Siria, liberi i giornalisti italiani

Mario Monti, indossata la feluca di ordinanza, ha annunciato il rilascio dei quattro giornalisti italiani Amedeo Ricucci della Rai e i freelance Elio Colavolpe, Andrea Vignali, Susan Dabbous

20130413-giornalisti4-italiani-siriaRoma – Amedeo Ricucci, Elio Colavolpe, Andrea Vignali e Susan Dabbous, i 4 giornalisti italiani trattenuti nella Siria settentrionale dal 4 aprile, sonoliberi. Lo ha reso noto Mario Monti, nella qualità di ministro degli Esteri ad interim, come si legge in un comunicato della Farnesina. “Desidero ringraziare – ha dichiarato Monti – l’Unità di Crisi della Farnesina e tutte le strutture dello Stato che, con impegno e professionalità, hanno reso possibile l’esito positivo di questa vicenda, complicata dalla particolare pericolosità del contesto“.

Monti, che ha seguito di persona il caso fin dall’inizio, ha manifestato anche la sua gratitudine agli organi di informazione che hanno aderito alla richiesta di attenersi ad una condotta di riserbo con estremo senso della responsabilità, non disturbando il lavoro riservato finalizzato alla soluzione della vicenda. Fonti della Farnesina hanno confermato che il rientro dei giornalisti in Italia “è previsto in serata“, senza precisarne tuttavia modalità e ora di arrivo. Si presume che arriveranno, con un volo speciale della presidenza del Consiglio, a Ciampino.

Il direttore generale della Rai, Luigi Gubitosi ha manifestato immediatamente la felicità “per come si è conclusa la vicenda“, ringraziando “il Governo italiano e in particolare l’Unità di Crisi della Farnesina per il grandissimo lavoro svolto“. Gubitosi ha poi ringraziato “i giornalisti dei telegiornali, delle radio, della carta stampata e del web che hanno accolto e aderito al nostro invito a rispettare il silenzio stampa funzionale alle trattative che hanno portato al rilascio dei nostri colleghi“.

Una bella giornata” per il segretario dell’Usigrai Vittorio Di Trapani. La liberazione dei quattro colleghi “ci fa tirare un sospiro di sollievo e ci fa gioire per il loro ritorno a casa. Ora più che mai vanno accesi i riflettori, in particolare della Rai, sulla Siria e su tutte le altre guerre dimenticate“.

Enzo Iacopino, presidente nazionale dell’Ordine dei Giornalisti, sulla sua pagina in Facebook ha scritto: “UNA BUONA NOTIZIA. Susan Dabbous, Amedeo Ricucci, Elio Colavolpe e Andrea Vignali sono stati rilasciati da quanti li trattenevano in Siria dal 4 aprile. Ogni tanto una buona notizia “.

Il silenzio stampa rispettato da quasi la totalità delle testate è stato anche criticato da qualcuno sui social network, ma noi riteniamo a torto. Il mestiere di giornalista, specialmente in zona di guerra, è un’attività pericolosa e viaggia in parallelo – ma con diverso intento etico – con quella esercitata dagli agenti dei servizi di intelligence. La differenza è che un giornalista cerca i fatti per raccontarli all’opinione pubblica, gli agenti segreti cercano notizie per comunicarle ai propri governi, perché i decisori politici possano prendere le decisioni migliori per le rispettive comunità.

Una membrana invisibile separa queste due professioni, entrambe importantissime per il funzionamento delle istituzioni democratiche di un Paese moderno e avanzato. La “convergenza parallela” sta nel fruitore finale del prodotto: il cittadino, informato dai giornalisti, protetto anche grazie alle attività dei servizi di intelligence.

Anche per questo noi non ne abbiamo parlato prima, rispettando la richiesta del ministero degli Esteri italiano. Noi siamo critici verso il governo Monti e il suo operato, ma in questo caso non era “il governo Monti” a chiedere massimo riserbo, quanto “il governo della Repubblica Italiana”, il governo del nostro Paese. Verso cui siamo critici, a volte anche rabbiosi. A cui non siamo certi di poter assicurare lealtà costituzionale per il futuro: magari ce ne andiamo pure noi all’estero, esausti per e da un Paese che non funziona e che estorce risorse ai cittadini per foraggiare un sistema decotto, marcio.

Ma fino a quando saremo italiani e vivremo e opereremo in Italia, accanto alle critiche più feroci, il Paese potrà far fede sulla nostra lealtà, secondo l’insegnamento di un grande conservatore britannico che noi ammiriamo molto e al quale dobbiamo parte della nostra libertà, Sir Winston Churchil: right or wrong, is my Country. Forza, Italia (e Berlusconi non c’entra niente).

© RIPRODUZIONE RISERVATA

@johnhorsemoon