A Firenze la grande arte dei Guggenheim

Oltre 100 capolavori per raccontare l’incredibile vivacità dell’arte europea e americana dagli anni ’20 agli anni ‘60 del XX Secolo

FIRENZE – “Comprare un’opera al giorno” era il motto di Peggy Guggenheim, mecenate e collezionista, mercante e gallerista, ereditiera caparbia e libera che scelse di dedicare la sua vita all’arte con la convinzione che proprio il bello potesse cambiare il mondo nonostante gli orrori della guerra. Agli artisti e alle opere straordinarie che Peggy e lo zio Solomon Guggenheim – fondatore dell’omonimo museo newyorkese – collezionarono, Palazzo Strozzi dedica la mostra “Da Kandinsky a Pollock. La grande arte dei Guggenheim”, da oggi, 19 marzo, al prossimo 24 luglio.

Oltre 100 capolavori – in prestito dalle fondazioni di New York e di Venezia – portano la firma di maestri dell’arte moderna come Picasso, Duchamp, Man Ray, dei cosiddetti informali come Burri e Lucio Fontana e dell’arte americana degli anni ’50 e ’60 rappresentata da Pollock, Rothko, de Kooning, Calder e raccontano la nascita delle neoavanguardie del secondo dopoguerra insieme all’intreccio di relazioni tra Stati Uniti e Europa, tessuto proprio dai Guggenheim.

C’è la monumentale Curva dominante di Kandinsky, che, ancora sconosciuto, espose nella prima galleria Guggenheim Juene di Londra; Il bacio di Ernst, manifesto dell’arte surrealista; lo Studio per scimpanzé di Bacon, che campeggiava nella stanza da letto di Peggy; Risplendente di Sam Francis, la pop art di Lichtenstein che con Preparativi (1968) – altra opera in mostra – denunciò, attraverso un linguaggio vicino al fumetto, la guerra in Vietnam.

Nel dialogo tra le tele che si esprime nel percorso, è possibile ravvisare i temperamenti opposti dello zio e della nipote, in parte in contrasto proprio a causa di questa diversità: lei spregiudicata e emotiva anche nella scelta delle opere che spaziavano dal cubismo al surrealismo, lui rigoroso nel suo spirito alto-borghese poco incline all’approccio commerciale di Peggy che credeva che il mercato e la vendita delle opere fosse uno strumento fondamentale per la sopravvivenza degli artisti. Entrambi però furono portatori di una visione dell’arte innovativa, moderna: da una parte la casa-museo con le pareti curve di Palazzo Venier dei Leoni e dall’altro uno spazio museale compiuto, omogeneo il cui progetto – il famoso edificio a spirale – Solomon affidò a Frank Lloyd Wright.

Come affermato dal curatore dell’esposizione fiorentina Luca Massimo BarberoQuel che emerge da questa mostra è che per i Guggenheim collezionare vuol dire soprattutto saper gestire. Peggy e Solomon non si danno come missione quella di comprare ma entrambi puntano a costruire una pagina di storia dell’arte, ad essere rappresentativi nella promozione e nella formazione e soprattutto a fornire una nuova visione delle cose“. Proprio negli spazi della Strozzina, nel 1949, Peggy Guggenheim espose la sua collezione prima della collocazione definitiva nella città lagunare. Solo un anno prima era stata invitata alla Biennale di Venezia dove, nel padiglione greco, prese forma l’esposizione più completa del modernismo con opere cubiste, astratte, surrealiste e inedite a firma di Rothko e Pollock, stella indiscussa della galleria newyorkese di Peggy che, per l’inaugurazione del 1942, affermò: “indossai un orecchino di Tanguy e uno di Calder, per dimostrare la mia imparzialità tra l’arte surrealista e quella astratta“.

Fu proprio in quel luogo stimolante che ebbe inizio l’Espressionismo astratto americano – influenzato dal surrealismo importato dall’ereditiera americana – quello che si potrebbe definire il primo movimento artistico americano di spessore internazionale. Fu nel fluire della creatività, nello scambio adrenalinico, nella creazione vorticosa di spazi consacrati all’arte e alla libera espressione, che Peggy diede vita alla sua idea di società, lontana dalle persecuzioni naziste, dagli strappi delle nuove battaglie, dall’altalena del potere, dall’asprezza della cattiveria. Ella plasmò a sua immagine dei rifugi contro la banalità con pareti tappezzate di forme e colori in grado di sostituire le parole, carichi di messaggi dalla forza prorompente – a volte non compresi dalla maggioranza – ma in grado di cogliere gli umori del presente e di anticipare quelli del futuro.

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Da Kandinsky a Pollock. La grande arte dei Guggenheim“, dal 19 Marzo 2016 al 24 Luglio 2016,  Palazzo Strozzi – piazza Strozzi, Firenze

ORARIO: tutti i giorni inclusi i festivi dalle 10 alle 20. Giovedì dalle 10 alle 23

BIGLIETTO: intero 12 euro – ridotto 9.50 euro – gruppi 4 euro.

Costo prevendita a biglietto (escluso scuole) 1 euro

TELEFONO PER INFORMAZIONI: +39 055 2645155

E-MAIL INFO: info@palazzostrozzi.org

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