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Jihad e violenza, islam e cristianesimo: Bergoglio sbaglia e prende lucciole per lanterne. Cattolici, insorgiamo

Nella conferenza stampa sull’aereo che lo riportava a Roma, Bergoglio ha sottolineato che è un errore identificare l’islam con terrorismo e violenza, con un parallelismo che non sta in Cielo né in terra…

Jeorge Mario Bergoglio sta turbando la residua serenità dei cattolici, che avvertono sempre più la minaccia del jihadismo islamico, ma si devono scontrare con le incredibili parole del loro capo spirituale (chi scrive è cristiano-cattolico, ndr).

Al ritorno da Cracovia, dove ha presieduto la Giornata Mondiale della Gioventù, il papa nero (perché gesuita) ha detto cose incredibili, facendo un parallelismo tra islamici e cattolici che dovrebbe essere derubricato a ‘cretinata’, se fosse stato proposto da una persona qualsiasi: dette dal vescovo di Roma sono di gravità inaudita.

Bergoglio ha infatti spiegato ai giornalisti che viaggiavano sull’aereo che non gli piace sentire parlare di violenza islamica: “Tutti i giorni sui giornali vedo violenze anche in Italia ad opera di cattolici battezzati”, ha rilevato, aggiungendo: “se io parlo di violenza islamica devo parlare anche di violenza cattolica, ma non tutti i cristiani sono violenti così come non tutti gli islamici lo sono”, perché in quasi tutte le religioni “c’è un piccolo gruppetto fondamentalista, anche noi lo abbiamo”.

Tra tautologia (non tutti siamo violenti, non tutti sono violenti) e confusione di idee, Bergoglio elabora una equazione sciocca: i delinquenti e i violenti cattolici stanno al cattolicesimo (e al cristianesimo) come i jihadisti islamici stanno all’islam.

L’affermazione sciocca in punta di religione e in punta di diritto penale.

Sotto il profilo religioso, in nessuna parte dei Vangeli, del Nuovo Testamento e del Catechismo della Chiesa cattolica c’è un invito a commettere atti violenti in nome e per conto di Dio, non esiste giustificazione della violenza individuale illegittima, non si chiede di imporre alcunché ad alcuno, non si giustificano mutilazioni con argomenti religiosi, non si favorisce la sottomissione di alcuno, non si pongono su piani etici diversi le persone: tutti figli di Dio, tutti liberi di adeguarsi o meno al volere di Nostro Signore, al quale spetta il giudizio supremo e finale.

Nel Corano, nella Sunna e negli Editti – perfino nelle fatawa (plurale di fatwa, sentenza religiosa, ndr) – c’è un continuo ricorso all’ordine di sopprimere gli infedeli, assassinare i sodomiti, conquistare il mondo per imporre la sharia, attaccando i miscredenti in ogni modo e con qualsiasi mezzo. La violenza è il mezzo ordinario per promuovere la supremazia islamica, con cui una nutrita minoranza di autoproclamati interpreti della volontà di Dio usurpano al Signore il potere di giudicare e punire i peccatori.

Ergo, l’assioma delinquenti cattolici = jihadisti islamici è infondato sul piano religioso.

Sul piano giuridico penale, ancora, la riflessione è altrettanto infondata, perché la sharia (legge islamica) pone su piani diversi i musulmani e tutti gli altri infedeli, mentre il diritto penale positivo – sia di matrice romano-germanica che di matrice comune anglosassone – non fa differenza tra le persone in funzione della religione professata, del genere o delle idee: pone l’individuo in condizione di parità di diritti di fronte alla legge.

Dunque, anche sotto il profilo giuridico positivo le affermazioni di Bergoglio non hanno fondamento.

In realtà, il gesuita Bergoglio sta conducendo una battaglia oscura, di cui molti acuti osservatori non comprendono le finalità, arrivando a sollevare perfino qualche perplessità sulla salute del Pontefice di Roma, palesemente in errore (nell’immagine seguente, l’editoriale di ‘Dabiq’, periodico dello Stato Islamico pubblicato il 31 Luglio 2016, con un titolo significativo “Perché vi odiamo e perché vi combattiamo”, riferito ai cristiani, considerati apostati della fede).

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Errore condiviso con parte della gerarchia, che incide sui fedeli nelle chiese e produce una reazione montante verso il filo-islamismo bergogliano, che procede imperterrito anche di fronte a fatti incontrovertibili e che lo contraddicono di continuo.

Tra smarrimento e interrogativi crescenti, noi porgiamo un invito ai cattolici: 1) approfondire la lettura del Corano, della Sunna e degli Editti, ossia le fonti religiose e giuridiche dell’islamismo e del jihadismo imperialista di conquista; 2) cominciare a contestare le prediche di sacerdoti che nulla sanno di islam e di jihadismo, limitandosi a ripetere a pappagallo le indicazioni del papa e dei vescovi piegati a questo modo indecente di affrontare la realtà (con gravi aspetti di apostasia vera e propria, come è stato svilire l’Eucaristia, mimando la distribuzione del ‘pane’ agli islamici convenuti nella chiesa di Ventimiglia ieri, domenica 31 Luglio. L’Eucaristia non è pane benedetto, ma corpo di Cristo).

C’è un ‘luogo’ dove procedere a questa contestazione (che necessita di conoscenza e preparazione): le assemblee liturgiche. La Santa Messa è un’assemblea liturgica e prevede la partecipazione dei fedeli, che non sono semplici ‘riceventi’ del messaggio dell’emittente (l’officiante).

Preparatevi, approfondite e contestate ai sacerdoti le affermazioni infondate, svianti, mendaci e i tentativi di distogliere l’attenzione sul dato centrale: un nucleo minoritario (ma forte) di musulmani si è intestato una battaglia imperialista di sottomissione religiosa, conquista geopolitica e appropriazione materiale del resto del mondo, ponendo la fede in Allah alla base della piattaforma politica, religiosa e geopolitica sottostante.

Negarlo senza conoscere il tema è peccato di conoscenza, negarlo conoscendo il tema è un grave attentato alla Chiesa cattolica e mette in pericolo tutti i cristiani di ogni confessione, che – a modesto avviso di chi vi scrive – dovrebbero abbracciarsi e tendere al rapido riavvicinamento nel momento del comune ed esiziale pericolo di estinzione per soppressione.

Uno sterminio che Bergoglio sta giustificando (lo voglia o meno non importa).

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