Gentiloni & Pinotti a Commissioni Esteri e Difesa: “ipotesi di nuovo ruolo in Coalizione anti-ISIS”. Riferiremo…
La ministra della Difesa e il ministro degli Esteri sono stati sentiti in audizione speciale dalle Commissioni Esteri e Difesa di Camera e Senato in riunione congiunta, dopo le indiscrezioni lanciate dal ‘Corriere della Sera’ di martedì sull’imminente avvio della campagna di bombardamenti dei Tornado dell’Aeronautica rischierati in Kuwait. Stucchi, Copasir, sottolinea il cambio di scenario che l’avvio dei bombardamenti imporrebbe per la sicurezza nazionale
Roma – La ministra della Difesa, Roberta Pinotti, e il ministro degli Affari Esteri, Paolo Gentiloni Silveri, sono stati uditi dalle Commissioni Esteri e Difesa di Camera e Senato, convocate in riunione congiunta martedì sera alle ore 21 per “Comunicazioni del Governo sullo stato delle missioni in corso e degli interventi di cooperazione allo sviluppo a sostegno di processi di pace e stabilizzazione“.
Al di là della formalità della convocazione, Gentiloni & Pinotti hanno riferito sulle indiscrezioni circolate sulla stampa italiana in merito a operazioni militari aeree italiane in Iraq, nel quadro delle operazioni della Coalizione Internazionale contro l’Isis, di cui l’Italia è parte integrante sia con ‘consiglieri militari’ e istruttori in Kurdistan che con il ridispiegamento di quattro Panavia Tornado del 6° Stormo di Ghedi (Brescia) nella “Ahmed Al Jaber Air Base” di Kuwait City.
Gli aerei italiani finora hanno mantenuto una configurazione ECR (Electronic Combat/ Reconnaissance), ossia di contromisure elettroniche di teatro e di riconoscimento e individuazione degli obiettivi (poi colpiti da altri aerei alleati). Nel caso si decidesse di avviare una campagna di bombardamenti, i quattro velivoli dovrebbero ricevere un aggiornamento per implementare la configurazione IDS (Interdiction and Strike) da attacco al suolo e da interdizione.
Sul tema, di grande importanza sia per il ruolo dell’Italia nel panorama mondiale che per quello inerente la sicurezza nazionale e la lotta contro il jihadismo neo-califfale, la ministra Pinotti ha spiegato che “si stanno valutando possibili nuovi ruoli per i nostri velivoli” e che nel caso si verificasse l’opportunità di questa ipotesi “ovviamente riferirò in Parlamento“.
Sullo stesso tenore anche il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni Silveri, il quale ha puntualizzato che l’Italia non ha preso nuove decisioni sull’utilizzo degli aerei in Iraq, ma che la situazione “è aperta” e “c’è una discussione tra gli alleati sul modo migliore per partecipare all’operazione. Ma una cosa è certa – ha aggiunto – l’Italia non ha preso nuove decisioni sull’utilizzo dei nostri aerei e se dovesse prenderle il governo non lo farebbe di nascosto ma coinvolgendo il Parlamento“.
Gentiloni Silveri si è mosso su un filo teso tra monsieur de La Palice e l’infinito, visto che in nessun Paese democratico – perfino negli Usa, in cui vige un presidenzialismo federale – il governo dispone l’avvio di campagne militari senza il voto assertivo del Parlamento. Quindi il titolare della Farnesina ha affermato una ovvietà.
La questione della partecipazione dei cacciabombardieri italiani ad azioni di attacco contro le milizie jihadiste in Iraq è tema che coinvolge la sicurezza nazionale nel suo complesso e, di conseguenza, “preoccupa il Copasir” e comporterebbe “la necessità di innalzare, ulteriormente, il livello di guardia contro il terrorismo” nel nostro Paese, ha evidenziato Giacomo Stucchi (LN, nella foto a sinistra), presidente dell’organismo parlamentare di controllo sui servizi di informazione e sicurezza.
Stucchi ha perciò sottolineato che un’eventuale mutamento operativo degli aerei italiani comporterebbe un conseguenziale innalzamento del livello di allerta della sicurezza nazionale, per “prevenire l’interesse di soggetti intenzionati a compiere attentati“. Tuttavia il presidente del Comitato Parlamentare per la Sicurezza della Repubblica ha spiegato che “una valutazione su quello che farà l’Italia la faremo in modo approfondito quando ciò avverrà, se avverrà“, aggiungendo che la questione dell’eventuale coinvolgimento in azioni militari da parte del nostro Paese “è stato affrontato con riferimento alla Francia, che già partecipa a raid anti-Is e che per questo è più interessata da eventi di tipo terroristico”.
Di fatto, se il ‘Corriere della Sera’ non avesse anticipato la notizia, Pinotti & Gentiloni non avrebbero avuto la sensibilità istituzionale di andare di fronte ai membri delle Commissioni Esteri e Difesa per spiegare quel che sta accadendo. E il tono con cui hanno relazionato ai membri delle due commissioni mostra come in fondo entrambi i ministri ritengano una mera formalità il passaggio parlamentare, mentre è un atto dovuto con effetti costitutivi su molti aspetti della vicenda militare e politica, di cui si spera che il Governo abbia preso in esame tutti gli scenari prevedibili, anche i più nefasti.
Un quesito però resta irrisolto: perché rispondere positivamente alla richiesta di un governo legittimo quale è quello iracheno e, al contrario, negare risposta e aiuto a un governo legittimo (perché internazionalmente riconosciuto) come quello libico? Non è forse altrettanto importante (se non di più sotto il profilo strategico) intervenire a sostegno del governo moderato e laico di uno Stato vicino (Libia)? Dubbi che purtroppo temiamo resteranno senza una risposta. Ma da questo Governo ormai ci aspettiamo di tutto.
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