Ancora morti estratti dalla miniera di Soma. I minatori accusano la mancanza di sicurezza

Oggi un nuovo incendio in galleria ha frenato le operazioni di soccorso e recupero delle salme. Lanciata un’indagine sull’incidente. Governo e compagnia mineraria negano responsabilità. Secondo i minatori le ispezioni di sicurezza non erano accurate; le maschere dell’ossigeno non verificate da anni; le gallerie troppo strette e ripide. La testimonianza di un sopravvissuto: del suo gruppo di 150 minatori, sono vivi solo 15

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Ankara – Il bilancio dei morti per l’incidente della miniera di Soma è salito a 299. Stamane, un nuovo incendio in galleria ha fermato l’opera di recupero di altre salme. Taner Yıldız, ministro per l’energia, ha dichiarato che dovrebbero esserci ancora tre minatori nel sottosuolo, mentre 485 sono riusciti a fuggire o sono stati salvati dopo l’esplosione e l’incendio avvenuti il 13 maggio nella miniera di carbone della cittadina della Turchia occidentale.

L’alto numero di morti ha scatenato molte tensioni in tutto il Paese. Ieri a Soma più di 1550 persone hanno dimostrato contro il premier Erdogan, lanciando sassi alla polizia che li faceva sgombrare usando gas lacrimogeni e idranti. Scontri si registrano anche a Istanbul e a Izmir.

Il governo ha lanciato un’indagine per scoprire le cause dell’incidente, ma si difende dalle accuse di negligenza. Anche la compagnia, la Soma Komur Isletmeleri AS, nega ogni responsabilità.

Ma fra i minatori sopravvissuti emergono testimonianze e accuse. Erdal Bicak, 24 anni, aveva già terminato il suo turno, quando il suo capo gli ha chiesto di ritornare sottoterra a causa di un problema.

Parlando all’Associated Press, egli afferma che “la compagnia è colpevole”. Spiegando che gli uffici hanno macchine che misurano i livelli di metano presente nelle gallerie, sottolinea che “i livelli di gas erano molto alti, ma nessuno ci ha avvertiti in tempo”.

Bikak afferma pure che l’ultima ispezione alla sicurezza di Soma è avvenuta sei mesi fa, ma gli ispettori si sono fermati solo a 100 metri di profondità, sena sapere cosa ci fosse più in basso. L’incidente è infatti avvenuto a 2 km di profondità. Il minatore racconta che le gallerie nel sottosuolo sono molto strette ripide, e tanto basse da non permettere di stare in piedi, ciò che ha reso difficile la fuga.

Al momento dello scoppio e dell’incendio, Bikak  era in un’area a un chilometro dalla superficie con altri 150 minatori. Egli afferma che le maschere d’ossigeno in loro dotazione non erano state verificate per anni.

Lui e un suo amico hanno cercato di trovare un’uscita, ma vi era molto fumo e la galleria era stretta e ripida. I due hanno continuato a schiaffeggiarsi l’un l’altro per non perdere conoscenza.

Dopo momenti di disperazione, in cui sembrava che dovessero morire, sono riusciti a salire in superficie, in uno stato di confusione e di semicoscienza. Di tutto il loro gruppo di 150, solo 15 sono risaliti vivi.

(AsiaNews)