Ocse, nel secondo trimestre Pil dell’area a +0,4%. Dati negativi su base annuale solo per l’Italia

Nell’Eurozona il dato complessivo è stato +0,2%, ma con un calo della Germania (-0,7%) e del nostro Paese (-0,2%). Su base annua la crescita del Pil dell’area Ocse è stata dell’1,9% con un record del Regno Unito (+3,2%). Il Codacons: “Una sconfitta che peserà sulle famiglie”

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Roma – Nel secondo trimestre del 2014 il Pil dell’area Ocse è cresciuto dello 0,4% in crescita rispetto al +0,2% del trimestre precedente. Comunicando i dati, l’organizzazione sottolinea come il dato mascheri andamenti assai differenti. Se negli Stati Uniti il Pil ha segnato un ‘rimbalzo’ del +1,0%, seguito dal +0,8% del Regno Unito, in Giappone il calo dell’1,7% era ampiamente previsto per via dell’accelerazione registrata nei primi tre mesi (+1,5%). Nell’Eurozona il dato complessivo è stato +0,2%, ma con un calo della Germania (-0,7%) e dell’Italia (-0,2%).

Su base annua la crescita del Pil dell’area Ocse è stata dell’1,9% con un record del Regno Unito (+3,2%) mentre fra le grandi economie solo l’Italia resta in contrazione (-0,3%).

Il dato sul Pil italiano (-0,3% nel secondo trimestre), sottolinea il Codacons, evidenzia “una vera e propria debacle per il Paese, che avrà conseguenze pesanti per le famiglie, e le cui responsabilità vanno ricercate innanzitutto nell’opera sconsiderata della classe politica”.

“Tutti gli indicatori economici sono negativi: vendite, consumi, potere d’acquisto sono in costante calo, mentre aumenta il debito pubblico, la pressione fiscale, la disoccupazione giovanile e i fallimenti aziendali. In tale contesto – aggiunge il Codacons – la ripresa economica appare sempre più un miraggio, e il 2014 chiuderà con un bilancio pesantissimo”. “Questo è il risultato delle scelte operate dagli ultimi governi, che hanno aumentato la tassazione e imposto manovre ‘lacrime e sangue’, deprimendo i consumi e impoverendo le famiglie – afferma il Presidente Carlo Rienzi -. Per uscire dal tunnel ci vorranno ancora molti anni e una seria politica economica che riduca la pressione fiscale e aumenti il potere d’acquisto dei cittadini”.

(Adnkronos)