Nuova decapitazione dello Stato Islamico. Condannato si dimena e urla alla folla: “Reagite agli oppressori”

La scena ripresa in un video individuato dagli attivisti dell’Osservatorio siriano. L’uomo è accusato di apostasia, ma si professa innocente fino all’ultimo, si dimena e chiede alla folla di spettatori di ribellarsi. “Dove sono gli arabi?”, chiede prima della morte. In Siria oltre 210.000 vittime in quattro anni di conflitto

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Amman – Un nuovo scioccante video diffuso dal sedicente Stato Islamico mostra la decapitazione di un ‘condannato’, che fino all’ultimo si ribella, urla la sua innocenza e chiede alla gente che assiste alla barbara esecuzione di reagire contro gli “oppressori. È la prima volta che accade o che, comunque, se ne ha notizia. Il video è stato trovato in rete dagli attivisti dell’Osservatorio siriano per i diritti umani, ma sembra non sia più disponibile in Rete. “Non vi perdonerò – urla il giovane identificato come Obaid Jasem Shehab, in ginocchio e con gli occhi bendati – Siete degli oppressori“.

La scena si svolgerebbe in una località nella provincia di al-Hasakah, nella parte nord-orientale della Siria, e risalirebbe al 26 gennaio scorso. Alle spalle del giovane in ginocchio, il ‘giudice‘ dell’autoproclamato e sedicente Stato Islamico legge la sentenza. “Obaid Jasem Shehab ha insultato Allah“, dice, prima che il condannato cominci a urlare, rivolto alla folla di uomini e bambini. “Lo giuro, non ho insultato Allah!“.

L’onnipotente Allah – continua il ‘giudice’ dei jihadisti islamici – ha dato il potere ai suoi servi mujaheddin di arrestarlo e di provare senza coercizione che ha insultato Dio e non se n’è pentito quando poteva. Quindi la corte islamica lo ha condannato a morte per decapitazione, con l’accusa di apostasia“.

Uno dei quattro militanti intorno al condannato afferra la spada per eseguire la sentenza, ma il condannato rifiuta di piegare il capo. “Non vi perdonerò – urla – Non sono quello che dite voi. Dov’è la gente di al-Sheddadi (località della provincia di al-Hasakah, ndr), dove sono gli arabi?“.

Tra la folla comincia a sentirsi del frastuono, ma i quattro jihadisti boia ed esecutori della barbara e illegittima sentenza brandiscono le armi, ordinando a tutti di indietreggiare. Quindi tengono fermo il condannato con il capo verso il basso e uno di loro gli taglia la testa con la spada fino a staccarla del tutto e riporla tra le gambe della vittima.

L’episodio è l’ultimo di un lungo calvario di crimini contro l’Umanità di cui si sono macchiati i jihadisti islamisti aderenti al sedicente Stato Islamico, barbari esecutori di una strategia satanica di imperialismo islamista globale. Una storia infinita di atrocità da superare quelle commesse dalle SS naziste nel corso della II Guerra Mondiale. 

In Siria, infatti, il bilancio delle vittime del conflitto – che dura ormai da quasi quattro anni – ha raggiunto quota 210.060, di cui la metà circa sono civili. Sono dati diffusi sempre dall’Osservatorio siriano per i diritti umani, il think  tank con sede nel Regno Unito, che conta su una rete di attivisti in tutta la Siria. Tra le vittime, secondo l’Osservatorio, ci sono 10.664 bambini e 6.783 donne.

Almeno 35.827 delle vittime erano ribelli anti-regime di varie fazioni, mentre altre 45.385 erano uomini dell’esercito di Bashar al-Assad. Il bilancio si basa solo sulle vittime accertate tramite documenti di identità o tramite foto o video, una circostanza che può far pensare a un numero di vittime potenzialmente molto più alto.

Prima del conflitto, la Siria aveva una popolazione di circa 22,8 milioni di persone. Secondo le Nazioni Unite, almeno 3,73 milioni di siriani sono fuggiti all’estero, anche questo un numero non del tutto esaustivo, perché comprende solo i rifugiati che si sono regolarmente registrati come tali, chiedendo assistenza umanitaria, e non chi ha raggiunto parenti o amici all’estero, non attingendo alle misure di assistenza umanitaria. Quindi anche questa quantificazione potrebbe essere riduttiva rispetto al numero reale. 

(Credit: Adnkronos) © RIPRODUZIONE RISERVATA

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