F1, la grande occasione di Nico Rosberg e Lewis Hamilton

20131022-parcferme-head-660x80

Piloti, uomini di sport, ma soprattutto uomini. I due piloti della Mercedes possono impartire una lezione di educazione sportiva al mondo intero. Non sprechino l’occasione

20140608-rosberg-hamilton-654x432

Montreal – È stato osservato che questa Formula 1, questo sport, impone modelli di “perfezione”, disponibilità comunicativa, nessuna debolezza umana. Anche il cambio di partner – che una volta era più istintivo – avviene con la gradualità dei cambi di scena di una rappresentazione che ha tutto il sapore del copione, nessuna veridicità, umanità.

Il mondiale di F1 del 2014 è marcato dal dominio della Mercedes e vive sul duello – e sui potenziali errori – dei due alfieri del team di Stoccarda con base in Inghilterra (anche questo è un segno dei tempi diversi, in quest’Europa che finge di essere unita, vive istituzionalmente su una presunzione di dominio, ma in effetti è già avanti: una, diversa, ma indivisibile): Nico Rosberg e Lewis Hamilton.

Una battaglia già vista ai tempi di Mansell e Piquet, di Senna e Prost, di Villeneuve e Pironi (troppo breve, troppo dolorosa: ma ci fu), di Reutmann e Jones. Piloti, che gente, che se le suonarono di santa ragione, con qualche cattiveria umana supplementare, custodita dagli addetti ai lavori e mai divulgata in itinere al pubblico. Di Piquet, per esempio, si potrebbero dire cose inenarrabili: non è il tema odierno.

Nico e Lewis, così vicini e così lontani, sono cresciuti come piloti in un ambiente italiano, quello di Dino Chiesa che li allevò al tempo del kart. A Rosberg, europeo di Germania e Finlandia, è rimasto l’idioma tricolore impresso nella mente. A Luigino, britannico di importazione, questo valore – perché diciamolo: l’italiano, come lingua, è un valore, quello di lingua della Pace – non è rimasto.

I due nostri eroi (eroi soprattutto del bilancio della Mercedes) hanno una grande occasione. Se il loro rapporto non è amicizia, maturato ai tempi del kart e via via fino alla F1, è qualcosa che vi assomiglia molto: lordarlo, insozzarlo, distruggerlo per lo sport è una contraddizione in termini.

La loro grande occasione è educativa, esemplare, ha la potenzialità del messaggio globale a chi mette nello sport una cattiveria vergognosa che esula l’ambito tecnicamente sportivo, sfocia spesso nell’atto criminale. Magari indotto da eccesso di adrenalina, la più potente droga esistente, come noto.

Rosberg e Hamilton hanno la straordinaria occasione di combattersi in pista con tutti i modi leciti possibili, ma anche quella di salire su una cattedra etica mondiale e affermare che la vittoria è importante, ma che non può prescindere dal savoir faire, dall’educazione del tratto, dal rispetto dell’avversario, soprattutto per la vita dell’avversario.

Come noto, Ayrton Senna era un pilota che in battaglia non lesinava colpi, anche con un passo oltre il limite dell’immaginabile. Ma si ricordano del tricampione brasiliano anche gesti di slancio umano, come il soccorso a Erik Comas a Spa e l’ultimo slancio emotivo verso la fine di Roland Ratzenberger.

Ecco, ricordatevi – caro Nico, caro Lewis – che prima di essere piloti siete uomini. Siate adeguati all’altezza dei riflettori che – giustamente – vi illuminano. Siate esempi di sport e di umanità agonistica, che non significhi arrendevolezza, ma neanche criminale cinismo. Serve un cinismo umano, umanistico, per vincere rispettando l’avversario. Quello che vi serve per non farvi male e per fare bene – con un comportamento esemplare – a chi vi guarda dai quattro angoli del pianeta.

Vinca il migliore.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

John Horsemoon

Sono uno pseudonimo e seguo sempre il mio dominus, del quale ho tutti i pregi e i difetti. Sportivo e non tifoso, pilota praticante(si fa per dire...), sempre osservante del codice: i maligni e i detrattori sostengono che sono un “dissidente” sui limiti di velocità. Una volta lo ero, oggi non più. Correre in gara dà sensazioni meravigliose, farlo su strada aperta alla circolazione è al contrario una plateale testimonianza di imbecillità. Sul “mio” giornale scrivo di sport in generale, di automobilismo e di motorsport, ma in fondo continuo a giocare anche io con le macchinine come un bambino.