Iraq, il Consiglio Affari Esteri dell’Unione Europea ha deliberato: Stati membri, armatevi e partite…

Il mancanza di un Governo europeo unico e di uno Stato (federale) europeo, le riunioni del CAE decidono per tutti e poi ciascuno Stato membro agisce come vuole. L’ulteriore dimostrazione della inadeguatezza dell’architettura istituzionale europea con base comunitaria e della necessità di avviare subito una fase costituente federale. Non si parli di difesa unica, sarebbe peggio della moneta unica …

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Bruxelles – Il Consiglio Affari Esteri dell’Unione Europea – riunitosi oggi in sessione straordinaria nella capitale finto-federale dell’UE – ha deciso di concordare che sia necessario armare i peshmerga curdi assediati dai jihadisti dell’ISIL nel Nord dell’Iraq, con una decisione definita nel comunicato finale come “forte” e secondo “il messaggio politico desiderato”.

L’Unione Europea ha quindi certificato la disponibilità di singoli Stati membri a rispondere con favore alla richiesta pervenuta dalle autorità regionali curde di fornire con urgenza mezzi e materiali militari. Insomma, una specie di certificato di ricezione della richiesta, visto che i 28 ministri degli esteri hanno tuttavia precisato che gli aiuti militari dovranno essere decisi sulla base delle norme nazionali e di concerto con le autorità di Baghdad.

Una vergognosa perdita di tempo, che mostra l’inadeguatezza istituzionale dell’architettura comunitaria dell’Unione Europea, in piena coerenza con l’assenza di un vero Governo (federale) europeo e di un vero Stato (federale) europeo. Il preannunciato indirizzo verso una difesa comune europea – al centro del Consiglio dell’UE di dicembre prossimo – è un pericoloso preannuncio di fallimento o, peggio ancora, una deriva anti-democratica nella direzione e nel controllo legittimo dello strumento militare.

Serve – oggi quanto mai – l’avvio celere di una fase costituente federale, che riorganizzi e semplifichi le istituzioni europee comuni sulla base del principio di sussidiarietà, attribuendo al livello federale competenze e responsabilità attinenti alla sovranità nazionale esterna, mentre gli Stati membri dovrebbe essere riconosciuta la potestà esclusiva (ma in senso cooperativo) delle materie afferenti alla sovranità interna. Esattamente come avviene negli Stati Uniti d’America, modello ineguagliato di condivisione della sovranità nazionale. 

Tornando allo scenario iracheno, la parola passa agli Stati, che delibereranno l’invio di aiuto di mezzi e materiali. In ordine sparso, ma – si spera – con un minimo di coordinamento.

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