Israele avvisa palestinesi: “evacuate nord Gaza, maxi-raid”. Vienna, colloqui per “tregua”. Netanyahu possibilista

Le IDF avvertono i civili palestinesi, data per imminente invasione di Gaza. Obiettivo: detronizzare Hamas (il lavoro sporco per Al Fatah…?). Appello dell’Onu per “cessate il fuoco”. A Vienna incontro dei ministri degli Esteri di Stati Uniti, Germania, Francia e Gran Bretagna per promuovere la sospensione delle ostilità. Il Primo Ministro israeliano sulla tregua: “solo se assicura una quiete di lungo termine”. Hamas: appena riceveremo proposte serie, le valuteremo. E l’Italia? Renzi chiede intervento dell’Unione Europea con argomenti convincenti: “Pàstene soppaltate secondo l’articolo 12, comma 5, in ottica di semplificazione”…

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Tel Aviv – Le Le forze armate israeliane hanno annunciato che avviseranno con sms e altri mezzi di comunicazione i civili palestinesi residenti nella parte settentrionale di Gaza, perché abbandonino le loro case in vista di un “significativo attacco che sarà effettuato nelle prossime ore, perché Hamas si nasconde dietro i civili“. Secondo Yedioth Aharonot, fonti di Tsahal (l’esercito di Israele) hanno commentato che questo rappresenta “un cambio di strategia“, che si aggiunge ai sistemi di preavviso già usati nei giorni scorsi. Solo “dopo l’evacuazione ci sarà un grande attacco” per eliminare le postazioni dei missili che vengono sparato su Israele e che sono nascosti tra le abitazioni civili, una violazione del diritto internazionale bellico sottolineato da poche fonti, ma forse è solo perché non si sa nulla di diritto internazionale.

Stanotte invieremo il messaggio ai residenti nella zona settentrionale di Gaza esortandoli a lasciare le loro case per la loro stessa sicurezza“, perché “non è sicuro trovarsi vicino ad Hamas“, si legge in una nota ufficiale dell’esercito israeliano.

In tarda serata, le IDF hanno diffuso via Twitter il testo di un messaggio inviato da Hamas ai residenti di Gaza, in cui l’organizzazione terrorista indica ai palestinesi di Gaza di non seguire le istruzioni dell’esercito israeliano di lasciare le proprie case: un atto plateale di intimidazione – visto i ben noti metodi usati da Hamas per trattare i sospetti di collaborazionismo con “l’entità sionista” (esecuzioni sommarie per strada per punirne uno ed educarne 10 mila) – e di “irresponsabilità, come ieri Ban Ki-moon, Segretario Generale dell’ONU aveva definito il comportamento di Hamas verso i civili.

Vienna, oggi incontro a quattro per promuovere una tregua. La posizione del Governo italiano

Oggi, il Segretario di Stato americano, John Kerry, e gli omologhi di Gran Bretagna, Francia e Germania si incontreranno a Vienna, a margine dei colloqui sul nucleare iraniano del Gruppo 5+1 (con la Russia). Argomento in agenda l’ipotesi di una tregua nel conflitto in corso tra Israele e Hamas. La notizia è stata data dal capo della diplomazia britannica, William Hague.

Alla riunione non partecipa alcun rappresentante del Governo italiano, sicché da Palazzo Chigi si è pensato di rilanciare, chiedendo l’intervento dell’Unione Europea. “Il governo italiano considera grave e preoccupante la sanguinosa escalation di violenza in corso tra Israele e Hamas“, è l’incipit della breve nota diramata dal Governo Renzi, che poi indica la strada: “L’Unione Europea faccia sentire la propria voce, unita per sostenere ogni tentativo di tregua e iniziativa di dialogo per fermare una spirale di odio senza ritorno”. “Come presidenza di turno dell’Unione“, informa l’Esecutivo, “l’Italia è in contatto continuo con i leader europei“, anche perché “nelle prossime ore, tra l’altro, il ministro degli esteri italiano sarà in Israele, Egitto e Palestina” per dare il contributo notoriamente equilibrato verso Hamas. L’Italia, conclude la nota del Governo, “chiede che la drammatica situazione mediorientale sia messa al centro del vertice di mercoledì prossimo, convocato per definire gli assetti delle istituzioni europee“, il vecchio trucco dei comitati – quando non si sa come affrontare i problemi – per interminabili e inconcludenti discussioni.

Più incisive le parole di Federica Mogherini, secondo la quale “da giorni assistiamo ad attacchi indiscriminati su aree civili“, afferma la titolare della Farnesina, non tendendo in alcun conto le evidenze internazionali sulla pratica contraria al diritto internazionale di immagazzinare armi, esplosivi e missili nei centri abitati, dove peraltro sono piazzate le rampe di lancio dei missili di Hamas, che terrorizzano i bambini palestinesi tanto quanto le bombe israeliane.

Per la responsabile della diplomazia italiana, “è inaccettabile la minaccia che Hamas pone alla sicurezza di Israele, con il costante lancio di razzi su obiettivi civili“, ma è anche “ogni giorno più pesante e intollerabile il bilancio delle vittime palestinesi“. Perché Mogherini non chiede espressamente ad Hamas di non impedire l’evacuazione dei civili, come chiedono i militari israeliani per evitare ogni vittima non militare? Misteri.

Ergo la posizione italiana può essere riassunta in poche parole:pàstene soppaltate secondo l’articolo 12, comma 5, nell’ottica della semplificazione. Antani, ma senza supercazzola“, visti i noti provvedimenti di spending review.

Insomma, irrilevanza assoluta, perché la ministra (secondo i desiderata di Lady Montecitorio…) degli Esteri ha affermato che c’è la “necessità di tornare subito al cessate il fuoco“, sia per “riportare la calma sul terreno e assicurare l’incolumità dei civili” che per “consentire la ripresa quanto prima dei negoziati che sono l’unica via per una soluzione sostenibile del conflitto“, perché “bisogna isolare chi invece di lavorare per unire e costruire lavora per dividere e distruggere. Tempi difficili richiedono scelte coraggiose“. Dichiarazioni imbarazzanti, perché dimostrano una lacuna informativa gravissimanessuno mai ha informato la ministra degli Esteri che Israele è sotto pioggia missilistica da mesi, con 1200 missili caduti sulle città israeliane dall’inizio dell’anno, 700 solo nelle ultime 96 ore

Appello Onu per cessate il fuoco

Il Consiglio di Sicurezza Onu ha lanciato all’unanimità un appello alle parti, Hamas e Israele, perché si giunga a una sospensione delle ostilità a Gaza, giunte al quinto giorno della reazione israeliana, ma al venticinquesimo dall’intensificarsi dei lanci di missili su Israele. Ban Ki-moon ha espresso anche preoccupazione per la protezione dei civili di entrambe le parti. “I membri del Consiglio di Sicurezza chiedono la de-escalation della situazione, il ritorno alla calma, ed il ritorno al cessate il fuoco raggiunto a novembre del 2012“, è l’appello lanciato dal Palazzo di Vetro delle Nazioni Unite.

Escalation dal Sud del LIbano.

Intorno alle 22 italiane, le 23 in Israele, sono stati registrati due missili lanciati dal Sud del Libano, che hanno colpito nei pressi di Nahariyam senza fare danni o feriti.

Come risposta, l’artiglieria di Tsahal ha bombardato la zona di lancio individuata, probabilmente controllata da Hezbollah.

Netanyahu: dobbiamo agire per la sicurezza della regione

Tuttavia, ieri prima dell’inizio dello Shabbat e in preparazione del consiglio dei ministri di oggi, Netanyahu ha precisato come vi siano diversi obiettivi per risolvere la questione con Hamas. Parlando per la prima volta dall’inizio della risposta israeliana al lancio di missili da Gaza, il primo ministro israeliano ha chiarito che Hamas a Gaza ha imposto il regno del terrore, per mantenere in piedi il reticolo di tunnel e le migliaia di missili arrivati a sostegno della lotta contro Israele. Una situazione che il governo israeliano non permetterà si sviluppi nella West Bank

Inoltre Netanyahu ha aggiunto: “Dobbiamo capire una cosa: stiamo lasciando che il Medio Oriente sia conquistato dall’Islam radicale, che porta al collasso di numerosi Stati e che (questi) bussano alle nostre porte sia a Nord che a Sud. Io – ha chiarito il primo ministro – sostegno che non possiamo consentire una situazione che porti Gaza in Giudea e Samaria“.

Circa eventuali iniziative di tregua, promosse da alleati e dall’Onu, Netanyahu ha chiarito i termini della questione. “L’obiettivo dell’Operazione ‘Protective Edge’ rimane assicurare una quiete di lungo periodo a Israele e allo stesso tempo assestare colpi significativi alle organizzazioni terroristiche…con mezzi militari o diplomatici“. Nel caso di proposte di cessate il fuoco, Israele “peserà ogni proposta che porti a una realizzazioni di questi obiettivi”, chiarendo che se Hamas “continua a lanciare missili” sul Paese, le IDF “incrementeranno il fuoco contro Hamas e le organizzazioni terroristiche a Gaza”.

Hamas: nessuna proposta concreta finora. Hamas non ha ancora ricevuto una “offerta concreta” per il cessate il fuoco con Israele. Lo ha affermato il portavoce del movimento di resistenza islamico, Sami Abu-Zuhri, secondo quanto riportano i media israeliani. “Non stiamo elemosinando una tregua – ha aggiunto – se riceveremo una proposta seria, la esamineremo e daremo una risposta. Nel frattempo – ha concluso il portavoce di Hamas – le forze della resistenza continueranno a combattere l’occupazione” dell’entità sionista.

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