Liberato Ignazio Scaravilli, medico catanese sequestrato in Libia a gennaio

Era stato sequestrato il 6 gennaio scorso. Ora è a Tripoli. Era stato tenuto ‘protetto’ dal ‘governo’ di Tripoli, che in cambio della sua piena libertà chiedeva il riconoscimento dell’Italia. Le autorità italiane in loco hanno ‘convinto’ i miliziani islamici a farlo ritornare in Italia. Andrea Purgatori su ‘L’Huffington Post’ ha rivelato i retroscena


Catania – Ignazio Scaravilli, il medico catanese sequestrato in Libia il 6 gennaio scorso, è stato liberato dalla polizia libica, che ha fatto irruzione nel covo in cui era tenuto prigioniero da elementi della criminalità locale in combutta con i jihadisti di Ansar al-Sharia (Stato Islamico).

La liberazione sarebbe avvenuta una settimana fa, secondo quanto rivela Andrea Purgatori oggi su ‘L’Huffington Post’, e Scaravilli sarebbe poi stato messo sotto ‘protezione’ delle milizie islamiche che costituiscono il braccio armato del cosiddetto ‘governo di Tripoli’,che in cambio della completa liberazione chiedeva il pieno riconoscimento del Governo italiano al sedicente esecutivo insediato nella capitale libica da elementi insurrezionali di matrice islamica legati e sponsorizzati dai Fratelli Musulmani egiziani (sciolti d’imperio perché movimento terrorista dal governo del presidente al-Sisi).

Questo pomeriggio la Farnesina ha però reso noto che Ignazio Scaravilli è libero e in attesa di rientrare in Italia dopo cinque mesi, grazie al lavoro di ‘convincimento’ dei libici da parte di funzionari dello Stato operanti sul terreno. Ne ha dato conferma l’Unità di Crisi della Farnesina in contatto con gli altri apparati dello Stato.

Ignazio Scaravilli era stato rapito il 6 Gennaio scorso, medico ortopedico in pensione, era in Libia per cooperare a titolo gratuito con la Middle East Clinic Complex di Tripoli e prestava servizio umanitario presso il nosocomio di Dar Al Wafa, nel quartiere Souq Talat della capitale, zona in mano alle milizie islamiste e jihadiste.

Le nostre felicitazioni alla famiglia Scaravilli e complimenti alle professionalità che hanno operato in silenzio e con competenza in Libia. A loro dobbiamo la libertà del medico catanese, che si troverebbe in buona salute e sarebbe atteso a breve in Italia.

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