Cavalcata di Nico Rosberg in Messico, secondo Hamilton. Giornata nera per la Ferrari
Bottas, terzo al traguardo, al 22° giro elimina Räikkönen in un contatto simile a quello di Sochi: ma per il pilota della Williams nessuna conseguenza. Interrotta una bella rimonta. Vettel al primo giro buca una gomma a causa di un contatto con Ricciardo, poi si lancia nel recupero, ma si gira alla Curva 8 al 18° giro, nello stesso punto esce dritto al 52°. A fine gara emerge la ‘signorilità’ di Lewis Hamilton: signori si nasce e lui, evidentemente, non lo nacque (per dirla alla Totò…). Perez ottavo nella gara di casa
Città del Messico – Cavalcata dal primo all’ultimo giro per Nico Rosberg, che si è aggiudicato la sedicesima edizione del Gran Premio del Messico, corso oggi sul circuito intitolato ai fratelli Pedro e Riccardo Rodriguez, eroi nazionali dell’automobilismo.
Una vittoria netta, ma non messa in pericolo – in apparenza – dal secondo classificato, Lewis Hamilton, apparso in qualche modo frenato: dalla strategia del team Mercedes o da una difficoltà reale a superare Rosberg? Lo sa solo l’Altissimo (oltre che Toto Wolff e Niki Lauda). Per il team di Stoccarda con base in Gran Bretagna è la decima doppietta stagionale, mentre Nico Rosberg ha conquistato oggi la dodicesima vittoria in carriera, con pole position e giro più veloce.
Sul terzo gradino del podio Valtteri Bottas, con la prima Williams al traguardo per un podio di motori Mercedes. Sotto il podio le due Red Bull di Kvyat e Ricciardo, in tiro nella prima parte di gara, poi apparse più in difficoltà al restart dell’unica Safety Car dispiegata, al 52° giro, a causa dell’uscita di Sebastian Vettel.
Per la Ferrari la gara messicana è da dimenticare. In partenza Vettel si è toccato con Ricciardo, rimediando una foratura e ripartendo dal fondo. Räikkönen, che invece era rimontato fino al sesto posto, ha incontrato sulla propria strada il connazionale Bottas, che al 22° giro ha resistito al tentativo di sorpasso del ferrarista nella Curva 3, per poi toccarlo nella curva successiva, mandandolo all’aria e causando la rottura della sospensione posteriore destra della Ferrari, con conseguente ritiro.
Vettel, invece, al 18° giro si girava alle Esse (Curva 8), dopo aver superato Button. Al 52° giro, nello stesso punto, tirava dritto, sbagliando la staccata e finendo sulle barriere. Nello stesso punto, durante la Drive Parade in mattinata, era rimasto fermo con la macchina d’epoca con cui veniva portato in giro per la pista. Cattivo presagio verificato. Il quattro volte campione del mondo si è scusato via radio per l’incidente con la squadra, ma Arrivabene è stato chiaro: “non si deve scusare, come la squadra non si deve scusare. Capita nelle corse, ci voleva un bagno di umiltà”. Insomma, giornata nera.
Tornando al risultato della gara, Massa ha conquistato un sesto posto bene augurante per la prossima gara in Brasile, mentre Hülkenberg ‘ha rovinato’ la festa di Perez precedendolo al settimo posto. Per il pilota messicano però il risultato significativo di uno stint infinito di 53 giri con le gomme Medium.
Le ultime due posizioni a punti sono state conquistate da Max Verstappen e Romain Grosjean, mentre Pastor Maldonado, con l’11° posto, guida il lotto degli inseguitori, precedendo Ericsson, Sainz, Button, Rossi e Stevens, ultimo dei classificati.
Oltre alle due Ferrari, ritiro anche per Alonso al primo giro e Nasr al 59°, con la Sauber del brasiliano senza freni nella zona dello Stadio.
Nel finale di gara, nota maleducata per Lewis Hamilton, che in otto giorni ha mostrato di essere un campione in pista, ma un bifolco fuori. Dopo l’episodio del cappellino lanciato da Rosberg nel dopogara ad Austin, a Città del Messico si è distinto per lo sgarbo di non congratularsi con il compagno di squadra appena scesi dalle monoposto. Un gesto di prassi sportiva, ma evidentemente di sport in Formula 1 ce n’è poco al momento. Resta il fatto che Hamilton ha dimostrato ancora una volta la validità del detto ‘signori si nasce’: evidentemente campioni si può diventare, ma signori si nasce davvero.
Premio signorilità a Vettel: per un quattro volte campione del mondo porgere le scuse è un gesto raro. Vedere un pilota come Vettel raccogliere i pezzi della monoposto incidentata (lo faceva anche in Red Bull) è un esempio da insegnare ai pilotini che mordono le piste sentendosi campioni al primo giuro più veloce. Chapeau!
LA GARA
Alla partenza Rosberg si spostava sulla destra per coprire la prima curva e Hamilton cercava, senza troppa convinzione, un sorpasso all’esterno. Dietro, Vettel veniva infilato da Ricciardo, dopo essere stato superato allo start da Kvyat, con il conseguente contatto e la foratura alla posteriore destra. Poco dopo Alonso avvertiva il box McLaren che il motore era senza potenza e veniva richiamato ai box per ritirarsi. Nel frattempo Räikkönen era risalito di quattro posizioni, mentre Vettel iniziava la rimonta, dopo lo stop ai box.
Al 4° giro, Räikkönen veniva avvertito di un surriscaldamento ai freni posteriori, quattro giri più tardi passava Ericsson, dopo aver fatto la stessa cosa con Nasr, per issarsi al 13° posto. La sarabanda dei pit stop iniziava a sorpresa al 9° giro, quando Bottas si fermava per montare le medie, imitato il giro successivo dal compagno di squadra Massa, da Hülkenberg, Sainz, Ericsson.
Al 18° giro, Vettel, dopo aver superato Button, si girava in uscita dalla Curva 8, all’ingresso delle Esse. Risultato, retrocessione dall’11° al 16° posto, rimonta da rifare. Nel frattempo l’altro pilota della Ferrari si portava al 6° posto. Il giro successivo si fermava Perez, montando le medie.
Fatale il 22° giro per Räikkönen, che superava Bottas alla Curva 3 e veniva ripassato alla successiva piega, con il pilota della Williams che restituiva il contatto di Sochi, mandando all’aria la Ferrari su cui si rompeva la sospensione posteriore destra. Fine della gara per Räikkönen, che però fino ad allora aveva ampiamente fatto il proprio dovere.
Davanti Rosberg guidava su Hamilton, Verstappen, Kvyat, Bottas, Massa, Ricciardo, Hülkenberg, Sainz e Perez, ultimo in zona punti. Poi Grosjean, Maldonado, Vettel, Button, Ericsson, Nasr, Stevens e Rossi.
Al 26° giro si fermava Verstappen, il giro successivo Rosberg, che lasciava la testa della corsa ad Hamilton, che si fermava al giro dopo. Jenson Button si fermava al 31° giro, montando le Soft, impossibile arrivare con quelle gomme alla fine, visto l’inatteso caldo. Di pioggia neanche l’ombra…
Sainz al 34° giro, in lotta con Perez per il 9° posto, tagliava la Curva 10 per difendere la posizione, ma doveva restituirla per evitare la penalità. E infatti Perez passava il pilota spagnolo all’ingresso del complex dello Stadio, sollevando le urla dei connazionali. Due giri dopo Vettel si fermava per il secondo pit (montando di nuovo Medium) e veniva doppiato da Rosberg, certificazione di una gara mandata alle ortiche per la malasorte.
Sainz era il primo pilota a punti a fermarsi per la seconda volta al 45° giro, montando le Soft. Due giri dopo era Rosberg a fermarsi per il secondo pit, in cui montava le Medium per arrivare fino alla fine della gara in sicurezza. Hamilton veniva chiamato ai box il giro dopo, ma non si fermava. Lo faceva il giro successivo (49°), restituendo il comando a Rosberg: ma al campione del mondo in carica servivano due richiami (senza risposta via radio) per entrare in pitlane. Nello stesso giro Rosberg staccava il giro più veloce (1’21”367).
Nel frattempo, Perez passava Verstappen nella zona dello Stadio per l’8° posto e Massa resisteva a Ricciardo per il 5°. Ricciardo però passava il pilota brasiliano all’inizio del 50° giro, proprio alla staccata della prima curva.
Svolta al 52° giro, quando nella zona delle Esse usciva Sebastian Vettel, che si fermava sulle barriere. Ritiro inevitabile, con ‘scuse’ al team via radio. Ma in una giornata negativa, non ci sono errori che tengano. Safety Car inevitabile.
Alla ripartenza, sei giri dopo, Hamilton compiva un timido tentativo di sorpasso, non così Bottas, che superava Kvyat alla prima curva. Rosberg andava largo alla Curva 8, ma Hamilton faceva un errore analogo subito dopo. Il giro successivo Nasr si girava all’ingresso dello Stadio con i freni ko, ritirandosi.
Al 64° giro, Maldonado rischiva di andare a muro nella curva che immette al complex dello Stadio (Curva 12), mentre Hamilton mostrava di aver margini per prendersi la vittoria e non accontentarsi del secondo posto. A Massa dai box veniva detto nel frattempo che sarebbe stato impossibile prendere Bottas al terzo posto, ma di stare in guardia perché le due Red Bull di Kvyat e Ricciardo avrebbero potuto essere vulnerabili sul finale di gara.
Intanto Perez presidiava l’8° posto, nonostante uno stint infinito con le Medium (e un solo pit stop).
Hamilton iniziava un avvicinamento su Rosberg, rosicchiando decimi su decimi, ma al 70° giro Rosberg limava mezzo secondo nel terzo settore, riallungando a 1”6 di vantaggio. Fino alla bandiera a scacchi senza cambi di classifica.
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FORMULA 1 GRAN PREMIO DE MÉXICO 2015 – GARA (CLASSIFICA PROVVISORIA)
Primati
Non ci sono primati da battere, perché il circuito ha subito modifiche nella configurazione
ZONE DRS – Due Zone DRS nell’Autodrómo Hermanos Rodríguez con un unico punto di rilevazione del distacco (Detection Point), collocato ‘uscita della Curva 15. Il primo punto di attivazione (Activation Point) è collocato 425 metri dopo la Curva 17, mentre il secondo punto di attivazione (Activation Point) è collocato 120 metri dopo la Curva 3.
Timing ufficiale (secondo il fuso orario di Roma)
Venerdì 30 Ottobre 2015
17:00 – 18:30 Prove libere 1: diretta su Sky Sport F1 (207) e differita su RaiSport 1 21.30 – 23.00
21:00 – 22:30 Prove libere 2: diretta su Sky Sport F1 (207) e differita su RaiSport 1 00.30 – 02.00
Sabato 31 Ottobre 2015
17:00 – 18:00 Prove libere 3: diretta su Sky Sport F1 (207) e differita su RaiSport 2 21.10 – 22.10
20:00 – 21:00 (STIMA) Qualifiche: diretta su Sky Sport F1 (207) e differita su Rai2 23.25
Domenica 1 Novembre 2015
20:00 – 22:00 (STIMA) Gara: diretta su Sky Sport F1 (207) e differita su Rai2 23.30 – 01.30 (STIMA)