza, recitavamo il Rosario in omaggio di Giovanni XXIII – ha continuato il racconto suor Adele – suor Caterina era prostrata dalla sofferenza“. Il miracolo avvenne alle 14.40 del 25 maggio 1966. Suor Adele ne ha raccontato le circostanze.

Da che dormiva, “suor Caterina – dice suor Adele – si svegliò sentendo una mano appoggiata al suo stomaco. Alla sua sinistra le apparve, seduto sul letto, Roncalli, in abiti papali, con un viso molto bello e sorridente che le disse:Mi hai molto pregato… Mi avete strappato dal cuore questo miracolo. Tu ora stai bene, non temere, non hai più niente. Suona il campanello, chiama le suore che stanno in cappella, fatti misurare la febbre e vedrai che la temperatura non arriverà neppure a 37 gradi. Mangia tutto quello che vuoi, come prima della malattia. Non avrai più niente. Va dal professore, fatti visitare, fà delle radiografie e fai mettere tutto per iscritto, perché un giorno queste cose serviranno’. Suor Caterina”, ha ricordato ancora suor Adela “ci chiamò, aveva il viso trasfigurato e gridava ‘Sono guarita, sono guarita’ e chiedeva di mangiare…”.

Anche il medico constatò che la fistola era sparita: “questa suora è strana nel bene e nel male”, disse il professore Giuseppe Zannini, che l’aveva in cura. Suor Caterina è morta il 1° aprile 2010, per i postumi di una influenza e un’infezione polmonare, seguita a un ictus da cui però sembrava essersi ripresa.

Molto toccante la testimonianza diretta di Floribeth Mora Diaz, graziata da una guarigione miracolosa e inspiegabile grazie all’intervento di Giovanni Paolo II. La donna costaricana, accompagnata dal marito, ha ricordato come il suo calvario iniziò l’8 aprile 2011 con un improvviso e fortissimo mal di testa, cui seguì una diagnosiFloribeth Mora Diaz terribile: aneurisma fusiforme dell’arteria cerebrale media destra con emorragia subaracnoidea. Secondo i medici Floribeth aveva non più di un mese di vita, tanto che le consigliarono di tornare a casa per poter vivere gli ultimi giorni insieme alla sua famiglia.

Il 1° Maggio 2011, giorno della Beatificazione di Karol Wojtyla – con la cerimonia officiata da Benedetto XVI –  Floribeth volle seguire la messa perché grande devota del papa polacco. Sebbene intontita dai farmaci, aveva rivolto al Signore di farla rimanere sveglia, così dal letto in cui giaceva poteva vedere sia la televisione, che un inserto del quotidiano costaricano ‘La Nacion’, che in copertina riportava la fotografia di Papa Giovanni Paolo II nel giorno della sua elezione al Soglio di Pietro.

Ho sempre pregato Giovanni Paolo II affinché intercedesse per non farmi morire”, ha raccontato la Floribeth con gli occhi colmi di lacrime di emozione e gratitudine, “non volevo abbandonare i miei figli… Nella mia parte umana avevo paura ma la mia fede era forte”, ha ricordato la donna. Alla fine della celebrazione Floribeth si addormentò ma, ha ripercorso Floribeth, a un certo punto “una voce mi svegliò: era la voce di Giovanni Paolo II che mi diceva ‘Alzati, non avere paura’”…”. L’aneurisma era di colpo sparito e la guarigione, inspiegabile, si era compiuta per intercessione del papa “venuto di lontano”.

(Credit: AGI)