La F1 ritorna in Austria sul circuito dei Tori Rossi

Dopo 11 anni di assenza, la massima serie torna sull’ex A1-Ring, acquistato nel 2004 Dietrich Mateschitz, patron della Red Bull, che lo ha riammodernato, superando l’opposizione degli ambientalisti

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Spielberg – La Formula 1 torna in Austria, dopo un’assenza di 11 anni, un lasso di tempo in cui il circuito di Zeltweg – ex A1-Ring – ha subito solo migliorie infrastrutturali, grazie agli investimenti di Dietrich Mateschitz, presidente della Red Bull, che ha acquistato la struttura nel 2004, nel quadro di un ampio progetto di ristrutturazione che comprendeva un’estensione del tracciato, per farne un centro di ricerche sugli sport motoristici.

Dopo aver dovuto interrompere i lavori di ammodernamento per l’opposizione degli ambientalisti, la Red Bull nel 2008 ha ripreso il progetto di riattivazione del circuito, abbandonando però l’idea – almeno per il momento – di aggiungere una parte nuova al tracciato. Lavori che sono stati conclusi ufficialmente nel 2010, quando la pista riottenne l’omologazione FIA anche per la Formula 1.

Si va nella tana dei dominatori degli ultimi quattro anni, paradossalmente nella stagione in cui il dominio è imposto dalla Mercedes.

Quattro piloti ancora in attività hanno già corso su questa pista. Jenson Button ha nel proprio palmares quattro apparizioni, dal 2000 al 2003, con miglior risultato il quarto posto in gara, dopo essere partito settimo in griglia, conseguito con la Bar-Honda nel 2003.

Kimi Räikkönen ha corso tre GP d’Austria corsi su questa pista. Nel 2001 con la Sauber finì quarto, partendo dal nono posto in griglia. L’anno successivo, con la McLaren, il pilota finlandese si ritirò al settimo giro per rottura del motore, dopo essere partito dal sesto posto in griglia, mentre nel 2003 partì e arrivò secondo, dietro al vincitore e poleman Michael Schumacher.

Fernando Alonso ha corso su questo circuito due volte, con la Minardi nel 2001 e con la Renault nel 2003, ma in entrambe le occasioni non è riuscito a finire la gara: la prima volta si ritirò per rottura del cambio al 38° giro, mentre nella sua seconda esperienza dovette abbandonare la gara al 44° giro per cedimento del propulsore.

Felipe Massa ha gareggiato qui solo nel 2002, qualificandosi settimo, ma ritirandosi al 7° giro per un problema alla sospensione.

Altri due piloti del lotto hanno corso sul Red Bull Ring, ma non in F1. Kevin Magnussen l’anno scorso ha gareggiato nella World Series by Renault, finendo terzo in entrambe le gare. Daniil Kvyat ha corso invece nel 2012 in Formula Renault 2.0 Alps, vincendo entrambe le gare del week-end. Il suo compagno di squadra alla Toro Rosso, Jean-Eric Vergne, ha girato invece nel 2013 con una show car della Red Bull.

Pista di motore, con asfalto non abrasivo e con asfalto con poco grip. Il layout della pista alterna curve molto lente ad altre parti più veloci, imponendo ai pneumatici uno stress “uno stress medio-alto, specialmente nelle curve 5 e 6”, rileva la Pirelli.

Nonostante le parti veloci, il Red Bull Ring richiede molto carico aerodinamico per le monoposto, per ottimizzare il grip nelle fasi di inserimento delle parti più lente.

La Pirelli schiera la Red supersoft (fascia rossa), una copertura a mescola definita ’low working range’, ovvero assicura massima performance anche a basse temperature; e la Yellow soft (banda gialla), che ha una mescola ‘high working range’, perfetta per temperature più elevate e condizioni di pista più dure.

La combinazione è stata scelta proprio per adattare le monoposto a una pista con asfalto liscio e con poco grip naturale, una situazione che rende indispensabile gestire l’eventuale graining, possibile anche per le forti escursioni termine – spesso di oltre 20 gradi – e le mutevoli condizioni meteo.

Oggi il cielo è coperto e la temperatura non è altissima, domani – con la fuga di “Summer Storm” verso l’Europa orientale – farà veramente caldo, ribaltando i dati delle libere di oggi.

Oggi pomeriggio i Commissari Sportivi decideranno se togliere o meno la penalità di cinque posizioni in griglia, comminata dai Commissari del Canada a Sergio Perez. Una decisione che – al di là del merito – lascia perplessi, anche perché non ci ricordiamo di precedenti in tal senso. 

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