Jean Todt ha ricordato Ratzenberger e Senna: fatti grandi passi in materia di sicurezza dopo il loro sacrificio

Il presidente della FIA ha scritto una lettera agli organizzatori del “Ayrton Senna Tribute”, letta da Angelo Sticchi Damiani, presidente dell’Automobil Club d’Italia e della CSAI. “Al tragico sacrificio di uomini come Ayrton e Roland verso i quali noi tutti dobbiamo sempre avere ammirazione e rispetto oltre a comunque un debito di profonda e sincera gratitudine”. Da quel week-end è cambiato l’approccio alla sicurezza in Formula 1

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Il presidente della FIA, Jean Todt, ha scritto una lettera agli organizzatori della kermesse “Ayrton Senna Tribute 1994-2014”, che dal pomeriggio del 30 aprile fino al 4 maggio ricorderà la tragica uscita di scena del tre volte campione del mondo brasiliano e ha già tributato Roland Ratzenberger, morto durante le qualifiche del sabato di quell’assurdo week-end di motori e di morte.

Todt, invitato a Imola, non ha potuto presenziare, ma ha chiesto al presidente dell’Automobil Club d’Italia – e della CSAI – Angelo Sticchi Damiani, di farsi latore della sua lettera appassionata, che ripercorre i passi intrapresi dal potere sportivo internazionale per elevare i livelli di sicurezza in Formula 1 in particolare, ma più in generale nel motorsport.

Il loro sacrificio scosse l’ambiente, i team, la federazione, spingendo a cambiare monoposto, circuiti, strumenti (si pensi ai caschi di nuova concezione o all’adozione obbligatoria dell’Hans), sistemi di sicurezza attivi e passivi.

Vi riportiamo la lettera in formato integrale, in cui Jean Todt ripercorre i passi affrontati dalla FIA in tema di sicurezza, perché fosse difficile che si ripetessero analoghe disgrazie. Finora gli sforzi per elevare la soglia di sicurezza integrata hanno avuto successo, malgrado i “tentativi” di Michael Schumacher a Silverstone nel 1999, di Robert Kubica in Canada nel 2007, di Felipe Massa in Ungheria nel 2009 e di Mark Webber a Valencia l’anno successivo.

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Lettera di Jean Todt agli organizzatori di “Ayrton Senna Tribute – 1994-2014”

Cari Amici,

Non è affatto facile per me non essere oggi qui con voi a Imola, partecipe nel ricordare i successi di due grandi piloti – Ayrton Senna e Roland Ratzenberger – e sono grato soprattutto all’amico Angelo, di far avere questo messaggio in un’occasione unica e importante come quella che vede voi tutti qui presenti.

Importante perché non solo ci offre la possibilità di celebrare la vita e i successi di grandi uomini di Sport, ma soprattutto perché il guardare ai tragici eventi di esattamente venti anni fa ci ricorda ancora una volta come non si debba mai abbassare le guardia davanti ai pur alti livelli di sicurezza raggiunti, derubricando simili tragedie al frutto di un passato lontano e come invece tutti insieme si debba sempre continuare a combattere per la salvaguardia della vita, senza soluzione di continuità.

L’ultimo decesso in pista prima del tragico fine settimana del 1994 risale infatti a ben dodici anni prima quando con le iniziative guidate dalla Federazione, allora presieduta da Jean-Marie Balestre, la sicurezza aveva fatto registrare miglioramenti importanti rispetto agli anni Settanta quando la Sport motoristico per eccellenza annoverava la terrificante media di quasi un morto ogni anno.

Nonostante questi progressi in un solo fine settimana abbiamo perduto non solo uno dei più grandi campioni che la platea dello sport mondiale ci abbia donato, ma anche un pilota che aveva appena coronato l’ambizione di una vita… essere pilota di Formula Uno.

Risulta estremamente duro tornare con la memoria a quelle ore del 1994 senza provare un’infinita tristezza.

Ma proprio il celebrare oggi con ogni crisma di ufficialità, deve ricordarci come nell’estrema tragicità del momento la scomparsa di Ayrton e Roland ci abbia lasciato la pesante eredità di un impeto per una sicurezza ancora maggiore in ogni forma possibile. Ed è nel ricordo di questi due piloti che negli ultimi venti anni il nostro sport ha ottenuto miglioramenti davvero significativi.

Dal fine settimana di Imola, la Federazione Internazionale di Max Mosley, ha ripreso a lavorare senza sosta, introducendo dal 1995 tutta una serie di misure in ambito di sicurezza attiva e passiva, arrivando a imporre severi e innovativi crash test, incrementando l’efficacia delle barriere in pista, introducendo una nuova tipologia di caschi; facendo realizzare pneumatici piu’ rispondenti a gestire le alte velocità, fino alle misure di sicurezza per impedire i tanto pericolosi distacchi delle ruote in caso di urto.

Dal 2000 in poi la domanda per la sicurezza è cresciuta in maniera ancora più decisa.

Dall’introduzione delle bandiere blu nel 2001 a quella del collare HANS nel 2003, alle luci posteriori, passando per uno sviluppo complessivo della resistenza strutturale della monoposto fino all’implementazione di nuovi standard di sicurezza inglobati ab initio nella progettazione di una nuova generazione di circuiti all’avanguardia per barriere, cordoli e vie di fuga.

Un intervento strutturato e organizzato a tutto tondo, completato nella creazione del FIA Institute, costituito con la missione di ricercare, analizzare e sviluppare i bisogni di una sicurezza sempre maggiore. Un processo coronato nel 2009 con la creazione del Fondo per lo Sviluppo della Sicurezza nel Motor Sport.

Un duro lavoro che ha pero’ dato i suoi frutti.

Dal quel tragico fine settimana di esattamente venti anni fa ad oggi, la Formula Uno non ha più sofferto simili tragedie.

Monoposto e circuiti sono adesso molto piu’ sicuri di quanto non lo siano mai stati in precedenza.

Non possiamo infatti non pensare che anche in presenza di episodi come quelli di Michael Schumacher (Silverstone 1999), Robert Kubica (Canada 2007), Felipe Massa (Ungheria 2009) e Mark Webber (Valencia 2010), il lavoro svolto, unito al progresso tecnologico, abbia permesso ai succitati piloti e a tanti altri, di sopravvivere a incidenti cosi violenti.

Ma è una sfida continua e non possiamo non notare che mentre la Formula Uno è divenuta piu’ sicura, molte sono ancora le realtà nel motor sport dove si annoverano tante, troppe, inaccettabili tragedie, confermando ancora una volta come non si debba mai smettere di essere vigili e determinati nel cercare continuamente un miglioramento a ogni costo.

E’ incoraggiante vedere come lo sviluppo di molte tecnologie in ambito di sicurezza siano poi mutuate dalla Formula Uno alle altre Formule, ma molto ancora la FIA deve fare, in collaborazione con i Team, i Promotori, i Circuiti e tutte le Autorità competenti al fine di replicare a tutti i livelli dello sport, i successi conseguiti negli ultimi 20 anni di F1.

Una sinergia reale e virtuosa è infatti cruciale per sviluppare, grazie e soprattutto alla ricerca, un fine più ampio, un valore infinitamente maggiore: le tecnologie sviluppate per le competizioni devono e possono avere una ricaduta positiva per la Sicurezza Stradale!

Caschi più sicuri e il sistemi di ritenuta per le cinture, barriere stradali in grado di assorbire l’urto, sistemi di sicurezza attivi e passivi con possibilità di registrazione dei dati grazie alla telemetria, l’introduzione del controllo di stabilità, sono tutti esempi di come il perseguire una sicurezza sempre piu’ stringente sulle piste stia dando un formidabile contributo alla lotta globale per la salvaguardia della vita sulle strade di tutto il mondo.

Ed è un impegno quello di migliorare la sicurezza sulle piste cosi come sulle strade di tutto il mondo, una missione a cui non dobbiamo mai mancare.

Ecco quindi «l’ultima» eredità dei due uomini di cui celebriamo il ricordo oggi.

Un’eredità che abbiamo dovuto raccogliere, non dimenticando gare gloriose, vittorie mozzafiato, l’epica dello sport automobilistico che non verrà mai meno nel ricordo, tranne che per il fatto che non potremo mai più condividerle con i diretti protagonisti che ce li hanno donati.

Quella stessa condivisione che è invece ancora possibile con la stragrande maggioranza dei piloti, ancora insieme a noi, vivi proprio grazie al tragico sacrificio di uomini come Ayrton e Roland verso i quali noi tutti dobbiamo sempre avere ammirazione e rispetto oltre a comunque un debito di profonda e sincera gratitudine.

(Jean Todt, presidente della FIA)