Il New York Times lancia l’allarme: “Le mafie italiane si espandono in Europa”

Secondo il quotidiano newyorchese, il fenomeno è legato al reinvestimento e riciclaggio del denaro proveniente da attività illegali, che sta assumendo sempre più dimensioni continentali

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Roma – “Le mafie italiane si espandono in Europa”. In un articolo di due giorni fa di Jim YardleyItaly’s Mob Extends Reach in Europe – il New York Times ha lanciato l’allarme sull’espansione del potere criminale delle consorterie mafiose italiane in Europa in un lungo articolo che dà conto del crescente fenomeno delle infiltrazioni mafiose nelle attività imprenditoriali regolari.

Un fenomeno, legato al reinvestimento e riciclaggio del denaro proveniente da attività illegali, che sta assumendo sempre più dimensioni continentali. Tra gennaio e febbraio, ricorda Yardley, le autorità italiane hanno sequestrato a Roma beni e proprietà per un valore di 70 milioni di euro. “Un piccolo assaggio delle attività legali che i clan meridionali controllano nella Capitale“.

Accanto alle organizzazioni italiane come “Cosa Nostra”, la ‘ndrangheta e la camorra, attive tra l’altro in Gran Bretagna, Germania, Francia, Spagna e Svizzera, si fanno largo anche organizzazioni albanesi, russe e cinesi.

Come spiega al quotidiano newyorchese il senatore Giuseppe Lumia, membro della Commissione antimafia, “le mafie sono divenute globali. Fanno affari e operazioni di riciclaggio tra Paesi“. L’Italia, sottolinea il Nyt, “ha le leggi anti-mafia più severe d’Europa, una delle ragioni per cui molte famiglie mafiose si sono spinte in altri Paesi europei. La Germania è divenuto un caso particolarmente eclatante“.

Nell’articolo si cita lo scambio di opinioni tra Roberto Saviano e “Il Giornale” del 2010, quando lo scrittore napoletano parlò per la prima volta dell’infiltrazione della criminalità organizzata meridionale nel Nord Italia e il quotidiano milanese rispose “caro Saviano, il Nord non è mafioso”. Saviano stesso peraltro – Jim Yardley sottolinea – ha di recente rimodulato il tiro, precisando che la presenza delle mafie nel Meridione d’Italia si caratterizza per le attività “militari”, mentre nel Centro e nel Nord del Paese la presenza è più economica.

Due anni fa – si ricorda nell’articolo del Nyt – Europol ha ammesso di avere un “gap di intelligence” sul fenomeno criminale mafioso, evidente nelle differenti legislazioni penali dei 28 Stati membri dell’UE, che non essendo uno Stato federale non ha un diritto penale unico e fattispecie di reati uniche in tutto il territorio dell’Unione. Questo rende terribile uno scenario in cui i gruppi criminali potrebbero sfruttare la libertà di impresa economica per imporre nel lungo termine monopoli-di-fatto, con una potenza economica incomparabile con quella dei competitors facenti riferimento all’imprenditoria onesta, in grado di sovvertire le basi della libertà del libero mercato.

Il New York Times tratta un tema che ci è molto caro, perché è stato oggetto di una trattazione approfondita in sede accademica. Il problema che l’Unione Europea dovrebbe affrontare è quello di erigere una struttura federale capace di affrontare i problemi di sicurezza e difesa comuni, in grado di garantire le basi di libertà economica nel Continente.

L’Euro e il pareggio di bilancio sono questioni infinitamente meno importanti – in una prospettiva storica di lungo termine – rispetto ai pericoli endogeni ed esogeni che possono piovere sulla testa dei contribuenti europei. La denuncia del Nyt e l’assalto alle frontiere meridionali dell’UE da parte di una marea di disperati (in mezzo ai quali possono nascondersi anche terroristi e criminali di ogni specie) costituiscono una drammatica testimonianza della necessità e improrogabilità dell’avvio di una fase federale nella storia del processo di integrazione europea, che si occupi della sicurezza dei cittadini, prima che si percentuali di debito nazionale (che va europeizzato) sul Pil.

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