Hamas discute una tregua di 5 anni con Israele (giusto il tempo di riarmarsi…)

In cambio il movimento palestinese vuole un porto galleggiante a largo della Striscia di Gaza. In attesa di un nuovo attacco contro Israele, che però lavora con Egitto e Giordania (e altri Stati del Golfo) per una nuova storia in Palestina

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Doha – Alti esponenti di Hamas (Ḥarakat al-Muqāwama al-Islāmiyya) si sono riuniti in Qatar per discutere di una possibile tregua di cinque anni con Israele. Il lungo cessate il fuoco, appoggiato da Qatar e Turchia (sponsor principali del Movimento Islamico di Resistenza), si basa su una proposta formulata dall’inviato speciale dell’Onu Nikolay Mladenov. Lo ha riferito radio Israele, citata dal sito Ynetnews.com.

In cambio della tregua, Israele dovrebbe dare il via libera alla costruzione di un porto galleggiante a largo della costa di Gaza, sottoposto a supervisione israeliana o internazionale.

La proposta viene discussa fra il leader di Hamas Khaled Meshaal, che vive in Qatar, e alti esponenti del movimento islamico venuti da Gaza, fra cui Abu Marzuk. Il tentativo di accordo avviene mentre la popolazione di Gaza è sempre più esasperata per la mancata ricostruzione dopo il conflitto con Israele dell’estate scorsa.

Mancata ricostruzione che è in capo ai dirigenti di Hamas, i quali invece hanno l’obiettivo mai negato di distruggere lo Stato di Israele e di erigere in tutta la Palestina storica uno Stato islamico retto dalla sharia, la legge islamica di derivazione coranica.

La Striscia rimane isolata per il blocco da parte israeliana e per le continue chiusure del valico di Rafah da parte egiziana, valichi da cui sono passati per anni i rifornimenti di armi, esplosivi e missili con cui Hamas e il Jihad islamico (Movimento per il Jihad islamico, Harakat al-Jihād al-Islāmī fī Filasṭīn) conducono periodicamente campagne di attacco contro Israele.

Nelle settimane scorse un movimento jihadista legato al sedicente Stato Islamico – le Brigate di Omar – hanno condotto lanci di razzi verso la parte meridionale di Israele, per rappresaglia verso la repressione condotta dalle milizie di Hamas, che intendono mantenere la quasi esclusiva della lotta jihadista contro Tel Aviv.

La tregua offerta a Israele ha l’indubbio fine di consentire un riarmo finalizzato a una nuova campagna militare terroristica. Potrebbe però fare comodo anche a Israele, sia perché lo scenario nella regione è magmatico e in continua evoluzione che per l’oggettiva alleanza de facto oggi esistente tra Amman, il Cairo e Tel Aviv, che potrebbe costituire la premessa per dare nuovo vigore ai trattati di pace con i Palestinesi attraverso il rafforzamento dell’Anp e una nuova leadership palestinese più credibile di quella espressa da Mahmoud Abbas, attuale inquilino del Palazzo della Muqata a Ramallah.

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