Libia, Onu autorizza limitato uso della forza contro traffico migranti: solo in alto mare
Il Consiglio di Sicurezza ha adottato la Risoluzione 2240/2015 con il voto favorevole di tutti i membri e l’astensione del Venezuela. La Russia e la Cina non si oppongono e non pongono il veto, votando a favore per l’uso della forza contro i trafficanti di migranti. L’obiettivo è fermare il traffico illegale, ma il limite della risoluzione è sia di ordine temporale che di ambito di applicazione: operazioni ammesse solo in alto mare. Vietate le operazioni sulla costa e in acque territoriali libiche. Per Mogherini un mezzo flop: la terza fase dell’operazione ‘Sophia’ parte con le mani legate
New York – ll Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha votato quasi all’unanimità l’autorizzazione all’uso della forza nelle operazioni militari al largo della Libia contro il traffico illegale di migranti. La risoluzione 2240/2015 è stata infatti votata da tutti i membri permanenti e non permanenti del CdS, a eccezione del Venezuela che si è astenuto.
Voto favorevole anche di Russia e Cina, che avrebbero potuto opporsi – ponendo il veto – in quanto membri permanenti. Importante soprattutto il voto favorevole di Mosca, che avrebbe potuto contrastare l’azione di Francia, Germania, Gran Bretagna, Italia e Spagna, che sono stati promotori dell’approvazione del documento, dietro richiesta di Roma, volto ad autorizzare l’azione di sorveglianza militare contro il traffico illegale partente dalla Libia. Il rappresentante permanente di Tripoli all’Onu, Ibrahim Dabbashi, ha presenziato al voto, arrivato il giorno dopo la delibera dell’accordo di unità nazionale nel Paese, firmato ieri sera in Marocco, costituente la base per far ripartire il processo di ricostruzione unitario (nonostante qualche crepa apertasi oggi).
La bozza di risoluzione era stata presentata dalla Gran Bretagna lo scorso mese. “È una piccola parte della soluzione di una grande sfida“, ha commentato il rappresentante permanente di Londra all’Onu, Matthew Rycroft.
La risoluzione 2240-2015 è adottata sotto il vigore del Capitolo VII della Carta delle Nazioni Unite, che autorizza l’uso della forza in caso di minaccia militare e non militare alla sicurezza nazionale di uno Stato membro, consentendo tutte l’adozione delle azioni militari (articolo 42) e non militari (articolo 41) per porre fine a questa minaccia.
Le Forze Armate dell’Unione Europea sono da oggi autorizzate a ispezionare imbarcazioni, a sequestrarle e a distruggere quelle che si sospetta possano essere usate dagli scafisti, ma non autorizza azioni in acque territoriali libiche o sulla costa, azioni previste invece nella terza fase dell’operazione ‘Sophia’.
La risoluzione infatti non consente queste azioni militari verso tutti i tipi di imbarcazioni, escludendo in modo esplicito le navi “aventi immunità sovrana sotto il diritto internazionale” (quindi il naviglio militare) e si applica “solo in una situazione di contrabbando di migranti o di traffico di persone in alto mare e fuori dalle coste della Libia”. Un limite preciso che mutila le pompose dichiarazioni dell’Alto Rappresentante PESC dell’Unione Europea, Federica Mogherini, che legava l’azione militare contro il traffico di migranti – con tutte le operazioni speciali sulla costa per la distruzione del naviglio dei trafficanti – proprio all’adozione di questa risoluzione.
Da sottolineare la motivazione del rappresentante permanente del Venezuela, Rafael Darío Ramírez Carreño, astenutosi perché Caracas è contraria all’uso della forza per risolvere la crisi dei migranti. “Non è alzando muri o con azioni militari che si risolve questo problema“, ha dichiarato durante la procedura di voto.
La missione ‘Sophia’ quindi parte con il freno a mano tirato e, soprattutto, in un momento in cui il traffico dalla Libia verso l’Italia declinerà, sia per il peggioramento invernale delle condizioni meteo-marine nel Mediterraneo, sia perché saranno preferite altre rotte del traffico di essere umani per impedire un ricorso legale all’uso della forza.
Per Mogherini un successo monco.
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