Papa Francesco ai Luterani: “Se abbiamo lo stesso Battesimo dobbiamo camminare insieme”

In visita alla Christuskirche, Francesco ha esortato al cammino comune dei cristiani: “c’è il tempo della diversità conciliata”. Poi ancora ha aggiunto: “sempre fare riferimento al Battesimo. Un Signore, una fede un Battesimo. Andate avanti, non oso dire di più”. “Mi piace fare il parroco, fare il pastore, non mi piace fare i lavori da burocrate”

Roma – “C’è il tempo della diversità conciliata”. Papa Francesco – al quale “piace fare il parroco” – ha concluso con queste parole la visita compiuta domenica pomeriggio visita alla Christuskirche della comunità evangelica luterana di Roma.

Terzo papa a visitare la comunità evangelica luterana, dopo Giovanni Paolo II che venne qui l’11 dicembre 1963 e Benedetto XVI  il 14 marzo 2010, Francesco è stato accolto dal pastore luterano Jens-Martin Kruse e dal lungo applauso dei presenti, proseguito durante tutto il percorso che il Papa ha fatto lungo la chiesa, stringendo mani.

IL VIDEO DELL’INCONTRO

Un incontro definito “familiare” nel quale il Papa ha messo da parte l’omelia che aveva preparato e ha prima risposto ad alcune domande postegli dai presenti e poi ha improvvisato una riflessione sul “servizio”.

Alla prima domanda, posta da un bambino, “cosa ti piace di fare il papa?”, Francesco ha risposto: “mi piace fare il parroco, fare il pastore, non mi piace fare i lavori da burocrate, né le interviste protocollari, questa non è protocollare, è familiare. Mi piace fare il parroco. Mi sento bene quando visito gli ammalati, parlare con le persone disperate o tristi. Amo tanto andare in carcere. Ogni volta che vado in carcere mi chiedo sempre perché loro sì e io no. E ringraziare Gesù Cristo perché mi ha salvato, io non sono meno peccatore di loro. Gesù mi ha salvato. Se un papa non fa il parroco il vescovo il pastore sarà molto influente, ma io penso che nel suo cuore sarà infelice”. “Un tempo quando ero rettore della facoltà di teologia, accanto c’è una parrocchia e io ero parroco. Mi piaceva. E mi piaceva la domenica fare la messa con loro. Erano 250 ed era difficile tenerli tutti in silenzio, ma il dialogo con i
bambini mi piace perché, tu ragazzo forse mi capirai, voi siete concreti non fate domande teoriche sull’aria… A fare il parroco e a stare con i bambini si impara tanto”. “Per questo – ha concluso – voglio fare il Papa con lo stile del parroco”.

Più “complesso” il quesito di una donna, sposata con un cattolico, sul perché non possano condividere la Cena del Signore. “Se abbiamo lo stesso Battesimo – ha risposto tra l’altro il Papa –  dobbiamo camminare insieme. Ci sono domande che soltanto se uno e sincero con se stesso si devono rispondere lo stesso. Vedete voi. Io ho avuto una grande amicizia con un vescovo episcopaliano. Lui aveva questa inquietudine. Lui accompagnava la moglie e i suoi figli alla messa e poi andava alla sua comunità. Questa è una grande partecipazione”. “Sempre fare riferimento al battesimo. Un Signore, una fede un battesimo. Andate avanti, non oso dire di più”.

Ancora, cosa possiamo fare, è stato chiesto, per evitare che si costruiscano muri. “L’uomo – ha risposto Francesco – fin dal primo momento se leggiamo le Scritture è un grande costruttor di muri che separano lo vediamo fin dalle prime pagine della Genesi. C’è una fantasia nei muri umani, diventare come Dio. Perché costruire un muro è dire noi siamo i potenti e voi fuori, ma in  questo c’è la superbia del potere, l’atteggiamento proposto nelle prime pagine della Genesi: ‘sarete come Dio’. Fare un muro è in questa linea. Un rabbino nel 1200 più o meno spiegava ai suoi la costruzione della Torre di Babele, dove l’uomo faceva sentire la sua potenza. Era molto costoso e difficile”. “I mattoni salivano e gli operai li prendevano, se cadeva uno di questi mattoni era una catastrofe, perché erano costosi, se cadeva un operaio non faceva niente”.

“Il muro sempre esclude, il muro è il monumento all’esclusione. Anche noi nella nostra vita: l’orgoglio la vanità mi allontanano dal Signore”. E’ un muro. Come fare, la risposta è in quella che ha fatto Gesù: servizio, servizio. L’egoismo umano vuol difendere il proprio potere, egoismo, ma in quel difendersi si allontana dalla fonte della ricchezza. I muri alla fine sono come un suicidio. Ti chiudono ed è una cosa brutto la chiusura. Anche a Parigi abbiamo visto cuori chiusi, e anche il nome di Dio viene usato per chiudere i cuori. Che fare? Parlare chiaro, pregare e servire”.

E il giorno del giudizio “noi luterani e cattolici, da che parte saremo? a destra o a sinistra?”. “Ma – ha aggiunti – ci sono stati tempi brutti eh fra noi, le persecuzioni tra noi, con lo stesso battesimo ci siamo anche bruciati vivi, dobbiamo chiederci perdono per quello scandalo della divisione, perdono, tutti, luterani con cattolici”.

Non c’è un’altra scelta, oltre la scelta di servizio che lui ci ha indicato essendo servo, il servo del Signore. Mi piace per finire – ha sottolineato – chiedere che lui sia il servo della vita, che ci aiuti a camminare insieme, a lavorare insieme, ad amarci insieme con vero amore, ‘padre siamo diversi perché i nostri libri dogmatici dicono una cosa e i vostri ne dicono un’altra’. Ma un grande vostro ha detto un giorno che c’è l’ora della grazia riconciliata, di quel Dio che è  venuto da noi per servire, e – ha concluso – vi ringrazio davvero per questaospitalità fraterna”.

(AsiaNews)

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