Ebola, da oggi in alcuni aeroporti degli Stati Uniti al via controlli con termometri a distanza

Il primo scalo americano a introdurre i controlli è stato il John F. Kennedy di New York. Nei prossimi giorni seguiranno l’aeroporto Newark Liberty in New Jersey, il Dulles di Washington, l’òHare di Chicago e l’Hartsfield-Jackson di Atlanta. Controlli già attivati nei Paesi africani, ma con quale affidabilità?

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New York – Negli aeroporti americani ci saranno termometri a distanza e questionari da compilare per i passeggeri in arrivo dai Paesi dell’Africa occidentale più colpiti dall’epidemia di ebola. Il primo scalo americano a introdurre i controlli è stato il John F. Kennedy di New York, al quale seguiranno nei prossimi giorni il Newark Liberty in New Jersey, il Dulles di Washington, l’òHare di Chicago e l’Hartsfield-Jackson di Atlanta.

La maggior parte dei passeggeri diretti negli Usa da Guinea, Liberia e Sierra Leone fa scalo nei cinque aeroporti, prima di raggiungere eventualmente altre destinazioni. Il Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie (Cdc) ha 20141011-ebola-airport-rules-312x277sottolineato che si tratta solo di uno dei provvedimenti per combattere la diffusione del virus. “Poiche’ vogliamo proteggere la popolazione americana, stiamo avendo un approccio graduale”, ha spiegato il portavoce del Cdc, Jason McDonald, sottolineando che i controlli sono eseguiti dalla polizia di frontiera su indicazioni del Cdc.

Per le verifiche sono utilizzate ‘pistole’ a infrarossi in grado di accertare la temperatura corporea e vengono analizzati eventuali sintomi che potrebbero indicare il contagio da ebola. Se un passeggero dovesse avere la febbre, le autorità sanitarie americane potrebbero trasferirlo in ospedale per ulteriori esami o metterlo in quarantena, secondo quanto previsto dalla legge federale, ha sottolineato il Centro. Per chi dovesse opporsi, la normativa prevede anche il carcere.

Tuttavia, secondo gli esperti, le misure adottate negli Usa non basterebbero a impedire che un malato di ebola possa entrare in territorio americano. Lawrence Gostin, docente di Diritto sanitario internazionale alla Georgetown Law School, ha ricordato che i termometri a distanza e i questionari sono stati già utilizzati in Canada e in Asia, durante l’epidemia di Sars nel 2002. I sistemi per il controllo della temperatura corporea “non hanno efficacia”, ha sottolineato il docente, spiegando che basta prendere un antipiretico in aereo per abbassare la febbre e risultare così negativi al test.

I passeggeri inoltre possono mentire nelle risposte al questionario per “evitare di essere fermati per ore ai controlli”, ha aggiunto da Londra David Mabey, docente alla London School of Hygiene and Tropical Medicine. I viaggiatori comunque vengono già controllati all’imbarco nei Paesi africani colpiti dall’epidemia e le verifiche supplementari all’arrivo sono essenziali nel caso il virus si manifesti durante il volo, al termine dell’incubazione, diventando così contagiosi.

In due mesi dall’inizio degli ‘screening’ in Guinea, Liberia e Sierra Leone, solo a 77 su 36mila passeggeri è stato negato l’imbarco, e a molti di questi è stata successivamente diagnosticata la malaria e non l’ebola. Thomas Eric Duncan, il liberiano morto a Dallas, riuscì ad arrivare negli Stati Uniti da Monrovia poiche’ non mostrava alcun sintomo, e nel questionario che gli era stato consegnato all’aeroporto in Liberia aveva scritto di non essere entrato in contatto con persone infette. Secondo i funzionari dello scalo di Monrovia Ducan ha mentito, poiche’ era stato vicino a una donna incinta morta successivamente di ebola.

(AGI)