Nablus, coloni ebrei danno fuoco a una casa: muore bimbo palestinese. L’ira di Netanyahu: “È terrorismo”

Il padre è riuscito a salvare il fratellino di 4 anni, ma nel buio e il fumo non ha trovato il piccolo. Il resto della famiglia è ricoverata in ospedale con ustioni. Posti di blocco dell’esercito per catturare i responsabili. Il Primo Ministro: “combattiamo il terrorismo a prescindere da chi lo commette”, ma fonti dell’Anm controbattono: “colpa del governo”

20150731-attentato_nablus_afp-655x436


Tel Aviv – Tragedia in Samaria, regione della Cisgiordania sotto amministrazione dell’Autorità Nazionale Palestinese, Un bimbo palestinese di 18 mesi è morto avvolto dalla fiamme in un incendio appiccato alla sua casa dove – secondo i testimoni – tre coloni ebrei hanno attaccato una casa civile all’ingresso del villaggio di Kfar Douma, vicino a Nablus, dandole fuoco con bottiglie molotov.

Nell’incendio sviluppatosi un bimbo palestinese di 18 mesi è morto, mentre i genitori e un fratellino di 4 anni sono rimasti feriti e sono ricoverati in ospedale in condizioni gravi, ma non in pericolo di vita. La notizia è stata riferita da fonti della sicurezza palestinese e poi confermata dalla sicurezza israeliana. I tre coloni ebrei, che hanno agito mascherati, hanno lasciato sull’edificio adiacente scritte in ebraico inneggianti alla “vendetta” e “lunga vita al Messia” prima di scappare come codardi criminali.

La piccola vittima, secondo l’agenzia di stampa palestinese Maan, si chiamava Ali Saad Dawabsheh. Nell’incendio sono rimasti ustionati i genitori, Saad Mohammed e Riham Dawabsheh, e un altro figlio di quattro anni. Secondo i testimoni il padre è riuscito a salvare la moglie e l’altro bimbo, ma non è riuscito a individuare nel fumo e nel buio l’altro bimbo.

“Siamo di fronte a un attacco che si sospetta abbia un movente nazionalista” ha detto il portavoce della polizia israeliana Luba Samri, mentre il portavoce militare israeliano Peter Lerner ha assicurato che è stata messe in campo ogni risorsa disponibile per individuare e catturare i responsabili di un “barbaro atto di terrorismo“. Posti di blocco nella zona sono stati attivati e pattuglie dell’esercito sono state inviate per ricercare i fuggitivi.

Anche il governo ha condannato in modo durissimo questo crimine e una dura condanna è arrivata personalmente dal Primo Ministro Benjamin Netanyahu. “Sono scioccato da questo terribile atto criminale. Si tratta di un attacco terroristico. Israele mantiene un atteggiamento ferreo contro il terrorismo, senza riguardo su chi siano i colpevoli”, ha scritto Netanyahu anche su Facebook, assicurando di aver “incaricato le forze di sicurezza di utilizzare tutti i mezzi a sua disposizione per catturare gli assassini e consegnarli alla giustizia“. “Il governo israeliano è unito nella sua strenua opposizione a gesti talmente terribili e iniqui”, ha aggiunto il Premier di Israele in un comunicato in cui porge, a nome dei cittadini israeliani, le condoglianze alla famiglia colpita, augurando una pronta guarigione dei feriti.

Secondo un testimone palestinese, citato da Haaretz, i coloni hanno rotto le finestre prima di gettare dentro le molotov per poter essere certi che gli ordigni incendiari sviluppassero le fiamme all’interno della casa e non si limitassero a danneggiare i muri della casa. Secondo il parlamentare Yinon Magal, membro del partito nazionalista dei coloni Focolare Domestico, l’attentato è stato immorale e contrario a quanto previsto dall’ebraismo.

Magal ha ricordato come il villaggio dove è stato ucciso il piccolo Ali sia vicino alla zona dove lo scorso 30 Giugno venne ucciso un colono israeliano di 27 anni, Malachi Rosenfeld, da sospetti terroristi palestinesi. Rosenfeld era con altri tre amici in macchina, di ritorno da una partita di basket: i suoi amici rimasero feriti nell’attacco.

Fonti dell’Anm ritengono che il governo israeliano sia “pienamente responsabile” della morte del piccolo e ritengono l’accaduto la “conseguenza diretta” della “impunità” accordata dalle autorità israeliani ai coloni.

Di certo c’è che ammazzare persone con atto deliberato e indirizzato verso chi non può difendersi è un atto di barbarie assoluta, chiunque lo commetta. E nessuno potrà trovare il perdono di Dio, neanche se ne invoca la protezione per compiere questi atti criminali.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Se hai gradito questo articolo, clicca per favore “Mi piace” sulla pagina Facebook di The Horsemoon Post (raggiungibile qui), dove potrai commentare e suggerirci ulteriori approfondimenti. Puoi seguirci anche su Twitter (qui) Grazie in anticipo!


Save the Children Italia Onlus