Riforme, nel Pd è scontro totale. Renzi, non lascio il Paese a Mineo. Boschi: abbiamo il 41%…

Nella querelle nata dall’epurazione di Corradino Mineo e di Vannino Chiti dalla Commissione Affari Costituzionali del Senato sono intervenute varie voci del Pd, con tutela di riservatezza. Anche Maria Elena Boschi, ministra delle Riforme Istituzionali e dei Rapporti con il Parlamento, dice la sua: “non possiamo fermarci per dieci senatori dissenzienti, abbiamo il 41%”. Qualcuno spieghi alla ministra Boschi che erano elezioni europee, non politiche e neanche per l’elezione di un’Assemblea Costituente

Roma – Non si chiude senza strascichi la vicenda della sostituzione di Chiti e Corradino Mineo in commissione Affari costituzionali. Tredici senatori si autosospendono dal gruppo Pd. Lo annuncia in Aula Paolo Corsini. “È stupefacente che Corradino Mineo parli di epurazione – replica Matteo Renzi – Il partito non è un taxi che si prende per farsi eleggere“, ha detto ai suoi di rientro in Italia dal Kazakistan, dove ha incontrato il presidente Nursultan Nazarbayev. Il Pd, ha aggiunto Renzi, “è davanti a un bivio. Non ho preso il 41% per lasciare il futuro del Paese a Mineo“.

Fra i firmatari anche Felice Casson, con Vanino Chiti e lo stesso Mineo. “La rimozione dei senatori Chiti e Mineo decisa ieri dalla presidenza del gruppo rappresenta “un’epurazione delle idee considerate non ortodosse” sulla legge piu’ importante, quella costituzionale“, ha detto Corsini, leggendo un documento messo a punto dal gruppo dei dissenzienti. “Si tratta di una palese violazione dell’articolo 67 della Carta“, ha aggiunto. “La rimozione dei senatori Chiti e Mineo dalla Comissione Affari Costituzionali decisa ieri dalla presidenza del gruppo rappresenta di fatto una epurazione delle idee considerate non ortodosse dal processo di formazione della piu’ importante delle leggi, la riforma costituzionale“, ha detto testualmente il senatore Corsini.

Nella sostanza si tratta di una violazione dell’ art.67 della Carta. Un parlamento meno libero non aumenta la libertà dei cittadini. Chiediamo dunque alla presidenza del gruppo il necessario e urgente chiarimento prima dell’assemblea di martedì 17 giugno. Nel frattempo i sottoscritti senatori si autosospendano dal gruppo parlamentare“.

I senatori in questione sono – come scritto in precedenza – : Casson, Chieti, Corsini, D’Adda, Dirindin, Gatti, Lo Giudice, Micheloni, Mineo, Mucchetti, Ricchiuti e Tocci.

Renzi non è mai venuto a parlare con i 20 che hanno firmato il ddl Chiti, in maniera approfondita“, si osserva nella minoranza del Pd, cottolineanche che il capo del Governo “tratta con Berlusconi e non si confronta con il suo partito“, ma anche che “non si può dire o si fa come dico o tutti a casa“.

20140612-maria-elena-boschi-308x210Renzi e’ arrivato addirittura a dire che lo facciamo per soldi, per tenere l’indennità dei senatori – attacca un altro parlamentare – Ma posso rispondere come successe fra Cacciari e Craxi quando gli propose di prendere la tessera del Psi: grazie sono già benestante di mio“.

Non stiamo parlando affatto di democrazia” è l’affondo della maggioranza del partito, dove c’è chi non nasconde l’arrabbiatura. “Mai parlato in maniera approfondita di riforme? ‘Ma se abbiamo fatto 9 assemblee, in due è venuto Matteo Renzi e in un’altra la Boschi“, è la replica.

La commissione Affari costituzionali non e’ una proprietà In commissione si rappresenta la posizione del gruppo che ti ha designato, se non sei d’accordo con la maggioranza te ne vai“, considera un altro parlamentare ancora (in debito di cultura costituzionale). “Certo che fare un gesto plateale come quello di oggi, con l’applauso dei grillini… Mi auguro ci si faccia un esame di coscienza“, osserva un democratico e c’è chi gli fa eco: “ma che fanno? Vogliono dare maggior peso a Berlusconi sulle riforme?. E c’è chi aggiunge:”non è che se non si è d’accordo su una cosa si fa saltare tutto. “È come se ‘Totti in disaccordo con l’allenatore, dicesse allora io faccio come mi pare, anzi gioco nel ruolo del portiere“, osserva con una parafrasi calcistica un altro protagonista intriso nello spirito iridato brasiliano.

Sabato ci sarà l’assemblea nazionale del partito, dove con ogni probabilità Renzi tratterà il tema delle Riforme, un cavallo di battaglia del segretario/capo-del-governo, ma non sarà quella la sede per il confronto con la minoranza autosospesa. Bisognerà aspettare martedì la riunione del gruppo di Palazzo Madama

BOSCHI, RIFORME NON SI FERMANO PER 10 SENATORI – Costituzionalmente rilevante, si fa per dire, la riflessione della ministra per le Riforme (e le forme), Maria Elena Boschi. “Le riforme non si fermano se 10 senatori la pensano diversamente“, afferma. “Credo sia serio portare avanti questa riforma. Un processo che – ha sostenuto – ha forza in se. Una forza che deriva dal consenso dei cittadini che ha dato il 41% al Pd“, sottolinea, per puntualizzare che “si va avanti, abbiamo avuto un ampio modo per confrontarci. C’è stato un dibattito approfondito che nasce dalle primarie e che e’ stato portato avanti nella direzione, nella segreteria e nei gruppi“.

I 13 senatori autosospesi avranno la mani libere di non votare la riforma? “Credo che lo possano fare da punto di vista ‘legale’. Ma credo che eventualmente ciò non sarebbe particolarmente corretto verso i cittadini che li hanno eletti con il Pd“. “Nessuno ha chiesto loro di autosospendersi. Ora sta a loro decidere se far parte del processo di riforme o fare una scelta diversa“.

Sarebbe necessario che qualcuno ricordasse alla ministra Boschi che il 40,8% ottenuto dal Pd alle recenti elezioni europee non è una percentuale che permette al suo partito di procedere in modo assolutamente incontrollato sul binario delle riforme: quel voto non era per le politiche, né per l’elezione di un’Assemblea Costituente, forse il metodo più classico e consono per introdurre modifiche costituzionali così profonde come quelle aleggiate in quest’ultimo periodo.

(Fonte AGI, VS)