Festival Internazionale del Film di Roma, Tomas Milian: “Dal suicidio di mio padre a Monnezza”. 

L’attore premiato con il Marc’Aurelio Acting Award racconta la propria vita tra dolori giovanili e avventura cinematografica – video

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Roma – Cappellino nero intonato con la camicia, simpatia e battute ma anche ricordi commossi e la sua storia difficile, il racconto di un padre violento che si suicidò davanti a lui a 12 anni, e il personaggio del “Monnezza” che resta il suo preferito. Tomas Milian è tornato a Roma, “rinasce” come dice lui stesso, per ricevere il Marc’Aurelio Acting Award alla carriera che quest’anno il Festival Internazionale del Film di Roma gli assegna come attore simbolo della romanità nel mondo, amato dalla città e dai romani, ma anche come interprete di tanto cinema. Partito dall’Actors Studio e poi sempre diviso tra Stati Uniti e Italia. Dai film con Luchino Visconti, Carlo Lizzani e tanti altri, agli “spaghetti western”, ai fortunatissimi polizieschi anni ’70 con il celebre “Monnezza”, fino ai lavori con registi come Steven Spielberg, Oliver Stone.

Oggi, a 82 anni, di origini cubane, ma cittadino statunitense e italiano, Milian, prima di ricevere il prestigioso riconoscimento al festival, ha parlato dell’infanzia a Cuba e del difficile rapporto con il padre, fino alla decisione di lasciare la vita agiata della sua famiglia borghese e partire per gli Stati Uniti per fare l’attore dopo essere rimasto folgorato dal film “La valle dell’Eden” con il personaggio di James Dean che come lui aveva un rapporto difficile con suo padre, che lui perse da piccolo.

“Mio padre si suicidò davanti a me, avevo 12 anni, mi rimase in testa il vederlo lì che si diede una pistolettata nel cuore – ha spiegato – mezz’ora prima mi aveva detto: Tommy sei un uomo, hai 12 anni, tuo padre è molto stanco. Ora pensa a tua madre e alla tua sorellina”. Uno choc, ma anche una liberazione per l’attore con un padre-padrone molto duro con lui, violento e di cui aveva paura. “Quando morì non piansi, ebbi una sensazione come di liberazione, come un popolo che è oppresso da un dittatore e decide di eliminarlo, però si è eliminato lui stesso” ha proseguito Milian.

La sua storia, gli esordi, il primo provino di successo all’Actors Studio ripensando proprio al padre, sua zia, l’unica che lo spinse a partire e gli pagò un corso di inglese a Miami, e i suoi film, sono raccontati nell’autobiografia “Monnezza amore mio”. E Milian, che al festival domani incontrerà anche il pubblico romano in una masterclass, non ha dubbi: il suo personaggio preferito tra tutti quelli interpretati resta sempre e comunque il “Monnezza”.

(TMNews)