Attentato al Cairo: perché tanta fretta di definirlo un attacco contro l’Italia? (foto)

Molti elementi sembrano indicare che l’autobomba esplosa non lontano dal Consolato d’Italia nella capitale egiziana non fosse diretta verso il nostro Paese, ma piuttosto verso un magistrato che da quella strada era solito passare per andare alla vicina Corte Suprema. Intelligence italiana propende – al massimo – per un atto dimostrativo, mentre un giudice riconosce: ero l’obiettivo dell’attentato. Esiste un ‘Lodo Mogherini’?

L'ingresso del Consolato italiano al Cairo e la strada laterale, dove si sono registrati i danni maggiori (foto Xinhua/Adnkronos)
L’ingresso del Consolato italiano al Cairo e la strada laterale, dove si sono registrati i danni maggiori (foto Xinhua/Adnkronos)


Quanta fretta, ma dove corri, dove vai ?
Se ci ascolti per un momento, capirai,
lui è il gatto, ed io la volpe,
stiamo in società, di noi ti puoi fidar“…

Era il 1977 ed Edoardo Bennato pubblicava ‘Il Gatto e la Volpe‘ (all’interno dell’album ‘Burattino senza fili‘) per stigmatizzare il comportamento dei falsi amici nel mondo dello spettacolo.

Oggi cade a fagiolo per segnalare al pppopolo sovrano (ma quando mai…) l’esistenza di falsi interpreti della attuale, travagliata e pericolosa vita internazionale, che deve confrontarsi con un dramma dentro la tragedia: combattere una guerra che si chiama terrorismo e che invece è una guerra di conquista globalmente lanciata dall’islamismo radicale. La differenza è che alcuni hanno riconosciuto la minaccia, conoscendone i presupposti storici; altri la negano o perché in mala fede o perché non hanno conoscenza dell’evoluzione storica del fenomeno. Terzium non datur.

Ieri mattina un’autobomba è esplosa al Cairo e l’onda d’urto dell’esplosione ha colpito anche il Consolato italiano. Ne è derivata l’immediata presa in carico delle cosiddette autorità italiane, che quasi in coro hanno individuato il destinatario di questo attacco: l’Italia. Malgrado alcuni elementi facessero propendere per una valutazione diversa. Quali?

Anzitutto, l’esplosione dell’autobomba non è avvenuta accanto alla sede consolare italiana, ma in un sottopassaggio nei pressi: lo dimostrano le foto 1, 4 e 6. Per colpire direttamente la sede consolare italiana, l’autobomba sarebba stata utilizzata accanto alla sede.

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In secondo luogo, l’ora dell’esplosione (le 6,30 locali) e il giorno non fanno propendere per un attacco all’Italia: semmai – nel caso fosse avvenuto con modalità diverse – avrebbe potuto essere un ‘attacco dimostrativo’, valutazione che la nostra intelligence ha fatto trapelare nel pomeriggio di ieri, smentendo di fatto il ministro degli Esteri, il presidente del Consiglio e il capo dello Stato. Infatti oggi si è registrata una poderosa marcia indietro: attacco perché Italia è amica dell’Egitto di Al-Sisi (decidiamoci ragazzi…).

Ancora, in nessun conto è stata tenuta la dichiarazione del vero obiettivo dell’attentato: il giudice Ahmad Al-Fuddaly. In Egitto i Fratelli Musulmani hanno chiamato i miliziani jihadisti da mesi a una campagna di assassinii di giudici e membri delle forze dell’ordine, rei – dal loro punto di vista – di condurre la politica anti-islamista del presidente Al-Sisi sul piano giudiziario e operativo. Come ha rilevato oggi Valentina Colombo su ‘La Nuova Bussola Quotidiana‘ (qui), questa versione sarebbe avvalorata dal materiale esplosivo usato, lo stesso – e con le stesse modalità – di quello utilizzato nell’attentato che ha ucciso il procuratore generale dell’Egitto, Hisham Barakat, assassinato con un’autobomba il 29 Giugno scorso.

20150711-rivendicazione-350Infine, la stessa rivendicazione attribuita a un sedicente ‘Isis Egitto’ è dubbia, perché è la prima volta che appare questa sigla: in altre occasioni, la firma che legava attacchi terroristici all’Isis (Islamic State of Iraq and al-Sham) è stata quella di Wilayat Sinai (provincia del Sinai, sottinteso ‘dello Stato Islamico’). Se è una novità, meriterà di essere analizzata.

Se allora l’attentato non è stato rivolto al Consolato italiano, colpito solo in via incidentale, bisogna allora capire perché le autorità italiane hanno compiuto un salto in lungo per qualificare l’attentato come ‘contro l’Italia’. Entriamo nei meandri dei misteri della politica italiana – spesso evanescente di fronte a certi temi (è sotto gli occhi di tutti): il jihadismo è uno di questi – e quindi possiamo solo fare ipotesi.

Nessun atto terroristico di rilievo è accaduto in Italia dall’11 Settembre 2001, a differenza di quanto accaduto a Madrid, Londra e Parigi (per semplificare). Questo è sicuramente un effetto della bravura dei nostri apparati di sicurezza preventiva (intelligence, Ucigos, Ros, et similia), ma evidentemente c’è anche altro – forse inconfessabile – perché basta guardare i porti, le stazioni, i luoghi di assembramento pubblico (come i parchi tematici) per capire come la dimensione della sicurezza visibile e passiva (controlli tecnici ai varchi, metal detector, strumenti per la rilevazione di armi ed esplosivi nelle borse o nei bagagli) sia del tutto inesistente. Un tipo di controlli che completa la filiera della sicurezza, che non può affidarsi solo alle informazioni e alle operazioni occulte l’azione di contrasto del ‘terrorismo’, perché questi atti possono essere compiuti anche dai cosiddetti ‘Lupi Solitari’, agenti secondo una strategia unica di attacco disegnata dall’Isis, in base a principi generali propagandati in mille forme, ma portati avanti secondo un’adesione volontaristica individuale spesso impossibile da prevenire.

Del resto non sarebbe una novità: l’Italia è il Paese che – con il cosiddetto ‘Lodo Moro’ – concesse ai terroristi palestinesi libera circolazione sul proprio territorio, purché non compissero atti terroristici. Gli atti terroristici furono commessi ugualmente, ma la sinistra italiana – da sempre filo-araba e filo-palestinese, pur dicendosi amica di Israele – ha sempre avuto un occhio di riguardo per taglia-gole e assassini seriali. Non sarebbe possibile un nuovo ‘Lodo Moro’, con una denominazione adatta ai tempi, tipo ‘Lodo Mogherini’?

Nel qualificare l’attacco del Cairo avvenuto ieri come ‘atto contro l’Italia’ vi sarebbe dunque lo sforzo (stupido) di dimostrare che il nostro Paese è obiettivo del jihadismo perché è parte attiva della lotta contro il sedicente Stato Islamico (come ha dichiarato il ministro degli Esteri Gentiloni nell’intervista oggi pubblicata da ‘la Repubblica’: qui), mentre lo è solo in parte e con un ruolo defilato.

Infine, sulla rivendicazione emessa dopo 10 ore da una sigla sconosciuta – ‘Isis Egitto’ – si potrebbe nascondere un’evoluzione dei rapporti tra Fratellanza Musulmana e Isis. Una mutazione di scenario in Egitto – e non solo – che avrebbe celeri ripercussioni sulla Striscia di Gaza, dove nelle scorse settimane è emerso il gruppo denominato ‘Brigata Omar’, che ha lanciato razzi contro la parte meridionale di Israele, dichiarando la propria volontà di combattere Tel Aviv e Hamas con lo stesso impegno. Se nel prossimo futuro Hamas e le formazioni jihadiste legate all’Isis dovessero trovare una saldatura, allora questo nuovo scenario in Egitto sarà più chiaro.

Un’alleanza tra Fratelli Musulmani e Isis imporrà scelte diverse, perché cambierà le ‘regole del gioco’ nel Mediterraneo. Non sarà più sufficiente la manifestazione di ‘personale amicizia’ di Renzi al presidente Al-Sisi, sarà indispensabile un’evoluzione anche di tipo militare.

Riusciranno i nostri eroi (si fa per dire) al governo del Paese a capirlo? Ne dubitiamo fortemente, visti il falsi nemici del jihadismo imperialista.

Quanta fretta, ma dove corri, dove vai ?
Se ci ascolti per un momento, capirai,
lui è il gatto, ed io la volpe,
stiamo in società, di noi ti puoi fidar“…

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