Libia, si disvelano le parti. Al-Thani: “aiutateci”. Al Hasi: “egiziani criminali”. Ecco chi dobbiamo sostenere
I jihadisti di Ansar al-Sharia e di Alba Libica alleati naturali del cosiddetto premier del Governo di Tripoli, Omar al-Hasi. Sostenere Abdullah al-Thani e Khalifa Haftar, terzium non datur
Roma – Nelle ultime ore si sono susseguite le dotte analisi degli strateghi militari e geopolitici, alcuni in servizio permanente effettivo, usi ad abbeverarsi alle mammelle statali in ogni forma ammessa dalla legge e dalla prassi della partitocrazia.
Si è detto, in sostanza, che in Libia non si deve andare a fare un’operazione militare senza l’ombrello dell’Onu, che notoriamente – per chi conosce la storia delle Nazioni Unite – non ha mai risolto un problema planetario senza l’intervento delle grandi potenze (e pure di quelle piccole).
Si è detto che in Libia esistono 200 tribù e che due governi si contendono il potere, precisando che il governo eletto è in realtà illegittimo, perché la Corte Costituzionale libica ha annullato le elezioni del giugno 2014, rimettendo in ballo il Paese.
Il 6 novembre 2014 la Corte Costituzionale libica sciolse infatti il Parlamento eletto, per iniziativa dei partiti islamisti, che avevano boicottato le elezioni e avevano raccolto miserrime briciole elettorali. Scriveva Roberto Bongiorni su ‘Il Sole 24 Ore‘: “La decisione della Corte Suprema, la massima autorità giudiziaria della Libia, è stata sollecitata da un deputato islamista, Abderrauf al-Manai, che insieme ad altri onorevoli ha boicottato le sedute del Parlamento a Tobruk. La ragione: la legislatura è incostituzionale, perché l’assemblea non si riuniva nè a Tripoli, né nella seconda città del Paese, Bengasi, come invece prevede la Costituzione – provvisoria – libica” (articolo completo qui). Noi trattammo la questione in questo articolo.
Il Parlamento si riuniva a Tobruk e non a Bengasi perché le milizie islamiste minacciavano la vita dei deputati. La decisione della Corte Costituzionale fu presa in un clima di intimidazioni fisiche e di scontri, tra cui l’assedio dell’aeroporto internazionale di Tripoli, devastato dai jihadisti.
Alla luce di questa premessa, si devono interpretare le parole dei due premier esistenti in Libia, Abdullah al-Thani, espressione di quel Parlamento libico sciolto con un colpo di mano islamista, e Omar al-Hasi, premier del cosiddetto (e autoproclamato) Parlamento di Tripoli, costituito da islamisti e che ha sottratto manu militari il potere al primo governo: che rimane quello riconosciuto dalla Comunità Internazionale, attesa la infondatezza della base costituzionale dello scioglimento pronunciato da una Corte Costituzionale minacciata dagli islamisti.
Al-Thani da ieri chiede l’intervento della Comunità Internazionale, altrimenti “l’Isis minaccerà l’Italia”. Uno scenario reale, concreto, verificabile: è così.
Il cosiddetto premier del “governo di Tripoli”, non riconosciuto dalla comunità internazionale e di matrice islamista, Omar al-Hasi, ha condannato i raid aerei egiziani contro lo Stato Islamico in Libia (Ansar al-Sharia e Alba Libica), sostenendo che “sono una violazione e sono attacchi di tipo terroristico“. Lo ha detto ieri nel corso di una conferenza stampa, durante la quale ha accusato il presidente egiziano al-Sisi “voler in questo modo portare all’estero la sua crisi interna” in Egitto. Crisi che esiste solo nella mente degli islamisti.
Al-Hasi ha chiesto al Consiglio di Sicurezza dell’Onu di premere sull’Egitto per fermare questi raid, ripetuti anche oggi e in cui ci sarebbero state vittime civili nella città di Derna, secondo quanto riportato dalle emittente televisiva “al-Jazeera” del Qatar, Paese che sostiene al-Hasi insieme alla Turchia, e che è invece ostile al presidente egiziano al-Sisi per la sua politica di contrasto del movimento islamista Fratelli Musulmani. Stante a “al-Jazeera” l’ospedale al-Harish di Derna ha ricevuto i corpi di sette civili, tra cui c’erano anche dei bambini, oltre ad aver curato 17 altre persone, alcuni dei quali versano in gravi condizioni.
ISIS: VENDICHEREMO ATTACCO EGITTO CON NUOVI SEQUESTRI – Per quadrare lo scenario, il leader del sedicente Stato Islamico, Abu Bakr al Baghdadi, è pronto a vendicarsi dei raid aerei egiziani su Sirte e Derna, in Libia, ordinando nuovi rapimenti di lavoratori egiziani in Libia. Lo rivela il quotidiano saudita “al Riadh” che cita fonti interne dei jihadisti siro-iracheni.
Secondo il quotidiano saudita “al Baghdadi ha pronta un’operazione veloce per vendicare i raid in Libia“, rivelando che il sedicente ‘califfo’ “ha inviato di recente un piccolo gruppo di suoi uomini a Sirte, approfittando dell’assenza di sicurezza nel paese, per formare un nucleo dello Stato Islamico e diffondere l’ideologia del califfato”. Avrebbe peraltro “trovato terreno fertile riuscendo a reclutare libici di Ansar al Sharia e sfruttando la presenza di tunisini reduci da Siria e Iraq, che le autorità di Tunisi hanno respinto alla frontiera”
Il nucleo inviato da al-Baghdadi sarebbe riuscito a reclutare anche elementi legati al passato regime di Muammar Gheddafi, il che darebbe un quadro di insieme definito.
Ecco perché l’Italia e l’occidente devono puntare e sostenere sulla parte più vicina ai nostri valori di laicità e di progresso: Al-Thani, il Parlamento eletto (rifuggiatosi a Tobruk) e le milizie lealiste del generale Khalifa Haftar che hanno affiancato le forze regolari libiche, anzitutto la forza aerea.
Renzi, Gentiloni e Pinotti si sveglino e diano una ripassata a un manuale di diritto internazionale. L’inazione si concreta come omissione di atti d’ufficio. Un reato. E non sembra aver sortito effetti la riunione straordinaria di una sottospecie di “gabinetto di sicurezza” (informale) svoltasi stamattina. Calma e gesso, ma decisioni che guardano alle decisioni salvifiche dell’Onu, che non ha mai risolto un problema. Come i fatti del 2011 in Libia testimoniano con gravità assoluta. Pressappochisti e confusi (e anche un tantinello ignorante).
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Se hai gradito questo articolo, clicca per favore “Mi piace” sulla pagina Facebook di The Horsemoon Post (raggiungibile qui), dove potrai commentare e suggerirci ulteriori approfondimenti. Puoi seguirci anche su Twitter (qui) Grazie in anticipo!