Tra Silvio e Grillo (il Marchese del): autocrazia, senso della realtà, servizio allo Stato
Dichiarazioni, aforismi, detti, estratti di discorsi, affermazioni che girano sulla stampa e su internet e che spesso esprimono distillati di concetti, principi, piccole verità che vanno oltre le parole…
Non ho mai disconosciuto il talento di Silvio Berlusconi. Ma un leader politico che crede soltanto in se stesso e nella propria fortuna, anche se ha una tempra prometeica, in realtà è fragile dentro. Nel senso che il suo mondo non è relazionato ad altro che alla propria affermazione personale.
Quando essa declina, va a rotoli anche il progetto strategico di cui era l’anima. Ora molti suoi figli, figliocci e figliastri gli consigliano di farsi da parte, proprio per salvaguardare la storia della destra italiana nell’ultimo ventennio. Ma questa storia è segnata anche da una pochezza di valori impressionante messa in mostra da quella borghesia imprenditoriale a cui si era rivolto il Cavaliere per la sua ben presto abortita «rivoluzione liberale». I nuovi capitani coraggiosi della finanza hanno occupato la scena. L’antica razza padrona del Nord si è accodata (con qualche mal di pancia). Però mi chiedo: se oggi c’è un (vergognoso) fuggi fuggi da Forza Italia, non è anche perché qualcuno ha insegnato ai transfughi che il fine, cioè il successo e l’arte del galleggiamento, giustifica i mezzi?
(Michele Magno, Un leader che crede soltanto in se stesso in realtà è fragile, ‘Italia Oggi’ 16 Settembre 2015, pagina 8)
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