Tripoli, offensiva dell’esercito libanese contro le milizie islamiste che minacciano il Paese dei cedri

I militari hanno lanciato una vasta operazione per cacciare i gruppi jihadisti dal cuore della città vecchia e dal sobborgo sunnita di Bab al-Tabbaneh. Nuovo scontro anche nella regione di Arsal. Dal Patriarca Raï sostegno all’esercito, impegnato a garantire “sicurezza e stabilità“. Beirut non è più in grado di accogliere altri profughi dalla Siria

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Beirut – L’esercito libanese ha lanciato una potente offensiva contro le milizie islamiste sunnite a Tripoli, principale centro del nord del Paese, costringendo i jihadisti alla ritirata dalla città vecchia e dal vicino sobborgo di Bab al-Tabbaneh. I combattimenti sono ripresi il 24 ottobre scorso e sono proseguiti per tutto il fine settimana, causando la morte di almeno cinque soldati e due civili. In risposta all’attacco dei militari, i miliziani – con sospetti legami con lo Stato Islamico dell’Iraq e del Levante e al-Qaeda – hanno minacciato di uccidere i soldati da tempo nelle loro mani, fino a che non verranno interrotte le operazioni. 

Nelle ultime ore il fronte al-Nusra, emanazione di al-Qaeda in Siria, ha lanciato un avvertimento all’esercito in merito a una “escalation militare che prende di mira i sunniti a Tripoli“. I jihadisti hanno chiesto la fine dell’assedio e una “soluzione pacifica“, altrimenti a pagarne le conseguenze saranno i soldati “prigionieri di guerra“. Una palese e confessata volontà di violare la Convenzione di Ginevra sul trattamento dei prigionieri di guerra.

In passato si erano verificati diversi focolai di tensione a Tripoli, ma per la prima volta dall’inizio della guerra in Siria i miliziani sono arrivati a occupare la città vecchia e il mercato locale, candidati Unesco quali patrimonio dell’umanità. Pronta la risposta dei militari, che hanno prima ricacciato i miliziani nel sobborgo di Bab al-Tabbaneh, dove vivono almeno 100mila persone. Oggi è ripresa l’offensiva dei militari, anche se i jihadisti sembrano aver abbandonato le postazioni e si sono avvertiti solo spari isolati. 

La tv libanese Future Television ha riferito invece di forti combattimenti in atto fra esercito e miliziani di al-Nusra (sostenuti dall’Isil) nell’area di Wadi al-Raayan, nella regione di Arsal, già teatro di violenze ad agosto. Nel pomeriggio di ieri i soldati hanno fatto irruzione in un appartamento a Ras al-Saraj, arrestando cinque cittadini siriani sospettati di legami con i gruppi terroristi

Sugli scontri in atto fra l’esercito libanese e le milizie estremiste è intervenuto anche il Patriarca maronita Beshara Raï, che condanna l’attacco contro i militari di stanza nella cittadina settentrionale di Tripoli e conferma il sostegno all’esercito libanese. Nel corso di in una vista ufficiale a Sydney, in Australia, il cardinale ha detto di pregare “per il successo dell’istituzione militare e le forze di sicurezza“, impegnate a “preservare la sicurezza e la stabilità in Libano“.

Il porporato ha chiesto inoltre di pregare “per la pace in Iraq e in Siria” e “in tutto il Medio oriente“, auspicando al contempo la fine dell’impasse politica in Libano che ha bloccato – sinora – l’elezione del nuovo presidente. 

Intanto, il governo libanese ha già annunciato nei giorni scorsi di non essere più in grado di accogliere altri rifugiati dalla vicina Siria, aggiungendo di aver raggiunto il livello di saturazione.

Il Paese dei cedri ha già preso in carico oltre 1,1 milioni di siriani in fuga dalla guerra fra l’esercito regolare, agli ordini del presidente Bashar al-Assad, e gli oppositori, un fronte variegato che comprende anche gruppi terroristi legati ad al-Qaeda e milizie dell’Isil.

Il flusso enorme dei profughi ha colpito una nazione che ha poco più di quattro milioni di abitanti.

(AsiaNews)