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Pininfarina ‘Battista’, un sogno realizzato nel nome del nonno Pinin

Automobili Pininfarina ha presentato a Ginevra una hypercar elettrica dalla potenza e dalla coppia siderali, dedicandola a Giovan Battista Farina, detto Pinin, da cui è nata la dinastia di carrozzieri e design che oggi diventa un brand automobilistico, il sogno del fondatore – FOTO/VIDEO

Giovanni Battista Farina, detto Pinin per la somiglianza con il padre Giuseppe, fondatore della dinastia

Ginevra – Al Salone di Ginevra ha debuttato un nuovo brand automobilistico, Automobili Pininfarina, controllata da Mahindra, con una automobile totalmente elettrica, la ‘Battista’, una hypercar da sogno che realizza il sogno di una famiglia che ha impresso sulla storia automobilistica italiana il proprio segno distintivo e che oggi vive una nuova stagione di vitalità, dopo momenti di crisi che ne avevano messo in pericolo la sopravvivenza.

La ‘Battista’ “è un sogno che si avvera“, ha detto Paolo Pininfarina, presidente della Pininfarina S.p.a., spiegando che il nonno, Giovanni Battista Farina, fondatore della dinastia di carrozzieri e design di automobili “era certo che un giorno sarebbe esistita una gamma di vetture interamente firmate Pininfarina“.

Un sogno diventato realtà appunto con la ‘Battista’, hypercar interamente elettrica, la prima della storia industriale italiana anche se Automobili Pininfarina ha sede in Germania, a Monaco, ed è controllata da Mahindra: ma è progettata e sarà realizzata da Pininfarina, acquisita nel 2015 dal gruppo indiano Mahindra, con una Opa che ha messo fine a un periodo di grande incertezza industriale e finanziaria. Periodo di crisi che però non ha mai fatto venire meno la verve creativa della maison di Cambiano, oggi nel pieno dell’attività di progettazione e dell’attivazione di accordi con partner automobilistici e non in tutto il mondo. 

La ‘Battista’ è stata progettata per essere la più potente luxury hypercar 100% elettrica al mondo, perché la carrozzeria in fibra di copre un concentrato tecnologico e funzionale: potenza di 1.900 CV e coppia di 2.300 Nm, con un’accelerazione di meno di 2″ per passare da 0 a 100 km/h, meglio di una F1. La velocità massima è di 350 km/h, con un’autonomia di circa 450 km e batterie ricaricabili in meno di 40 minuti all’80% della capacità. 

“Questa hypercar avrà prestazioni di livello mondiale, innovazioni tecnologiche all’avanguardia e naturalmente uno stile unico ed elegante.  Sono convinto che non potesse avere altro nome se non Battista“, ha spiegato Paolo Pininfarina, ricordando il nonno. “Il suo sogno oggi diventa realtà in questo straordinario connubio fra il nostro glorioso passato e il futuro dell’automobilismo”, ha aggiunto.

Anand Mahindra, presidente del Gruppo Mahindra, che controlla Automobili Pininfarina e Pininfarina S.p.a.

Legame con la storia di Pininfarina onorato da Anand Mahindra, il miliardario indiano a capo del gruppo, che ha dato il via alla conferenza stampa di presentazione e Ginevra rendendo un tributo alla storia di Pininfarina e sottolineando come la nuova vita del gruppo di Cambiano arricchisce di valori la storia industriale del gruppo che presiede.

Gli ha fatto eco Michael Perschke, Amministratore Delegato di Automobili Pininfarina – intervenuto dopo Paolo Pininfarina – che ha sottolineato come la storia della ‘Battista’ è “la più autentica ed eccitante storia dell’automotive immaginabile“, perché questa è “una hypercar del futuro, ispirata da un leggendario passato“. 

La ‘Battista‘ è stata disegnata nel centro stile di Cambiano, nei pressi di Torino, da una équipe di designer guidato da Carlo Bonzanigo. Sarà realizzata a mano in un numero limitato di 150 esemplari, presso l’atelier Pininfarina. Il prezzo sarà di 2 milioni di Euro a esemplare.

La più potente auto stradale mai progettata in Italia – sebbene di un segmento inarrivabile alla quasi totalità degli appassionati di automobili, se non a chi ha conti correnti molto dotati – è la summa stilistica dell’esperienza Pininfarina nel corso dei quasi 90 anni di storia industriale e, permetteteci di affermarlo, culturale italiana. Evidenti i richiami ad alcune recenti Ferrari, soprattutto nel taglio anteriore della calandra, che ricorda la Ferrari 458 Italia: e non potrebbe essere diversamente, visto che Pininfarina ha firmato ben 100 Ferrari in 65 di produzione di Maranello. Una storia che continua nel segno dell’innovazione coniugata con la tradizione. 

Gli interni si caratterizzano per un posto di guida disegnato secondo principi ergonomici di tipo aeronautico: più che un cruscotto, sembra un cockpit da aereo da caccia, con due schermi principali ai lati della linea del piantone, adibiti sia all’infotainment che alla gestione dinamica della vettura. La forma del volante è esagonale e ha comandi integrati: al centro vie è un piccolo monitor, che sembra uno smartphone, da cui il guidatore può vedere la velocità di marcia. Sul tunnel centrale si trova il selettore dei programmi dinamici della ‘Battista’, mentre a sinistra il comando delle modalità di marcia.

Sotto il profilo tecnico, il powertrain e il sistema di alimentazione è prodotto dalla Rimac, la casa automobilistica croata fondata da Mate Rimac, il quale ha dichiarato di essere “eccitatissimo da questa sfida“, perché “combina i valori della Rimac – tecnologia, innovazione e prestazioni – con l’eredità, la storia e il design italiano di Automobili Pininfarina” per realizzare una “perfetta sinergia finalizzata a un’eccitante hypercar“. La ‘Battista’ significa per Pininfarina e Rimac una “pietra miliare per entrambe le compagnie”, ha sottolineato Mate Rimac, foriera di incredibili sviluppi futuri. La batteria ha una capacità di 120 kW e aziona i quattro motori alla ruota, una soluzione già adottata da Fisker Karma nel recente passato. 

Sul posteriore si nota la presenza di un’ala mobile, tagliata in profilo con la carrozzeria e azionata da pistoncini, che funge anche da aerofrano. Il sistema frenante tradizionale invece è Brembo, con dischi carboceramici di 390 mm all’anteriore e 380 mm al posteriore, su cui agiscono pinze a 6 pompanti. 

Un sogno diventato realtà per una vettura da sogno, si potrebbe dire, che fa entrare l’industria italiana nel XXI Secolo e nell’Era dell’Elettrificazione, con l’auspicio che questo modello di hypercar possa sviluppare quella creatività italiana che ha fatto scuola in tutto il mondo e che forse l’Italia non ha saputo difendere come avrebbe dovuto, promuovere come il Paese avrebbe meritato, sviluppare come questo grande Paese merita ancora. 

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John Horsemoon

Sono uno pseudonimo e seguo sempre il mio dominus, del quale ho tutti i pregi e i difetti. Sportivo e non tifoso, pilota praticante(si fa per dire...), sempre osservante del codice: i maligni e i detrattori sostengono che sono un “dissidente” sui limiti di velocità. Una volta lo ero, oggi non più. Correre in gara dà sensazioni meravigliose, farlo su strada aperta alla circolazione è al contrario una plateale testimonianza di imbecillità. Sul “mio” giornale scrivo di sport in generale, di automobilismo e di motorsport, ma in fondo continuo a giocare anche io con le macchinine come un bambino.