L’ordine di arresto ante litteram per Dell’Utri emesso per pericolo di fuga

L’ex senatore di Forza Italia e Pdl è all’estero, “latitante” ante factum, ma la questione è un’altra: perché non gli è mai stato ritirato il passaporto?

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Palermo – A quattro giorni dall’udienza della Cassazione che martedì dovrà pronunciarsi sulla condanna per concorso in associazione mafiosa, l’ex senatore del Pdl Marcello Dell’Utri è ricercato. Un ordine di custodia cautelare è stato consegnato mercoledì mattina dalla Corte d’appello a un funzionario della Squadra Mobile di Palermo, che ha trasmesso tutto a Milano, secondo fonti giudiziarie.

Tuttavia, Marcello Dell’Utri non si trova e il pericolo di fuga ipotizzato dalla procura generale si sarebbe dunque concretizzato. Dell’Utri non è stato rintracciato e non si sa dove si trovi. Di certo c’è che in un’intercettazione ambientale dell’8 novembre scorso, eseguita su ordine della procura di Roma nell’ambito di un’altra indagine, il gemello di Dell’Utri, Alberto, faceva riferimento al possibile espatrio del fratello in Guinea-Bissau o in Libano e il suo interlocutore, il ristoratore romano Vincenzo Mancuso, dava consigli anche sugli itinerari da seguire, sconsigliando l’aereo. Dell’Utri dispone del suo passaporto, che non gli è stato mai ritirato.

Inizialmente il Pg palermitano Luigi Patronaggio aveva chiesto solo il divieto di espatrio, ma la terza sezione della Corte d’Appello aveva detto che per il reato di concorso in associazione mafiosa non ci sono misure cautelari inferiori o diverse dal carcere. Da qui la nuova richiesta, stavolta di custodia cautelare, accolta dai giudici anche sulla base di elementi ulteriori, sopravvenuti e ancora riservati, rispetto alla stessa intercettazione ambientale. Ma a questo punto era già troppo tardi.

Martedì la Cassazione deciderà nel merito se confermare o meno la condanna a sette anni, che la terza sezione della Corte d’Appello di Palermo, presieduta da Raimondo Loforti, aveva emesso un anno fa, il 25 marzo 2013. Anche in quell’occasione il Pg Patronaggio aveva chiesto l’arresto, ma il collegio non l’aveva accolto. Nel marzo 2012, nei giorni dell’udienza tenuta la prima volta in Cassazione, l’ex braccio destro di Silvio Berlusconi si cera reso irreperibile, andando probabilmente a Santo Domingo, Paese del quale ha la cittadinanza e un passaporto. Era tornato in Italia soltanto dopo. Insomma, c’erano una serie di segnali inquietanti sulla possibile fuga di Dell’Utri. Che ora non si trova.

Tuttavia appare decisamente strano che si parli di “latitanza” per un cittadino che attualmente non è condannato in via definitiva, quindi ancora innocente secondo il dettato costituzionale. Naturalmente, se martedì la Cassazione confermasse la condanna e Marcello Dell’Utri sfuggisse alla pena, allora sarebbe un latitante eccellente, ma fino ad allora Dell’Utri sarà un cittadino libero, ancorché sottoposto ad un procedimento giudiziario per reati di assoluta gravità, ancor più gravi se commessi da un parlamentare della Repubblica.

Se esistevano pericoli di fuga, perché non è stato ritirato il passaporto? Lo diciamo senza alcuna simpatia politica – e perfino personale – per Dell’Utri, ma si può etichettare con aggettivi impropri gli antipatici o coloro che ci sembrano inadatti a condurre la cosa pubblica?

(Credit: AGI)