La Russia accusa: “famiglia Erdogan coinvolta nel contrabbando di petrolio con l’Isis” (Video)

Il vice-ministro della Difesa di Mosca, Anatoly Antonov, ha presentato in una conferenza stampa le evidenze di intelligence che dimostrerebbero il coinvolgimento diretto del presidente turco nel traffico di petrolio “rubato dall’Isis a Iraq e Siria”. Erdogan abbassa la criniera: “l’approccio sarebbe stato diverso se si fosse saputo che il jet era russo”. Tempo fino al 1° Gennaio 2016 per non trasformare le sanzioni russe in azioni concrete, ma la Nato provoca Mosca con ogni mezzo

Mosca – La Russia ha ribadito le accuse contro il presidente turco Recep Tayyip Erdogan di essere coinvolto nel contrabbando di petrolio con i militanti dello Stato Islamico. Dopo le denunce dei giorni scorsi arrivate dal presidente Vladimir Putin, cui Erdogan aveva risposto chiedendo di provare le accuse, dicendosi pronto a dimettersi laddove provate, il ministero della Difesa di Mosca ha rincarato le dose.

Oggi – ha detto in un briefing con i giornalisti il vice-ministro della Difesa Anatoly Antonovpresentiamo solo alcuni dei fatti che confermano che un team di banditi ed élite turche che ruba il petrolio dai loro vicini opera nella regione“.

Secondo le nostre informazioni – ha aggiunto Antonov, che ha parlato di “enormi quantità di petrolio” che entrano in territorio turco attraverso migliaia di camion – la massima leadership politica del Paese, il presidente e la sua famiglia, è coinvolta in questo business criminale“.

Il ministero ha poi sottolineato come dall’inizio dei raid russi in Siria, il 30 settembre scorso, si siano però significativamente ridotte per lo Stato Islamico le entrate provenienti dal contrabbando di petrolio. Il generale Sergey Rudskoy ha rivelato che fino a due mesi fa “le entrate per questa organizzazione terroristica erano di tre milioni di dollari al giorno, oggi sono di circa 1,5 milioni”.

Nel corso del briefing sono state diffuse foto dei camion carichi di petrolio che attraversano la frontiera tra la Siria e la Turchia, video dei raid aerei contro i depositi dell’Is e mappe con i movimenti dettagliati del contrabbando. Rudskoy ha precisato che altre prove saranno pubblicate nei prossimi giorni sul sito del ministero.

Dopo l’abbattimento, il 24 novembre scorso, di un caccia russo da parte delle Forze aeree turche con l’accusa di avere violato lo spazio aereo, Putin aveva accusato Ankara di averlo fatto perché il Sukhoi stava raccogliendo prove sul contrabbando.

Nel corso della conferenza stampa sono state mostrate foto, mappe, video: così la Russia ha rivelato al mondo quelle che considera le prove del traffici del presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, e della sua famiglia, accusati apertamente di arricchirsi con il traffico di contrabbando di petrolio e di ‘saccheggiare” tanto la Siria che l’Iraq.

La Russia non ha chiarito quali prova possegga del legame diretto di Erdogan e della sua famiglia con questi traffici, ma il ministero della Difesa russo ha mostrato immagini satellitari che mostrerebbero colonne di autocisterne cariche di petrolio vicino a installazioni controllate dall’Isis in Siria, prima di attraversare il confine ed entrare in Turchia. Alcune immagini sono state diffuse anche dal Cremlino: un convoglio di camion attraversa il valico di Reyhanli, al confine tra Turchia e Siria, senza alcun controllo al posto di sicurezza.

La Turchia è il principale consumatore del petrolio rubato ai suoi legittimi proprietari, Siria e Iraq. Secondo le nostre informazioni, la leadership del Paese – Erdogan e la sua famiglia – sono coinvolti in questo traffico criminale“, ha tuonato il vice-ministro della Difesa, Anatoly Antonov. “Forse sono troppo esplicito, ma il controllo di questo affare criminale si può affidare solo alle persone più legate a sé“, ha aggiunto.

Il presidente russo, Vladimir Putin, nei giorni scorsi aveva già accusato la Turchia di aver abbattuto il Sukhoi-24 lo scorso 24 novembre, sopra la frontiera siriana, per proteggere le vie di transito del petrolio, ma il vice-ministro Antonov si è spinto oltre, citando personalmente Erdogan e la sua famiglia. “In Occidente, nessuno si fa domande sul fatto che il figlio del presidente della Turchia guida una delle maggiori aziende energetiche del Paese e che suo genero è il ministro dell’Energia? Quale meraviglioso business familiare“, ha osservato.

Il dito è puntato perciò sul figlio del presidente, Bilal Erdogan, le cui navi, secondo alcuni media occidentali, venderebbero petrolio dell’Isis sul mercato nero. L’accusa formulata dal ministero della Difesa russo è di comprare “200.000 barili al giorno di petrolio dall’Isis, ma anche di inviare armi ai terroristi. Una pratica – ha osservato il capo del Centro Nazionale per la Difesa, Mikhail Mizintsev, che Ankara non ha intenzione di fermare. “Nell’ultima settimana sono passati dalla Turchia alla Siria 2.000 miliziani, più di 120 tonnellate di munizioni e circa 250 veicoli destinati all’Isis e alle unità di Jabhat al-Nusra“, ha affermato Mizintsev.

La Turchia sarebbe così il primo consumatore del petrolio venduto dall’Isis: Mosca si è spinta fino ad affermare di consocere tre rotte attraverso cui l’Isis invia petrolio.

La prima, occidentale, consente di prelevare il greggio nelle raffinerie vicino Raqqa per condurlo ad Azaz, città siriana che collega Aleppo con il confine turco, da cui colonne di autocisterne entrano in Turchia attraverso Reyhanli;

Sulla base di immagini satellitari, il ministero sostiene che sono provati i passaggi della frontiera di centinaia di autocisterne. “Nessuna ispezione viene fatta sui veicoli in uscita“, ha accusato il vicecapo di Stato maggiore Serghei Rudskoi.

La seconda rotta, secondo i russi, parte dalla provincia siriana di Deir Ez-zourin e le autocisterne attraversano il confine a Al-Qamishli, in una zona sotto il controllo dei qaedisti del Fronte al-Nusra, dirigendosi verso la città turca di Batman.

La terza, infine, consentirebbe il passaggio del greggio dalla Siria orientale e dall’Iraq occidentale fino alla punta sud-orientale della Turchia.

I satelliti avrebebro catturato sin dall’estate scorsa centinaia di immagini di cisterne che attraversano il confine e da quel momento, il flusso, secondo i russi, non ha avuto interruzioni.

Le immagini diffuse ieri sono solo una parte di quelle in possesso dell’intelligence russa. Le altre – hanno dichiarato i massimi dirigenti politico-militari di Mosca – saranno rese note nei prossimi giorni e nelle prossime settimane.

La reazione di Erdogan – Recp Tayyp Erdogan ha reagisto con furia. “Nessuno ha il diritto di calunniare la Turchia accusandola di comprare petrolio dall’Isis“, ha affermato, aggingendo di non aver perso “i miei valori a tal punto di comprare petrolio da una organizzazione terroristica“, ripetendo di essere pronto a dimettersi se si dimostra il suo coinvolgimento nel traffico di petrolio e invitando chi lancia le accuse a fare altrettanto. Dichiarazioni che Erdogan ha rilasciato dal Qatar, nel corso di una cerimonia in cui è stato investito di una laurea ‘honoris causa’.

In contemporanea alla sua visita da Doha, l’azienda pubblica turca Botas e l’azienda nazionale di petrolio del Qatar hanno firmato un accordo di lunga durata per l’importazione di gas naturale liquido dallo Stato arabo, una mossa strategica di sostituzione, visto che la Turchia importa dalla Russia la metà del gas consumato, ma la crescente tensione ha spinto Ankara a mettersi al riparo.

(agenzie) © RIPRODUZIONE RISERVATA

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