La crisi sta producendo un’ecatombe di esercizi pubblici: 44 ristoranti chiudono ogni giorno
L’Osservatorio Confesercenti ha presentato l’elaborazione dei dati della nati/mortalità dei pubblici esercizi, con numeri da brivido
Roma – La crisi di turismo e commercio continua anche nel 2014. Nei primi quattro mesi dell’anno secondo i dati dell’Osservatorio Confesercenti, nei due settori hanno cessato l’attività 44.813 imprese: nello stesso periodo, le nuove aperture nel commercio e nel turismo sono state solo 28.016, per un saldo finale negativo di 16.797 unità. Entrambi i settori registrano più cessazioni che aperture: nel commercio il saldo di nati/mortalità delle imprese è -12.016, mentre nel turismo è di -4.781 attività.
“Commercio e turismo – spiega Mauro Bussoni, segretario generale di Confesercenti – scontano duramente la crisi del mercato interno italiano, tuttora in atto: nei primi 4 mesi del 2014 le vendite commerciali, secondo le nostre stime, sono calate di altri 1,8 miliardi”.
TURISMO, DA GENNAIO AD APRILE CHIUSI 8 ALBERGHI, 40 BAR E 44 RISTORANTI AL GIORNO – Il settore del turismo, in particolare, sembra ancora lontano dall’uscita dalla crisi. Nei primi quattro mesi dell’anno il comparto alloggio, comprensivo di alberghi ed hotel, ha visto chiudere 972 imprese (8 al giorno) contro solo 389 aperture, per una perdita secca di 583 unità.
Negativo (-1.997) anche il dato dei bar, che da gennaio registrano, a fronte di 2.875 aperture, ben 4.872 chiusure (40 al giorno) e un saldo negativo di 1.997 imprese. Ancora peggio i ristoranti: nel periodo ne sono stati chiusi circa 44 ogni giorno, per un totale di 5.334 cessazioni di impresa. Un rosso che il pur alto numero di nuove aperture (3.133) non riesce a colmare, portando il comparto a perdere 2.201 imprese.
RISTORAZIONE, IN SICILIA, CAMPANIA E LAZIO I SALDI PEGGIORI – La ristorazione è in difficoltà soprattutto in Sicilia, dove tra gennaio ed aprile le 157 nuove aperture non bastano a compensare le 391 chiusure, con un saldo negativo di 234 imprese. Seguono, nella classifica dei saldi peggiori, la Campania (-203) e il Lazio (-200).
COMMERCIO, CRESCE SOLO QUELLO SU AREA PUBBLICA – In particolare, il commercio sembra essersi ormai avviato verso una fase di destrutturazione, che premia i comparti che presentano meno spese di impresa. Cala infatti il dettaglio in sede fissa, che vede nei primi 4 mesi dell’anno 20.297 chiusure e un saldo negativo di -10.945, mentre aumenta il commercio fuori dai negozi: le imprese che vendono attraverso internet mettono a segno un sostanziale equilibrio (+73), mentre il commercio su aree pubbliche cresce di 530 unità. E si conferma come l’unico comparto ‘anti-crisi’ del commercio. Male anche le imprese degli intermediari del commercio: tra gennaio e aprile ben 8.452 hanno cessato l’attività’, per un dato finale in rosso di -1.674 aziende.
COMMERCIO IN SEDE FISSA, CAMPANIA MAGLIA NERA – La crisi dei negozi al dettaglio è forte soprattutto al centro sud: la Campania registra il record negativo sia per numero di chiusure (2.920) che per saldo (-1.381). Seguono la Sicilia (2.004 e -1.254) e il Lazio, con 1.968 cessazioni e un bilancio negativo di 1.174 unità.
COMMERCIO AMBULANTE, BOOM IN CAMPANIA – La tesi di una ‘destrutturazione’ del commercio è in qualche modo confermata dall’analisi territoriale della nati/mortalità’ delle imprese ambulanti, che mostrano saldi positivi soprattutto nelle regioni dove i negozi in sede fissa hanno registrato le maggiori perdite. È il caso della Campania: tra iscrizioni e cessazioni, la regione vede un bilancio positivo per 300 imprese, contribuendo per oltre il 56% al saldo nazionale.
Risultato sorprendentemente positivo anche per la Lombardia, che segue in classifica la Campania con un bilancio finale tra aperture e chiusure positivo per 138 imprese. Si tratta dell’unico saldo positivo tra le regioni del Nord Italia.
(AGI)