La Quarta Vita del Motor Show, chiusa l’edizione numero 39
Con la gestione di Bologna Fiere, è iniziato il nuovo corso – un ritorno alle origini – di un appuntamento storico che coniuga da sempre motori e motorsport, ma solo il futuro ci dirà se è una resurrezione o una riesumazione di cadavere
Bologna – Il 39° Motor Show di Bologna ha chiuso ieri i battenti, tra programmi di sviluppo e forte desiderio di coniugare la ripresa dell’automotive nazionale, la mai sopita passione per il motorsport e i vincoli di bilancio che impediscono a molti appassionati di spostarsi e visitare un evento considerato imperdibile nel passato. In questo quadro, magari un abbassamento del prezzo del biglietto non sarebbe male.
Il Motor Show entra quindi nella sua Quarta Vita, dopo l’ideazione di Mario Zodiaco e la gestione iniziale con Sandro Munari e Giacomo Agostini, la rilevazione da parte di Promotor di Alfredo Cazzola dal 1981 e la cessione alla società francese GL Events nel 2007. Da quest’anno, Bologna Fiere ha preso in mano l’evento. Anzi, ripreso in mano, sarebbe più corretto dire, perché a passare di mano era il contratto che legava l’originario ideatore e BolognaFiere Spa, la società di gestione del quartiere fieristico felsineo, fino al 2021.
Il programma triennale approntato per ridare vita a questo evento potrebbe avere successo, così come fallire, l’esito dipenderà da molti fattori esogeni, tra cui l’andamento del mercato dell’auto in Italia, il riassorbimento della crisi economica, una nuova proattività delle case automobilistiche verso un evento di cui molti sentono la mancanza in un territorio che ha perso molto appeal commerciale nonostante la ‘costruzione’ dell’idea di ‘Motor Valley’. Perfino la competitività della Ferrari in Formula 1 è una variabile indipendente che agisce sul successo di una iniziativa fieristica come il Motor Show, che è influenzato anche da fattori endogeni, quali la capacità di scrollarsi di dosso quel sottile statalismo che permea le amministrazioni pubbliche emiliane, capaci di atteggiamenti discutibili come quelli denunciati dalla ex AD di GL Events, Giada Michetti (a ‘Repubblica’ del 5 Dicembre 2015, disponibile qui).
Di certo oggi c’è solo qualche dato. Oltre al ritorno di un appuntamento che l’anno scorso fu annullato all’ultimo momento (e qualcuno ci ha pure rimesso i biglietti aerei per arrivare a Bologna), l’ambizioso (si fa per dire) obiettivo di 300.000 visitatori attesi alla vigilia non è stato conseguito che per 2/3 (200mila). Meglio di niente, in un momento di crisi come l’attuale.
Per una ripresa del filo del discorso può anche essere accettabile, ma gli 1,2 milioni di visitatori del 2006 sono al momento una farneticazione (e infatti nessuno a Bologna si sogna di porsi quel traguardo, almeno per ora), ma anche i 450 mila del 2012 sono lontanissimi. Tra le case assenti, significativa quella di BMW e del Gruppo VW-Audi, tranne che con il brand Lamborghini, che però ha partecipato alla kermesse a puro titolo di adesione territoriale, mentre Mercedes con il brand AMG ha ‘onorato’ proprio la passione della ‘Motor Valley’.
L’auspicio – e sincero augurio – è che a Bologna torni il fasto dei tempi perduti, per una città che merita più di quanto ottenga da amministrazioni (civiche) di dubbia lucidità e che rimane nel cuore degli appassionati di motorsport in tutte le declinazioni del termine.
Solo il futuro ci dirà però se a Bologna Fiere agiranno persone lungimiranti e competenti o illusi prestidigitatori, ma anche se l’edizione numero 39 del Motor Show sarà una resurrezione o una riesumazione di cadavere.
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