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Irap, l’estorsione dello Stato ladro


Irap, l’estorsione dello Stato ladro

L’Irap è l’esempio di quanto può essere perverso un ordinamento tributario, e di quanto difficile sia correggerlo quando c’è di mezzo un gettito al quale non si può rinunciare. Fu introdotta nel 2008 da Vincenzo Visco (passato alla storia come Dracula) con l’intento, neanche troppo nascosto, di bastonare i suoi avversari politici, lavoratori autonomi e piccole e medie imprese. Partendo dal presupposto che il reddito da loro dichiarato è falso per definizione si inventò un’imposta difficile da evadere, con base imponibile più ampia possibile, comprendente anche costo del lavoro e interessi passivi.

[…] Oggi il 40-50% dei medici di famiglia paga l’Irap, gli altri non la pagano e vanno incontro alle contestazioni delle Entrate. In contenzioso il 70% delle cause è favorevole ai contribuenti e il 30% al fisco: c’è stato il caso di marito e moglie che esercitano la stessa professione negli stessi locali e uno ha avuto ragione e l’altra torto. Eppure il legislatore si volta dall’altra parte e l’Agenzia delle entrate continua a pretendere l’Irap e presenta appello contro ogni causa persa.

Non è questione di diritto, è solo questione di arraffare tutto il possibile.

(Marino Longoni, Arraffare tutto il possibile, ecco il vero scopo dell’Irap, ‘Italia Oggi’, 18 Giugno 2015) – Nella foto, Vincenzo Visco, esponente di punta del Partito Democratico e ‘padre’ dell’Irap, una forma di estorsione legalizzata dalla più pericolosa consorteria criminale: lo Stato predatore

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