Crisi ucraina, a Minsk prove di pace sull’orlo della guerra generale in Europa. Telefonata Obama-Putin
Putin: “pronti a una guerra”. Obama: “Mosca negozi”. Strage di civili ieri a Kramatorsk, nell’Ucraina orientale: razzi russi sparati dai separatisti sui civili fanno 15 persone morte e 63 sono rimaste ferite, tra cui 5 bambini. Indiscrezioni su un accordo di cessate il fuoco. Europa assente, Mogherini irrilevante, Gentiloni ottimista determinato. Ma l’artiglieria non tace
Roma – Oggi a Minsk si gioca una partita decisiva per la pace e per la guerra in Europea. In una partita a scacchi tra Mosca e l’Occidente, si gioca il presente del Continente, in mano a incoscienti che hanno giocato a Risiko con gli equilibri e la dignità dei popoli e delle Nazioni.
L’Europa è sull’orlo della guerra, una guerra che potrebbe essere devastante, ma che è sbagliata nei presupposti e negli scenari perseguiti.
Tuttavia, stante a quanto ha anticipato l’agenzia russa Itar Tass, che ha citato fonti anonime interne alla trattativa, sarebbe stato raggiunto un “accordo su un cessate il fuoco e su come monitorarlo”, ma anche “sul ritiro di armi pesanti dalla regione”.
Ma nell’attesa di verificare la fondatezza di questa via d’uscita dalla crisi più grave in Europa dalla fine della Seconda Guerra Mondiale (come se non mancassero nemici più seri, pericolosi e comuni), ieri è stata strage a Kramatorsk, città ucraina orientale della zona di Donetsk, saldamente nelle mani dell’esercito di Kiev, dove si contano le vittime del lancio di 30 razzi di fabricazione russa, sparati dai separatisti. Nell’attacco sono rimaste uccise 15 persone, 63 sono rimaste ferite, tra cui 5 bambini.
Ma domani il vertice tra Vladimir Putin, Angela Merkel, Franois Hollande e Petro Poroshenko – nella stessa città che dà il nome agli accordi oggetto del negoziato – potrebbe saltare proprio in conseguenza di quanto accade sul terreno in Ucraina. Sugli scenari nessuno si sbilancia.
Cauto Frank-Walter Steinmeier, ministro degli Esteri tedesco. “Vi sono ancora molte questioni aperte da risolvere prima dell’inizio del vertice“, ha detto alla vigilia del summit cui parteciperà la cancelliera Merkel.
Anche il presidente francese, François Hollande, ha annunciato che andrà a Minsk con una forte volontà di trovare un accordo, mentre Berlino ha lanciato un appello alle due parti, chiedendo di prepararsi a scendere a compromessi. I colloqui si concentreranno sulla delimitazione della zona cuscinetto demilitarizzata tra le forze di Kiev e quelle separatiste e l’avvio di contatti diretti tra il governo ucraino e le autorità separatise.
Secondo fonti diplomatiche, la Russia vuole che sia l’Osce (Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa) a sovrintendere alla creazione della zona demilitarizzata, con i 400 osservatori già presenti nel Paese.
Dal summit comunque la comunità internazionale si aspetta una nuova tregua, che gli sherpa (i negoziatori diplomatici che anticipano sempre i vertici internazionali, lavorando nella riservatezza, ndr), sembrano aver concordato. Gli scenari alternativi sono assolutamente preoccupanti. Da nuove sanzioni a Mosca alla fornitura di armi difensive da parte degli Usa a Kiev, ipotesi che non è tramontata, nonostante il ‘no’ dell’Ue, dopo l’incontro di lunedi’ tra Obama e Merkel. Ma che significherebbe una indiretta volontà di fare guerra alla Russia.
Ieri anche la Gran Bretagna – tradizionalmente più vicina alle posizioni americane – ha reso nota la contrarietà del gabinetto Cameron a questa ipotesi, riservandosi tuttavia il diritto di rivedere la decisione.
Barack Obama attende l’esito del negoziato per decidere se inviare “armi letali”. Nuove sanzioni e l’invio di armi “destabilizzeranno ulteriormente la situazione“, ha fatto sapere il Cremlino, mentre per il segretario del Consiglio di Sicurezza Russo, Nikolai Patrushev, l’inizio della fornitura di armi sarebbe un’ulteriore conferma che Washington è direttamente coinvolta nel conflitto in Ucraina.
Barack Obama ha chiamato Vladirmir Putin ieri sera. Nella telefonata i due presidenti hanno discusso delle violenze, della presenza e delle azioni delle forze russe nelle regioni orientali dell’Ucraina, all’origine della crisi iniziata ormai quasi un anno fa. Il presidente americano ha ribadito il sostegno degli Usa all’integrità territoriale e alla sovranità dell’Ucraina, ma ha anche espresso la propria preoccupazione per l’escalation della violenza nell’Ucraina orientale e, soprattutto, per il sostegno che le truppe russe stanno ancora dando ai separatisti. Lo hanno confermato fonti della Casa Bianca.
In precedenza Obama aveva invece chiamato il presidente ucraino, Petro Poroshenko. Obama ha anche esortato Putin a cogliere l’occasione dei colloqui domani a Minsk con Petro Poroshenko, François Hollande e Angela Merkel, avvertendo in modo esplicito Putin della possibilità di un inasprimento delle conseguenze per la Russia, se Mosca continuerà con azioni aggressive in Ucraina, “incluso l’invio di truppe, di armi e il finanziamento a sostegno dei separatisti”.
L’Europa è la grande assente in questa crisi. Federica Mogherini, Alto Rappresentante per la Politica Estera e di Difesa dell’UE, ha avuto una posizione marginale, meno rilevante di una segretaria dei negoziatori. Ma a fronte del ruolo reale, Mogherini ha detto che il vertice a quattro di questa sera nella capitale della Bielorussia “è un’opportunità, non una certezza, che non può essere perduta“, facendo il punto della situazione in Ucraina al Parlamento europeo in sessione plenaria a Strasburgo. “È la sola strada per cominciare a trovare una via di uscita alla crisi, che sta peggiorando in modo pericoloso. In gioco – ha ribadito senza particolare originalità – c’è la stabilità del continente“.
Nelle tragedie emerge la forza degli uomini. Vogliamo interpretare in modo benevolo il moderato ottimismo del ministro degli Esteri italiano, Paolo Gentiloni. “Mi auguro che la Russia sia consapevole del fatto che questi negoziati debbano portare a risultati concreti“, perché “il risultato dipende dalla Russia“, ha sottolineato il titolare della Farnesina, secondo il quale le “soluzioni possibili sono tante – ha aggiunto – come il modello italiano del Sudtirolo, perché nell’Europa di oggi è necessario avere degli stati sovrani con, nei loro confini, regioni con lingue e culture differenti“.
Nel frattempo, l’artiglieria non è stata tacitata da una parte e dell’altra, mentre le prime luci dell’alba a Oriente aprono una giornata che potrebbe essere riportata nei libri di storia come una pagina importante della Storia europea, ma che è già riportata nel curriculum di molti leader politici come data della vergogna, perché a questo stadio delle cose non si doveva comunque arrivare.
Un errore marcato tutto “Amministrazione Obama”, la peggiore amministrazione presidenziale probabilmente degli ultimi 100 anni. Vergogna, premio Nobel.
(Credit: AGI, Reuters) © RIPRODUZIONE RISERVATA
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