‘Voi siete la luce del mondo’. Il Vangelo della V Domenica del Tempo Ordinario

Circondate Sion, giratele intorno, contate le sue torri. Osservate i suoi baluardi, passate in rassegna le sue fortezze, per narrare alla generazione futura: Questo è il Signore, nostro Dio in eterno, sempre: Egli è colui che ci guida.

Vangelo Mt 5, 13-16

Voi siete la luce del mondo.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:

«Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente. Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli».

V DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO.

Commento di Marie Thérèse Tapsobà Franceschini

Continua il Discorso della Montagna, che Gesù fa al Suo popolo – coloro che salgono sul monte insieme a Lui sono tutti israeliti, membri del popolo che Dio si è scelto, che ha tratto fuori dall’Egitto, cui ha insegnato la Liturgia, ha dato la Sua Legge, cui ha fatto le promesse ecc. – ai Suoi discepoli, ma, ancor più, oggi, a coloro che sono Suoi familiari (cfr., Colletta: «Custodisci con paterna bontà la tua famiglia)», in quanto ascoltano la Sua chiamata e la mettono in pratica (cfr., Mt, 12, 40; Mc., 3, 34; Lc., 8, 21) ritrovandosi attorno alla mensa della Parola e del Corpo di Cristo e condividono il Suo Corpo ed il Suo Sangue e divengono così la Sua Chiesa, Sue membra, Suoi concorporali.

La Colletta della Celebrazione Eucaristica, quella preghiera che nella V Domenica del Tempo Ordinario, in tutto il mondo, viene levata al Padre da parte della Chiesa recita: «Custodisci con paterna bontà la tua famiglia , Signore, e poiché unico fondamento della nostra speranza è la grazia che viene da te, aiutaci sempre con la tua protezione. Per il nostro Signore […]» (Famíliam tuam, quæsumus, Dómine, contínua pietáte custódi, ut, quæ in sola spe grátiæ cæléstis innítitur, tua semper protectióne muniátur. Per Dóminum); e la Celebrazione termina chiedendo: «O Dio, […] fa’ che uniti al Cristo in un solo corpo […]». In mezzo c’è tutta la Celebrazione partecipando alla quale siamo resi concorporei a Cristo, ricevendo in noi il Suo Corpo ed il Suo Sangue.

Anche le parole della Prima Lettura, infatti, sono rivolte al Suo popolo; così comincia il capitolo 58 del Libro del profeta Isaia dal quale è preso questo stralcio, questa pericope che viene letta nella Celebrazione odierna: «Grida a squarciagola, non aver riguardo; come una tromba alza la voce; dichiara al mio popolo i suoi delitti, alla casa di Giacobbe i suoi peccati».

Dunque è una parola rivolta ad intra, al Suo popolo, cioè a coloro cui Egli si è dato a conoscere, che ha allevato come figli, cui ha fatto dono della Sua Parola, ma sopratutto a coloro che Egli si è scelto. Dice, infatti, nel Libro del Deuteronomio: «Proprio perché ha amato i vostri padri, ha scelto voi che siete i loro discendenti, e vi ha fatti uscire dall’Egitto, è intervenuto di persona con grande potenza. Poi ha messo in fuga davanti a voi nazioni più grandi e potenti per farvi entrare nella loro terra e darvela in possesso» (Dt., 4, 37-38). Ed in diversi altri passi della Scrittura esprime il medesimo concetto.

Tuttavia, affinché nessuno si insuperbisca e proprio perché appaia chiaro che la scelta è di Dio, che agisce come vuole, secondo i Suoi benefici disegni, Paolo spiegava, Domenica scorsa, che non è perché uno è sapiente o è dotto o è migliore degli altri che viene scelto da Dio. Diceva infatti: «Considerate la vostra chiamata, fratelli: non ci sono fra voi molti sapienti dal punto di vista umano, né molti potenti, né molti nobili. Ma quello che è stolto per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i sapienti; quello che è debole per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i forti; quello che è ignobile e disprezzato per il mondo, quello che è nulla, Dio lo ha scelto per ridurre al nulla le cose che sono, perché nessuno possa vantarsi di fronte a Dio» (1Cor., 1, 26-30).

Oggi ci spiega che l’annunzio evangelico, che è propedeutico alla Fede, come dice al capitolo X della Lettera ai Romani (cfr., Rm., 10, 16-17), si fonda sulla potenza di Dio; nella Lettera ai Romani dice «si attua per la parola di Cristo» (ivi), ovvero non è una gnosi, una dottrina sapiente, ma è qualcosa di totalmente diverso: «è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede» (Rm., 1, 16). Il Vangelo non è una parola come le altre, ma ha in sé una reale potenza, quella di renderci figli di Dio (A quanti però l’hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali non da sangue, né da volere di carne, né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati (Gv., Prologo 12-13).

Or dunque: qual è il motivo della scelta di Dio di un popolo? Lo dice il Vangelo: perché il mondo abbia sale, sapore, sapienza; perché il mondo sia illuminato e renda gloria al Padre che è nei Cieli. «Ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato?».

Commento di S. Cromazio di Aquileia: Commento a Matteo; Trattato 19, 1-4

«Voi siete la luce del mondo. Non può essere nascosta una città posta su un monte né accendono una lucerna e la pongono sotto il moggio, ma sul candelabro, perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa». Il Signore ha chiamato i suoi discepoli sale della terra, perché condirono con la sapienza celeste i cuori del genere umano, che il diavolo aveva resi scipiti. Ora, li chiama anche luce del mondo, perché, illuminati da Lui, che è la vera ed eterna luce, anch’essi divennero luce nelle tenebre. Infatti, poiché egli è il Sole di giustizia, non a torto, chiama anche i suoi discepoli luce del mondo, perché per loro mezzo, come mediante raggi sfavillanti ha infuso in tutto il mondo la luce della sua conoscenza. Fugarono, infatti, dal cuore degli uomini le tenebre dell’errore mostrando loro la luce della verità. Infatti, illuminati per mezzo loro, anche noi dalle tenebre siamo stati resi luce, come dice l’Apostolo: «Una volta, infatti, eravate tenebre, ora invece luce nel Signore; camminate come figli della luce» (Ef., 5, 8). E ancora: «Voi siete figli della notte né delle tenebre, ma siete figli della luce e figli del giorno» (1Ts., 5, 5). Giustamente, anche san Giovanni, in una sua lettera, ha affermato: «Dio è luce, e chi rimane in Dio, rimane nella luce, come anch’egli è nella luce» (1Gv., 1, 5). Perciò, poiché noi ci rallegriamo di essere stati liberati dalle tenebre dell’errore, dobbiamo sempre camminare nella luce in quanto figli della luce.

E aggiunse: «Non può essere nascosta una città posta sopra un monte». Intende parlare della città della Chiesa, della quale in molti passi le Scritture divine danno testimonianza e di cui soprattutto Davide parla, dicendo: «Sono state dette di te cose stupende, città di Dio» (Sal., 86, 3). E ancora: «L’impeto del fiume rallegra la città di Dio» (Sal., 45, 5). E ancora: «Come abbiamo udito, così abbiamo anche visto nella città del Signore degli eserciti, nella città del Dio nostro. Dio l’ha fondata per l’eternità» (Sal., 47, 9). E lo Spirito Santo, per mostrare chiaramente che parlava di questa città, fece menzione anche dello stesso monte, dicendo: «Nella città del nostro Dio, sul suo monte santo» (Sal., 47, 1). Di essa il Signore dice, per bocca d’Isaia: «Ecco, io preparerò quale pietra il carbonchio e quali tue fondamenta zaffiro, e quali tuoi bastioni il diaspro, e quali tue porte il cristallo e quali tue mura pietre preziose, e tutti i tuoi figli farò discepoli di Dio» (Is., 54, 11-13). Intendi dunque, indicare, nella città posta sopra il monte, la Chiesa fondata sulla fede del Signore e Salvatore nostro nella gloria celeste. Essa, superando con la sua azione spirituale ogni meschinità della debolezza umana, è divenuta insigne e gloriosa per tutto il mondo: essa non è più adombrata nell’annuncio della Legge, ma, mediante l’insegnamento evangelico, è resa ben visibile da un’esplicita predicazione.

E aggiunse: «Infatti non accendono la lucerna e la pongono sotto il moggio, ma sopra il candelabro, perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa». Vediamo, dunque, la spiegazione di queste parole del Signore. Sappiamo che si accende la lucerna non per nasconderla sotto il moggio o con qualche altra copertura. Se così si facesse, il suo uso non servirebbe a nulla; ma viene accesa sul candelabro, affinché, collocata in un luogo elevato diradi l’oscurità della notte ed offra l’uso della sua luce a quelli che abitano nella casa. Il Signore ricorda questo fatto, perché sapessimo che anche noi siamo stati accesi dalla grazia della fede e illuminati dalla luce dello Spirito Santo, affinché anche noi risplendessimo spiritualmente come una lucerna, mediante le opere della fede e della giustizia, e, cacciando la notte dell’ignoranza, illuminassimo con la luce della sua verità quelli che si trovano nelle tenebre dell’errore. Perciò, l’Apostolo dice: «Tra essi risplendete come astri in questo mondo, possedendo le parola di vita» (Fil., 2, 15-16). Se non faremo così, sembrerà che copriamo e occultiamo con la nostra infedeltà, come con un velo, l’utilità di una luce così necessaria, a danno sia nostro sia degli altri. Perciò, sappiamo e leggiamo che anche colui che preferì nascondere il talento ricevuto invece di affidarlo al banco degli agenti di cambio per ricavarne un guadagno nel traffico celeste, incappò nella pena meritata.

E perciò, deve sempre splendere in noi quella lucerna spirituale che è stata accesa per la nostra salvezza. Abbiamo infatti, la lucerna del comandamento celeste e della grazia spirituale, di cui disse Davide: «Il tuo comandamento è lucerna ai miei piedi e luce ai miei sentieri» (Sal., 118, 105).

© RIPRODUZIONE PARZIALMENTE RISERVATA

Se hai gradito questo articolo, clicca per favoreMi piacesulla pagina Facebook di The Horsemoon Post (raggiungibile qui), dove potrai commentare e suggerirci ulteriori approfondimenti. Puoi seguirci anche su Twitter (qui) Grazie.


banner-solidali-istituzionale-468x60